Tito Livio è il più grande storico di Roma e l’unico prosatore che emerge nell’età augustea. Dotato di grande spirito patriottico, conservatore e amico di Augusto, Livio si pone l’obiettivo di ricostruire la storia di Roma dalla sua fondazione al presente, per ricercare le origini della gloria raggiunta e consegnare ai posteri gli ammonimenti per mantenerla. Ne risulta un’opera vastissima, anche se incompiuta, Ab urbe condita libri (Storia di Roma dalla sua fondazione).
Tito Livio – Vita
Livio nasce intorno al 59 d.C. a Padova, dove cresce, poi si trasferisce a Roma per completare gli studi ed entra nella cerchia di conoscenze di Augusto, diventandone uno stretto amico. Nonostante ciò, non si dedicherà mai a incarichi pubblici, preferendo dedicarsi totalmente alla storiografia per onorare il suo imperatore. L’unico incarico che accetta è quello di educare il nipote dell’imperatore, Claudio.
Lo stesso imperatore Augusto sapeva che Livio era un convinto sostenitore degli ideali repubblicani, ma lo storico non contestò mai l’impero, perché vedeva incarnata in Augusto la virtus romana sulla quale si basava l’integrità morale dello Stato.
Livio muore a Padova nel 17 a.C., ma non è chiaro quando è perché vi abbia fatto ritorno.

Statua di Tito Livio a Vienna
Ab urbe condita
Livio si dedica tutta al vita alla mastodontica opera che ripercorre la storia di Roma anno per anno: Ab urbe condita libri. Il progetto dello storico prevedeva di ricostruire la storia di Roma dall’anno della sua fondazione, 753 a.C., fino alla morte di Augusto avvenuta nel 14 d.C., ma dei 150 libri previsti riesce a completarne 142, fino all’anno 9 a.C. A noi però sono pervenuti solo 35 libri, quelli relativi agli anni più antichi.
Livio ricostruisce la storia di Roma in ordine cronologico, preoccupandosi non solo di esporre i fatti ma anche di esaltare i valori della Roma antica, che l’hanno resa grande, a discapito della moderna corruzione dei costumi. Lo storico sacrifica l’imparzialità alla volontà di fornire efficaci ammaestramenti morali, anche quando questo significa dare maggiore risalto a un evento rispetto a un altro, esaltare il popolo romano rispetto agli altri, esprimere giudizi personali.
Nonostante il suo legame con Augusto, Livio non si preoccupa di lusingare i potenti e non esprimere opinioni che possano infastidirlo. Il suo uso delle fonti, tuttavia, non rispecchia l’idea che abbiamo oggi della storiografia, perché più che i documenti storici, che erano pochi, per Livio contavano le fonti letterarie. In mancanza di dati certi, però, spesso fornisce più versioni, in modo da lasciare al lettore la libertà di farsi la propria idea.
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