La morfologia del latino prevede quattro parti variabili del discorso: nome, aggettivo, pronome e verbo. Come in italiano, i verbi variano nella parte finale e l’insieme delle variazioni (flessione) viene detta coniugazione.
In latino anche nomi, aggettivi e pronomi subiscono una flessione (cioè variano all’interno del discorso); l’insieme delle variazioni è detto declinazione. A differenza dell’italiano, la variazione non riguarda solo numero e genere, ma anche il caso. Infatti la declinazione latina è formata da tre elementi: il caso, il genere e il numero.
Il caso permette di capire la funzione logica della parola all’interno della frase e si ottiene variando la parte finale del termine. Il latino ha sei casi: il nominativo (per esempio, rosa, soggetto, nome del predicato o complemento predicativo del soggetto), il genitivo (rosae, complemento di specificazione), il dativo (rosae, complemento di termine), l’accusativo (rosam, complemento oggetto o complemento predicativo dell’oggetto) il vocativo (rosa, complemento di vocazione) e l’ablativo (rosa, vari complementi).
Nell’esempio sopra riportato, la parola rosa appartiene alla prima declinazione e in essa nominativo, vocativo e ablativo corrispondono (così come sono uguali genitivo e dativo); nelle altre quattro declinazioni (quindi il latino ha cinque declinazioni) ciò può non accadere, per questo è necessario parlare di sei casi distinti.
A differenza dell’italiano, in latino ci sono tre generi: maschile, femminile e neutro. Il neutro indica ciò che non viene considerato né maschile né femminile. Come in italiano, anche nel latino ci sono due numeri: singolare e plurale riconoscibili dalla terminazione.
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