L’età vittoriana coincide con il lungo regno della regina Vittoria (1837-1901), regno che rappresenta per l’Inghilterra un periodo di grande stabilità politica ed economica, che poggia tuttavia su contraddizioni sociali e culturali che l’ipocrisia borghese nasconde e ignora. È il “compromesso vittoriano”, ben rappresentato nei romanzi di questa fase, che rispecchiano la società in cui sono prodotti senza criticarla direttamente. L’autore più rappresentativo del romanzo vittoriano è Charles Dickens, che nelle sue opere mostra una profonda conoscenza dell’animo umano e dei problemi sociali del suo tempo, oltre alla capacità di assecondare il desiderio del pubblico di leggere storie realistiche, quotidiane.
Molto diverso è l’orientamento delle altre due scrittrici più famose dell’età vittoriana, le sorelle Charlotte ed Emily Brontë, che nei loro romanzi si concentrano su passioni ed emozioni individuali più che sull’osservazione della società. Dopo la morte per tubercolosi delle due sorelle maggiori, Charlotte ed Emily, insieme alla minore Anne, trascorrono una giovinezza isolata in un paese sperduto dello Yorkshire, compensando la scarsità di esperienze con lo sviluppo di una grande immaginazione creativa e con approfonditi interessi letterari, nonostante l’istruzione domestica e irregolare.

Charlotte Brontë è una delle figure più rappresentative dell’età vittoriana
Charlotte ottiene successo soprattutto con il primo romanzo, Jane Eyre, che racconta le drammatiche vicissitudini di una giovane orfana che si innamora del ricco Mr. Rochester presso cui lavora come governante, riuscendo dopo molte sofferenze di entrambi a sposarlo. Lo stile di Charlotte viene apprezzato soprattutto per l’intensità di rappresentazione dei sentimenti, il realismo e la capacità di creazione di effetti drammatici che riprendono l’atmosfera del romanzo gotico, caratteristiche che vengono meno nei romanzi successivi.
Emily invece si esprime soprattutto in poesia, per cui è ritenuta la sorella più dotata, ma viene ricordata soprattutto per il suo capolavoro in prosa, il romanzo Cime tempestose, un’opera di originale ispirazione romantica, dai toni forti e dagli accenti visionari, che si esprimono soprattutto nella corrispondenza tra gli elementi naturali e lo sprigionarsi della passione violenta che alimenta il tragico amore fra Catherine e Heathcliff.
Famosa per lo stile realistico e l’approfondimento dei personaggi è anche George Eliot, pseudonimo di Mary Anne Evans. L’uso dello pseudonimo maschile vuole evitare sia i pregiudizi nella lettura (si riteneva che le donne fossero in grado di scrivere soltanto romanzi per signore) sia quelli sociali (in quanto compagna di un uomo sposato). Nella sua opera più riuscita (Middlemarch), attraverso le voci e le differenti opinioni rappresentate, si viene a conoscenza degli argomenti più discussi dell’epoca.
Dal punto di vista della poesia, la produzione vittoriana è una continuazione della poesia romantica e i suoi esponenti più significativi sono Alfred Tennyson e Robert Browning.
L’età vittoriana è anche il periodo di nascita del movimento dei poeti e pittori preraffaelliti, fondato da Dante Gabriel Rossetti alla metà del secolo, che coniuga il ritorno all’arte medievale con un ideale di arte estetizzante, simbolica ed elegante, che prelude al decadentismo e all’estetismo.
Il movimento estetico si sviluppa poi pienamente alla fine dell’Ottocento, non solo come ideale artistico, ma anche come modo di vita e reazione ai vincolanti valori puritani tipici della morale vittoriana. Emblematica della commistione tra arte e vita è la figura di Oscar Wilde, autore più rappresentativo dell’estetismo inglese.
L’incrinarsi della fiducia ottimistica della borghesia vittoriana nei propri valori e nelle proprie tradizioni emerge anche nei romanzi di fine secolo di autori come Thomas Hardy (Tess dei D’Ubervilles), Rudyard Kipling (Il libro della giungla) o Robert Louis Stevenson (Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, L’isola del tesoro).

Lo scrittore scozzese Robert Louis Stevenson
La fine dell’Ottocento è anche il momento della rinascita del teatro inglese, grazie allo stesso Oscar Wilde e a George Bernard Shaw, autore di brillanti commedie di forte impronta ideologica.
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