Giulio Cesare è il protagonista degli ultimi anni di vita della repubblica, che egli testimonia con la sua attività di scrittore mentre prepara il terreno per la nascita dell’impero. Grande generale e stratega, abile uomo politico, Cesare è anche cronista preciso e puntuale delle proprie imprese e del contesto storico-sociale in cui si svolgono. Le sue opere principali sono i Commentarii de bello gallico e i Commentarii de bello civili.
Giulio Cesare – Vita
Nasce a Roma intorno al 100 a.C. in una famiglia patrizia, ma ben presto si lega ai democratici attirandosi le antipatie degli aristocratici conservatori, fino a essere costretto all’esilio in seguito all’autoproclamazione di Silla come dittatore. La sua formazione culturale e quella militare avvengono quindi in parte fuori da Roma, in Asia e in Grecia.
Dopo il ritorno a Roma, Cesare intraprende l’attività politica sostenendo il partito popolare, rappresentato soprattutto da Pompeo, e guadagnandosi il personale favore del popolo con pubbliche elargizioni. La rapida carriera politica lo conduce ben presto alla carica di console, che ricopre insieme a Pompeo e Crasso nel triumvirato. Grazie a questa posizione, Cesare ottiene il governo delle Gallie, dove avvia una serie di campagne militari con cui espande notevolmente i domini romani e il proprio prestigio personale.
La guerra civile conduce poi Cesare alla vittoria su Pompeo e alla dittatura a vita, ma nonostante la moderazione nei confronti degli oppositori, inizia a essere avversato dall’aristocrazia senatoria per le cariche e il potere accumulati, fino a cadere vittima di una congiura, ordita da Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio, il 15 marzo del 44 a.C. (idi di marzo, secondo il calendario romano).

Nelle sue opere Giulio Cesare parla di sé in terza persona, per dare una maggiore impressione di distacco e obiettività
Opere
Le imprese in Gallia sono narrate dallo stesso Cesare nei Commentarii de bello gallico (letteralmente “appunti” sulla guerra gallica), titolo scelto dall’autore stesso per sottolineare il fatto che si tratta di un’opera storica di prima mano, in cui sono riportati solo avvenimenti vissuti in prima persona. Lo stesso vale per i Commentarii de bello civili (appunti sulla guerra civile), che riguardano il periodo di guerra civile contro Pompeo che segue al passaggio del Rubicone da parte di Cesare (ricordato dal celebre aneddoto de “il dado è tratto”, alea iacta est, frase che indica una decisione dalla quale non si può più recedere).
Queste due opere sono accomunate dalla stessa funzione politica: Cesare vuole motivare e giustificare le proprie imprese per legittimare il proprio potere. Lo fa però cercando di mantenere obiettività, infatti la narrazione è in terza persona, la presentazione dei fatti essenziale, senza espedienti retorici, e non falsifica la realtà, se si eccettua qualche alterazione cronologica o punto di vista particolare sugli eventi. L’esposizione nuda e cruda delle vicende ha un grande effetto drammatico e rende inoltre questi appunti fondamentali per la conoscenza degli usi militari dei romani, grazie alle dettagliate descrizioni delle battaglie e delle strategie adottate, ma anche delle caratteristiche dei popoli stranieri che Cesare affronta.
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