A partire dagli anni Cinquanta, si afferma sempre di più in letteratura l’osservazione di fenomeni politici e sociali, con particolare attenzione per i disagi della generazione giovanile nella società borghese, come dimostrano l’opera di uno dei maggiori esponenti della beat generation, Jack Kerouac, con il suo Sulla strada, e il noto romanzo Il giovane Holden di Jerome David Salinger.
Il movimento beat però si esprime soprattutto in poesia, con il nuovo genere poetico iniziato da Allen Ginsberg e incentrato sull’idea di liberazione della poesia dall’accademismo e dall’intellettualismo, in favore del verso come espressione autentica e immediata dell’individuo nella sua diversità provocatoria e anticonformista.
Un’altra novità è l’apporto sempre più consistente delle minoranze etniche nello scenario della letteratura americana, soprattutto ebrei (per esempio Philip Roth) e afroamericani.
Il clima di tensione sociale, animato soprattutto dalle agitazioni studentesche e delle masse nere, stimola anche una produzione letteraria sperimentale, cruda, anticonformista di autori come Charles Bukowski.
Esponente del romanzo nero di protesta è Ralph Ellison (Uomo invisibile).
La delusione della beat generation e delle sue aspirazioni a una società priva di pregiudizi, classismo e materialismo conduce a una reazione di rifiuto dell’impegno ideologico e ideale da parte della generazione degli anni Ottanta, che si volge agli argomenti della vita quotidiana, alle relazioni e ai problemi personali, con risultati a volte positivamente inusuali come quelli di David Foster Wallace, uno dei maggiori esponenti del postmodernismo contemporaneo.
Nell’ultimo decennio del Novecento, infine, le innovazioni tecnologiche, i gusti del pubblico e il mercato condizionano sempre più significativamente la produzione letteraria americana, indirizzandola spesso verso la “corsa al best-seller”.
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