Giovenale è un poeta satirico latino noto per la sua denuncia severa e intransigente della corruzione morale dei suoi tempi, nel I secolo d.C.
Giovenale – Vita
Giovenale nasce tra il 50 e il 60 d.C. nel Lazio, da una famiglia benestante, ma le informazioni che possediamo sulla sua vita sono frammentarie e incerte. Studia retorica a Roma sotto l’imperatore Domiziano e nella prima parte della sua vita esercita la professione di avvocato, restando però fuori dalla vita politica. Non ottiene grande successo, e per mantenersi vive da cliens, come l’amico Marziale, cioè pone le proprie abilità al servizio di ricchi signori, soffrendo molto la mancanza di libertà.
Per questo motivo in età matura Giovenale decide di abbandonare quell’attività per dedicarsi invece alla scrittura, in cui riversa tutta la sua frustrazione per il mancato riconoscimento delle sue abilità e per il degrado morale che vede intorno a lui nella società. Con la pubblicazione delle sue Satire le sue condizioni economiche probabilmente migliorarono, ma non se ne ha certezza e nei suoi testi l’asprezza permane. Non ci sono certezze sulla morte di Giovenale, che però avviene sicuramente dopo il 127 d.C., ultima data individuabile nei suoi scritti.

Giovenale condanna la lussuria delle donne romane libere con uno spietato ritratto dell’imperatrice Messalina, nota per la sua vita libertina e trasgressiva
Satire
Giovenale scrive 5 libri di Satire, per un totale di 16 componimenti che rappresentano per noi gli ultimi di questo genere letterario, l’unico originale romano (non importato dalla letteratura greca). Il poeta stesso dichiara di scrivere per esprimere la propria indignazione per la corruzione dei costumi della società, di cui condanna ogni ceto sociale senza esclusione di colpi. Le sue satire sono animate da una violenta polemica, dal tono aggressivo, da immagini vivide e una retorica potente. Giovenale non reprime alcuna passione e ricorre spesso all’iperbole e a espressioni colorite e ridondanti. I ritratti di vari personaggi delineati dal poeta sono sempre vividi e grotteschi e la visione della vita che emerge dal complesso mondo di Giovenale è amara e disillusa. Nella società intorno a lui non c’è spazio per i valori e le capacità che sente di incarnare.
I bersagli di queste satire vanno dalla plebe, che il poeta disprezza per la sua incapacità di ambire a qualcosa di più della materialità quotidiana, agli aristocratici resi deboli dal lusso orientale, ai nuovi ricchi che corrompono l’antica nobiltà, infine alle donne. Queste ultime sono tra i principali bersagli di Giovenale, perché acquisendo sempre maggiore libertà vogliono emanciparsi invece che rispettare il loro ruolo di matrone della casa. La sesta satira è molto lunga e interamente “dedicata” alle donne, rivelando l’estrema misoginia di Giovenale.
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