Le Georgiche sono un poema epico-didascalico di Virgilio sulle attività agricole e la vita nei campi. Si compone di quattro libri ed è scritto in versi esametri, tipici di questo poeta. La stesura avviene a Napoli, dove Virgilio aveva ricevuto un podere da Mecenate, e richiede molti anni, dal 37 al 30 a.C. circa. Proprio Mecenate suggerisce al poeta l’idea per quest’opera, ed è a lui che è dedicata. Come le Bucoliche, le Georgiche sono influenzate dall’esperienza biografica di Virgilio, che era cresciuto in campagna e lega perciò a essa ideali e valori positivi che vede ormai in declino. In quest’opera, però, l’idealizzazione della vita rurale è mitigata dal realismo della fatica del lavoro nei campi, che ha un valore sacrale ma rimane duro e dettato da necessità.
Ciascuno dei quattro libri è dedicato a una diversa attività agricola: nell’ordine, il lavoro nei campi, la coltivazione di piante, l’allevamento del bestiame e l’apicoltura. Sebbene i quattro libri possano essere autonomi, ci sono in realtà rimandi e strutture che li comprendono tutti.
Sebbene il poema sia didascalico, e quindi voglia spiegare il lavoro nei campi, non ha solo una funzione tecnica, bensì esprime una volontà di educazione civile: Virgilio vuole rivolgersi a tutti i cittadini, non solo a quelli degli ambienti rurali, per trasmettere loro le virtù civili fondamentali per l’armonia della collettività (sobrietà, laboriosità, concordia, religiosità). Di qui l’elemento “epico” dell’opera.

Nel terzo libro delle Georgiche di Virgilio si trova un verso da cui è tratta una citazione oggi molto famosa, tempus fugit, cioè “il tempo fugge”
Georgiche – Riassunto breve
Libro 1: Virgilio riassume l’obiettivo dell’opera, poi spiega vari aspetti del lavoro dei campi, dalle tipologie di terreno agli strumenti necessari, sottolineando l’importanza della fatica umana per rendere fertile la terra. Fa una digressione sulle varie fasi del calendario e chiude il libro con i presagi funesti legati all’assassinio di Cesare, che sono stati seguiti dalle devastazioni della guerra civile, deleteria per l’agricoltura oltre che per tutti gli uomini. Ottaviano è già presentato come una speranza per il futuro.
Libro 2: il poeta invoca Bacco, il dio del vino, legato al primo e più vasto argomento di questo libro, cioè la viticoltura. Seguono la trattazione di altri alberi da frutto e dell’ulivo, pianta fondamentale nel Mediterraneo. Non manca però un excursus sulle piante del resto del mondo.
Libro 3: dopo la canonica invocazione agli dei, Virgilio affronta i metodi di allevamento prima di equini e bovini, poi di ovini e caprini, e illustra le difficoltà dei pastori e le minacce come le pestilenze che decimano il bestiame.
Libro 4: l’ultimo libro delle Georgiche vede la descrizione delle abitudini delle api e del loro modello di società, presentato come esempio positivo; spiegazione dei metodi per raccogliere il miele e curare le api malate. In una digressione, Virgilio inserisce il celebre mito di Orfeo ed Euridice.
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