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Letteratura russa dell’800

La letteratura russa dell’800 vede un nuovo periodo di fioritura culturale, con una decisa reazione al classicismo settecentesco che introduce definitivamente il romanticismo, con il rifiuto della rigida classificazione dei generi, la preferenza per un punto di vista soggettivo e l’affermazione del carattere nazionale e popolare della letteratura. Il XIX è il secolo in cui la letteratura russa si impone anche a livello europeo e vede la nascita dei propri primi capolavori, per questo esso viene definito età d’oro.

La poesia romantica russa propone una nuova visione individualistica del mondo, una spiccata sensibilità per la natura e un forte interesse per la storia nazionale, oltre alla già sperimentata tendenza a esprimere sentimenti personali.

Simbolo e figura di spicco dell’età d’oro della poesia russa è Aleksandr Puškin, considerato più in generale il primo classico della letteratura russa, soprattutto per il suo lavoro lessicale e stilistico, che conduce la lingua letteraria russa a una limpidezza senza precedenti.

La grande narrativa russa nasce invece con Nikolaj Gogol’, maestro del racconto comico-grottesco.

A parte le esperienze di Puškin e la produzione di Gogol’, la prosa conosce il proprio vero periodo aureo nella seconda metà dell’Ottocento con i grandi romanzi realisti, che sviluppano l’approccio di critica sociale in una linea satirica e in un’altra introspettivo-sentimentale. Il successo imperituro del romanzo russo ottocentesco è dovuto alla sua capacità di rappresentare con straordinaria efficacia la società russa da un lato, e di creare personaggi che diventano simboli universali di caratteri e di approcci alla vita dall’altro.

Questi romanzi rispecchiano le trasformazioni della società innescate nella seconda metà del secolo dalle riforme dello zar Alessandro II, che con il suo atteggiamento liberale suscita grandi speranze negli intellettuali, speranze deluse dal peggioramento delle condizioni sia dei contadini sia dei proprietari terrieri, seguito a una mal gestita abolizione della servitù della gleba, che ha come unica conseguenza il sovrappopolamento e il degrado delle città. Questa situazione divide da un lato la generazione “vecchia” di uomini colti, disillusi e rassegnati all’impossibilità di agire, dall’altro la generazione di giovani intellettuali impegnati, decisi ad agire per intervenire sulla realtà, alcuni con lo strumento letterario, altri con il populismo e le azioni terroristiche. Emblema della prima categoria di uomini è il protagonista del romanzo omonimo Oblomov, di Ivan Gončarov, noto per quest’unico capolavoro anche se autore di altre opere realiste: Oblomov è un non più giovanissimo proprietario terriero, colto e sensibile, caduto in un’irreversibile indolenza che lo spinge a ritirarsi sempre di più da qualsiasi vita non solo mondana, ma sociale, per sprofondare nella sicurezza immobile del proprio divano, dal quale neanche un amore folgorante riesce a smuoverlo. L’efficacia della tecnica narrativa realistica, che procede per contrasti, e della rappresentazione ora comica, ora profondamente tragica, del protagonista, è tale che dal nome di quest’ultimo è stato coniato il termine oblomovismo, per indicare uno stato di estrema pigrizia e rinuncia all’azione e all’emozione.

Letteratura russa 800

Ivan Gončarov, uno degli autori meno noti eppure molto emblematico della letteratura russa dell’800

Il contrasto fra i cosiddetti “uomini superflui” e gli “uomini nuovi” anima anche molte opere di Ivan Turgenev, lo scrittore russo più famoso in Europa alla metà del secolo, grazie ai suoi numerosi viaggi e ai suoi racconti e romanzi.

Un rapporto controverso con la patria caratterizza anche l’esperienza personale e letteraria di un altro romanziere del periodo, per il resto molto distante da Turgenev, Fëdor Dostoevskij, considerato uno dei più grandi autori di tutta la letteratura russa.

Ancora più vasta è la produzione del maggiore romanziere russo di tutti i tempi, Lev Tolstoj, che conduce una lunga vita ricca di esperienze variegate, da cui trae l’ispirazione e la ragione delle proprie opere letterarie.

A chiudere l’età d’oro della prosa russa è Anton Čechov, che segna un forte cambiamento nella narrativa, con il passaggio dai lunghi romanzi di respiro epico alla forma breve del racconto, fino a questo momento considerato minore nella letteratura russa.

 

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