L’Ottocento viene definito il “rinascimento americano” perché è la fase in cui l’America acquisisce coscienza di una propria lingua e di una propria letteratura, grazie alla pubblicazione dei primi romanzi in cui l’eredità puritana si mescola ai temi dell’esplorazione, del viaggio pionieristico, della libertà democratica, che fondano il nuovo Paese.
Il movimento romantico giunge attraverso l’Inghilterra, sviluppando alcuni temi propri dell’America delle origini: individualismo, semplicità della vita, amore per la natura, la libertà e l’uguaglianza.
Nei primi anni dell’Ottocento, il centro letterario più importante degli Stati Uniti è New York.
Washington Irving è il primo letterato americano a conquistare fama internazionale con il Libro degli schizzi in cui descrive scene di vita inglese. Nei suoi romanzi James Fenimore Cooper inizialmente tratta la lotta tra bianchi e indiani (L’ultimo dei Mohicani), poi le avventure di mare (Il corsaro rosso) e infine passa al romanzo sociale e storico (La spia, ambientato nel periodo della guerra di indipendenza americana).

James Fenimore Cooper
I tre grandi narratori principali dell’Ottocento americano sono Nathaniel Hawthorne, Edgar Allan Poe e Herman Melville.
Alla metà del secolo anche la poesia raggiunge una propria maturità, soprattutto grazie all’opera di quella che successivamente sarà considerata la maggiore poetessa americana, Emily Dickinson, che dopo una tranquilla adolescenza e il distacco dal puritanesimo decide di chiudersi nella casa paterna in totale isolamento. Gli unici rapporti della Dickinson in questi circa trent’anni di isolamento sono gli scambi epistolari, tramite i quali propone le proprie poesie, solo sette delle quali vengono pubblicate in vita. I temi principali della poesia di quest’autrice sono la morte, la natura, l’amore, l’eternità, punti di riferimento esistenziali osservati con acutezza attraverso il velo dell’incertezza e della transitorietà della vita comune.
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