Fëdor Dostoevskij è uno scrittore e filosofo russo tra i più famosi dell’età dell’oro dell’Ottocento letterario russo.
Biografia
Fëdor Dostoevskij nasce a Mosca nel 1821 in una famiglia nobile molto religiosa e autoritaria. Studia ingegneria militare ma contro la propria volontà, infatti sviluppa sin da piccolo l’inclinazione per la letteratura. Ha una vita travagliata anche a causa delle precarie condizioni di salute: soffrirà tutta la vita di epilessia. La morte dei genitori e la sua vita dispendiosa, inoltre, lo portano a vivere in costante povertà.
Già famoso come scrittore, viene arrestato per le sue simpatie socialiste, che lo portano ad avere a che fare con i sovversivi di una società segreta: la sentenza è la condanna a morte. Al momento stesso dell’esecuzione, la pena viene poi commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia. Tornato a San Pietroburgo, Dostoevskij si dedica assiduamente alla scrittura e al giornalismo, tra gravi difficoltà economiche, complicate dal vizio del gioco e dalla morte della moglie e del figlio pieno di debiti. Perseguitato dai creditori, lascia la Russia viaggiando in Germania, Francia, Svizzera e Italia.
Di grande sostegno in questo periodo sarà la sua stenografa e poi moglie Anna Snitkina, che lo aiuta a scrivere a velocità folli i suoi romanzi per sostenere i debiti di gioco che non smettono mai di accumularsi. Solo una volta superato questo vizio lo scrittore torna in patria e affronta i suoi creditori. Riesce quindi a riassestare le proprie finanze e vivere l’ultima parte della sua vita in serenità e ricevendo grandi onori come intellettuale. Muore per enfisema polmonare nel 1881 a San Pietroburgo.

Statua di Dostoevskij a San Pietroburgo
Opere
Nel realismo di Dostoevskij i conflitti interiori dei personaggi prevalgono sul tema sociale, infatti questo autore anticipa la crisi di certezze religiose, culturali ed esistenziali che animerà le filosofie di fine secolo: la forza dei suoi personaggi è nella loro intensità di pensiero e sentimento, esplorata senza censure fino agli estremi più elevati o più meschini. I temi ricorrenti sono i grandi interrogativi come la ricerca dell’identità, il conflitto tra fede e ragione, il libero arbitrio dell’uomo, la natura del male. Le riflessioni di ordine socio-politico sono lo sfondo o la causa degli avvenimenti individuali.
Questa complessità si riflette nella vastità dell’opera di Dostoevskij, autore estremamente prolifico, sia per la propria ansia di comunicazione, sia per la propria costante necessità di guadagno, dovuta al vizio del gioco. Il successo delle prime opere, tra cui Il sosia (il racconto di uno sdoppiamento di personalità che porta alla follia) e Le notti bianche (romanzo sentimentale di un sognatore), non porta a Dostoevskij fama e ricchezza durature.
La condanna a morte, successivamente commutata nei lavori forzati in Siberia, è un’esperienza che segna profondamente l’atteggiamento di Dostoevskij verso la vita, oltre che la sua conoscenza dell’animo umano, e che egli racconterà nell’autobiografico Memorie da una casa di morti.
Dopo la fine della prigionia e la riabilitazione sociale, Dostoevskij avvia la propria affannosa attività pubblicistica che culmina nei grandi romanzi della maturità: Delitto e castigo, il “rendiconto psicologico di un delitto” che nasce da un sentimento di superiorità rispetto agli uomini comuni e che può trovare redenzione solo nella sofferenza; L’idiota, l’affannosa e infine fallimentare lotta per la sopravvivenza della bellezza spirituale e dell’innocenza nella corruzione del mondo; I demoni, un attacco al terrorismo radicale animato dal nichilismo ateo, che produce solo personalità e gesti fanatici e violenti, e I fratelli Karamazov, la storia di una famiglia immersa in un degrado morale che rende tutti i rapporti conflittuali, falsi e interessati, rappresentando una denuncia della fragilità dei legami alla base della società e della mancanza di principi morali, dovuta secondo Dostoevskij alla diffusione dell’ateismo e del razionalismo estremo.
Fëdor Dostoevskij – Frasi celebri
Colui che mente a se stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non saper distinguere la verità né dentro se stesso, né intorno a sé e, quindi, perde il rispetto per se stesso e per gli altri.
A volte l’uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza.
Chiunque voglia sinceramente la verità è sempre spaventosamente forte.
Le piccole cose hanno la loro importanza: è sempre per le piccole cose che ci si perde.
Il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive.
Ogni uomo ha dei ricordi che racconterebbe solo agli amici. Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe neanche agli amici, ma solo a se stesso, e in segreto. Ma ci sono altre cose che un uomo ha paura di rivelare persino a se stesso, e ogni uomo perbene ha un certo numero di cose del genere accantonate nella mente.
Per un dolore vero, autentico, anche gli imbecilli sono diventati qualche volta intelligenti. Questo sa fare il dolore.
Se il diavolo non esiste ma l’ha creato l’uomo, credo che egli l’abbia creato a propria immagine e somiglianza.
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