John Steinbeck (1902-1968) è uno degli scrittori americani più noti del Novecento e uno dei principali esponenti della lost generation americana, quella dei giovani diventat adulti attraverso le due guerre. Racconta l’America degli umili e della Grande depressione e raggiunge la notorietà con Pian della Tortilla a cui seguirono molti romanzi, racconti e saggi. Uomini e topi e Furore sono i più noti, e il secondo, sulla dura esistenza dei lavoratori stagionali in California, è considerato il massimo capolavoro di Steinbeck, per il quale riceve il Premio Pulitzer.

Francobollo commemorativo di John Steinbeck
Biografia e opere
Steinbeck nasce nel 1902 nella California rurale, sviluppando un forte legame con la propria terra, che lascia per studiare con un sogno preciso, quello di diventare scrittore. Inizia a mandare racconti e articoli a diversi giornali, poi tenta il grande salto trasferendosi a New York, centro culturale del momento, ma dopo poco è costretto a tornare in California, non riuscendo a mantenersi. Nella terra natale pubblica il suo primo romanzo, La santa Rossa, l’unico storico della sua produzione, che non ha grande successo.
La fama arriva con Pian della Tortilla, che viene comprato subito da un produttore di Hollywood e tratta le condizioni dei discendenti dei migranti ispanici in California. In seguito alla pubblicazione del romanzo, Steinbeck viene incaricato dal giornale di scrivere una serie di articoli sugli immigrati in California, e dal materiale raccolto per questo lavoro l’autore trarrà ispirazione per Uomini e topi, romanzo e opera teatrale. Il successo più grande però arriverà nel 1939 con Furore, grazie al quale Steinbeck ottiene il Pulitzer nonostante il libro sollevi anche molte polemiche politiche.
Durante la guerra Steinbeck scrive il romanzo La luna è tramontata, sull’occupazione nazista in Norvegia, e alcuni racconti ispirati dall’esperienza come inviato speciale. Dopo la guerra continua a scrivere ma fatica a recuperare il successo precedente, e compie numerosissimi viaggi fino alla morte.
Steinbeck – Frasi celebri
Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone.
Addio è breve e finale, una parola dai denti aguzzi che mordono la corda che lega il passato al futuro.
Terribile è il tempo in cui l’Uomo non voglia soffrire e morire per un’idea, perché quest’unica qualità è fondamento dell’Uomo, e quest’unica qualità è l’uomo in sé, peculiare nell’universo.
Nell’anima degli affamati i semi del furore sono diventati acini, e gli acini grappoli ormai pronti per la vendemmia.
Di tutti gli animali della creazione l’uomo è l’unico che beve senza avere sete, mangia senza avere fame e parla senza avere nulla da dire.
Penso che se voi o io dovessimo scegliere tra due linee di azione o di pensiero dovremmo ricordare la nostra morte e quindi cercare di vivere… in modo che la nostra morte non arrechi piacere al mondo.
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