La storia della letteratura greca può essere suddivisa in quattro fondamentali età:
- arcaica
- classica
- ellenistica
- greco-romana.
Storia della letteratura greca – Età arcaica
A partire dal X sec. a.C., dopo il collasso della civiltà micenea a causa delle invasioni della popolazione mediterranea dei Dori, la Grecia entra in decadenza e perde la sua unità politica e culturale. Questo si riflette nella frammentazione delle varietà linguistiche nelle diverse aree geografiche e nella scomparsa di un sistema di scrittura definito.
Per questo motivo, il patrimonio culturale nell’età arcaica viene tramandato solo oralmente da cantori detti aedi o rapsodi, che recitano poesie presso le corti aristocratiche in occasione di feste religiose o gare poetiche. Questi cantori sono anonimi perché la loro opera non è espressione di personali abilità artistiche o sentimenti, ma frutto dell’ispirazione divina attraverso la quale il poeta si fa portavoce della memoria e del sistema di valori della collettività.
L’oralità ha delle esigenze comunicative specifiche rispetto alla scrittura, che determinano le caratteristiche salienti della letteratura arcaica: per coinvolgere l’uditorio, mantenerne viva l’attenzione e facilitare l’assimilazione del canto da parte del pubblico, il poeta deve usare un linguaggio chiaro e uno stile musicale ricco di epiteti icastici e formule ricorrenti associati sempre agli stessi personaggi o alle stesse situazioni, così che siano facili da ricordare.
Questo stile si ritrova in particolare nel genere dominante dell’età arcaica, la poesia epica, considerata la più prestigiosa forma culturale per la sua funzione di trasmissione del patrimonio conoscitivo, etico e storico di una civiltà, realizzata soprattutto attraverso il mito.
La produzione epica arcaica è in gran parte perduta e trova sintesi culturale negli unici due poemi che dopo alcuni secoli di trasmissione orale sono stati messi per iscritto, l’Iliade e l’Odissea, con i quali convenzionalmente inizia la letteratura greca. La tradizione attribuisce queste opere a Omero, figura leggendaria la cui storicità costituisce la questione aperta più antica della letteratura occidentale.
Il breve poema Le opere e i giorni di Esiodo è il primo esempio di poesia didascalica, un genere letterario che, in forma di poema o di più brevi componimenti metrici (capitoli, epistole), vuole impartire nozioni scientifiche, religiose, morali ecc.
Tra il VII e il V sec. a.C. si sviluppa un nuovo genere di poesia, incentrata non più su avvenimenti esterni e collettivi, bensì sulle emozioni soggettive del poeta: la poesia lirica. Anche la lirica, come l’epica, inizialmente viene recitata oralmente, con un accompagnamento musicale, tuttavia non alle cerimonie pubbliche, ma durante banchetti privati, con un pubblico più ristretto e selezionato.
L’area culturale più sviluppata in questo periodo è quella delle colonie ioniche dell’Asia minore, da dove provengono alcuni fra i principali poeti lirici: Archiloco di Paro, autore di numerosi epodi sulla propria esperienza di guerra e di esplicite liriche erotiche, e Mimnermo, autore di elegie d’amore e liriche storiche.
Importante anche l’opera di Anacreonte della quale ci sono pervenuti circa 150 frammenti in dialetto ionico, con qualche omerismo e qualche elemento eolico. La poesia di Anacreonte è conviviale, spesso su temi erotici, espressi comunque in modo elegante e misurato, con l’eros che resta un gioco e il banchetto un avvenimento gioioso. Anacreonte è famoso anche per averci lasciato l’anacreontica, cioè una poesia breve e accessibile.
La personalità poetica dell’età arcaica più nota nella cultura occidentale proviene però dall’isola eolica di Lesbo: la poetessa Saffo. Vissuta tra la fine del VII e l’inizio del VI sec. a.C., Saffo è stata oggetto di numerose e svariate leggende più o meno fondate, tra cui quelle sulla sua bruttezza, sull’amore per il barcaiolo Faone, che l’avrebbe condotta a buttarsi da una rupe, sulla sua presunta omosessualità. La lingua preziosa e musicale accentua la delicatezza e l’intensità delle poesie di Saffo, di cui rimangono frammenti e una sola lirica intera, la Preghiera ad Afrodite.

Faone rifiuta Saffo (immagine dall’opera lirica Saffo in tre atti di Giovanni Pacini su libretto di Salvadore Cammarano tratto da un lavoro di Franz Grillparzer)
Di Lesbo è anche l’altro principale poeta della lirica eolica, Alceo, contemporaneo di Saffo e autore soprattutto di liriche a tema conviviale e militare, che riflettono la sua esperienza di vita, e di cui restano celebri le forti invettive e l’esaltazione del vino.
Alla fine dell’età arcaica, tra la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C., nasce una nuova lirica corale, slegata dal mondo aristocratico e più aperta alla vita reale. I poeti, veri e propri professionisti, cantavano avvenimenti della vita reale ed erano pagati per la loro opera che aveva una funzione essenzialmente celebrativa.
Fra i più celebri lirici corali sono da ricordare Simonide, Bacchilide e soprattutto Pindaro, poco apprezzato ai suoi tempi per le sue idee conservatrici, sia in politica sia nella religione. Aristofane di Bisanzio raccolse l’opera di Pindaro in 17 libri, 11 di carmi sacri e 6 di carmi profani. Particolarmente noti sono i quattro libri che celebrano i vincitori di gare sportive, fra cui le Olimpiadi.
Lo stile di Pindaro è solenne, teso al sublime, in un mondo quasi parallelo alla realtà reale; dal suo stile deriva la locuzione volo pindarico che oggi può avere sia una valenza negativa (divagare, saltando da un ragionamento all’altro senza logica) o positiva (saltare da un argomento all’altro mostrando notevoli capacità digressive, mantenendo un filo conduttore nel discorso).
Personaggio a sé stante è Esopo, considerato il primo autore della favola come forma letteraria scritta tanto che l’attuale definizione di “favola” (breve racconto, in versi o in prosa, il cui fine è di far comprendere in modo chiaro e facile una verità morale; i protagonisti possono essere persone, animali o cose, e) è basata sulla sua opera.
Storia della letteratura greca – Età classica
L’età classica della letteratura greca è quella compresa fra il periodo delle guerre contro la Persia (inizio V sec. a.C.) e la fine della guerra del Peloponneso (fine V sec. a.C.). In questa fase si è ormai affermata la forma politico-sociale della polis, all’interno della quale si sperimentano nuovi rapporti di potere (democrazia e oligarchia) che si riflettono nei mutamenti culturali: il pubblico della cultura diventa l’intera cittadinanza e le inedite questioni politiche e sociali animano un dibattito che nutre lo sviluppo della filosofia e di nuovi generi letterari, cioè la tragedia, la commedia, la storiografia e l’oratoria. Questo sviluppo raggiunge il culmine della fioritura ad Atene, principale centro culturale.
L’importanza dell’età classica per la cultura, non solo greca, ma universale, consiste soprattutto nell’invenzione della tragedia, genere prima inesistente in tutte le civiltà.
L’origine della tragedia, a lungo dibattuta e tuttora incerta, è probabilmente da ricondurre a rappresentazioni drammatiche legate a festività religiose e di carattere sacro, che si sarebbero successivamente evolute nella tragedia classica, strutturata come una trilogia e incentrata su vicende luttuose vissute da personaggi nobili e illustri, spesso tratti dal mito.
Lo sviluppo della forma e della struttura canoniche della tragedia è dovuto all’opera di tre grandi drammaturghi ateniesi: Eschilo (Orestea, costituita da Agamennone, Coefore ed Eumenidi, Sette contro Tebe, Supplici, Persiani, Prometeo), Sofocle (Aiace, Antigone, Edipo re, Elettra, Trachinie, Filottete) ed Euripide, il più prolifico (Alcesti, Medea, Ippolito, Andromaca, Eraclidi, Eracle, Supplici, Ecuba, Troiane, Elettra, Elena, Ifigenia in Tauride, Oreste, Ifigenia in Aulide, Baccanti). Questi autori determinano ciascuno una particolare evoluzione del genere tragico, ma ricorrono tutti ad argomenti mitologici per favorire la riflessione su questioni politiche, morali o esistenziali.
Anche la commedia nasce in Grecia, leggermente più tardi rispetto alla tragedia, ed è legata a feste religiose. La commedia antica è caratterizzata da argomenti comico-satirici che fanno però riferimento in maniera seria all’ambiente politico e culturale contemporaneo. L’unico autore di cui siano giunti testi integri di questo tipo di commedia è Aristofane (Le nuvole, Le rane, Lisistrata), ateniese, che denuncia la decadenza dei valori morali con una comicità aspra e aggressiva, un linguaggio vivace e immagini fantasiose che alludono però molto chiaramente a situazioni o persone della società di Atene.

Statua di Aristofane in Lazienki park a Varsavia
Dopo Aristofane, gli autori della cosiddetta “commedia di mezzo” prediligono un tipo di parodia mitologica, di cui non si ha quasi nessuna testimonianza e che lascia poi il posto allo sviluppo della “commedia nuova”, alla fine dell’età classica e soprattutto durante l’età ellenistica.
All’inizio del V sec. a.C. inizia anche lo sviluppo della storiografia in direzione di un metodo scientifico che depuri questo genere dalle digressioni mitologiche e dalla mescolanza di fonti ufficiali e non ufficiali, dirette e indirette senza distinzione critica e selezione dei fatti certi. Il “padre” della storiografia vera e propria è Erodoto, autore delle Storie, che ripercorrono le guerre persiane esaltando la grandezza e lo spirito democratico ateniesi che hanno condotto la polis greca alla vittoria. L’opera non segue ancora un metodo rigoroso, infatti è ricca di digressioni geografiche ed etnografiche e non presenta una precisa selezione critica delle informazioni, tuttavia è ispirata a criteri di verosimiglianza e indica puntualmente le tipologie di fonti da cui è tratta la documentazione sugli eventi, anche quando esse risultano contraddittorie.
Il primo storiografo a utilizzare un metodo scientificamente rigoroso è Tucidide, appartenente alla generazione successiva a quella di Erodoto e cresciuto quindi negli anni della guerra del Peloponneso, tra Atene e Sparta, di cui racconta nella sua opera, intitolata proprio La guerra del Peloponneso. Tucidide si propone di ricostruire i fatti giungendo il più vicino possibile alla verità, selezionando criticamente le fonti in base all’attendibilità, eliminando gli errori di interpretazione e chiarendo la concatenazione logica di causa-effetto degli eventi.
Il terzo grande storiografo dell’età classica è Senofonte, che dopo la guerra del Peloponneso lascia la patria ateniese, non condividendo gli ideali democratici, e si lega a Sparta, per la quale collabora alla spedizione di Ciro contro il fratello Artaserse II, re di Persia. L’impresa fallisce e Senofonte assume la guida dei sopravvissuti in una pericolosa marcia verso il mare, dove riesce a condurli fortunosamente. Le vicende di questa spedizione sono l’oggetto della prima opera storiografica di questo autore, l’Anabasi (“marcia verso l’interno”), caratterizzata da un andamento diaristico e da grande drammaticità. La seconda opera, le Elleniche, è un resoconto degli ultimi anni della guerra del Peloponneso e della successiva egemonia di Tebe, con grande attenzione ai dettagli militari. Senofonte è in realtà uno scrittore molto prolifico, che si dedica anche a opere pedagogiche, biografiche e memorialistiche.
Lo sviluppo della democrazia ad Atene fa sì che nel V sec. a.C. si affermi anche l’arte oratoria come attività con precetti definiti. Tre sono i generi di oratoria distinti dalla trattatistica antica: l’oratoria politica, destinata alle assemblee cittadine, l’oratoria giudiziaria, per i processi, e l’oratoria epidittica o dimostrativa, usata per elogiare o screditare personaggi famosi. I tre generi sono rappresentati rispettivamente dai grandi oratori Demostene (noto soprattutto per le Filippiche, orazioni contro Filippo il Macedone in difesa della libertà della Grecia dalle quali deriva l’attuale espressione fare una filippica), Lisia e Isocrate.
Anche la filosofia raggiunge nell’età classica e ad Atene la sua massima fioritura. Nel V secolo infatti si colloca l’attività dei sofisti, che fanno della filosofia una professione e sostengono un relativismo radicale, di Socrate, che non lascia nulla di scritto, ritenendo che la filosofia sia una ricerca di verità senza fine che nasce e si sviluppa incessantemente nel dialogo, e infine di Platone e Aristotele, ideatori dei primi grandi sistemi filosofici. Questi ultimi tuttavia sono importanti anche per la storia letteraria. I Dialoghi di Platone, infatti, creano una dialettica intellettuale molto vivida, scandita da un argomentare logico preciso, all’interno del quale emergono figure o situazioni tratte dal mito, dalla natura o dalla vita quotidiana utilizzate con grande efficacia per esemplificare concetti.
Rilevanti sono anche le riflessioni estetiche di Platone sui vari generi letterari e sulle loro funzioni, portate avanti però in modo più significativo da Aristotele, destinato a influenzare la letteratura e la critica letteraria fino ai giorni nostri con la sua Poetica. Questo trattato teorizza la catarsi tragica, indica la tragedia come il genere letterario più elevato e ne descrive le caratteristiche, come l’unità di tempo, luogo e azione e la verosimiglianza, interpretate poi dagli intellettuali moderni come precetti imprescindibili.
Storia della letteratura greca – Età ellenistica
Il periodo compreso fra la morte di Alessandro Magno (323 a.C.), e la caduta sotto il dominio di Roma dell’ultimo regno nato dalla dissoluzione del suo impero, il regno d’Egitto (30 a.C.), è convenzionalmente definito età ellenistica.
Si tratta di una fase di grandi trasformazioni: le conquiste di Alessandro Magno hanno diffuso la lingua e la cultura greca in tutto il Mediterraneo e in Oriente, i regni che nascono dalla divisione del suo impero sostituiscono la monarchia alla polis come organizzazione politica, determinando il tramonto degli ideali di democrazia e partecipazione collettiva, in favore di individualismo e cosmopolitismo. Questo ha importanti ripercussioni culturali: l’arte perde qualsiasi funzione sociale e diventa espressione non più di una comunità, ma di un singolo individuo, che non essendo più protagonista della vita politico-civile si concentra sulla propria dimensione privata e quotidiana.
Il cambiamento coinvolge sia le forme sia i contenuti della letteratura: i grandi argomenti storici ed epici vengono sostituiti da argomenti di raffinata erudizione, di eziologia (ricerca delle cause o delle origini di nomi, riti o feste), di osservazione di particolari di oggetti o situazioni; i generi di ampio respiro sono sostituiti da componimenti brevi come l’epillio (poema epico in misura ridotta) o l’epigramma (componimento poetico di vario carattere che si contraddistingue per la sua brevità e icasticità).
Le trasformazioni dell’età ellenistica determinano poi la scomparsa di alcuni generi, come la tragedia, strettamente legata all’ambiente della polis. La commedia invece sopravvive cambiando e adattandosi ai mutamenti storico-culturali: la cosiddetta “commedia nuova” elimina i riferimenti politici che erano tipici della commedia antica e si focalizza invece sulla dimensione privata della vita quotidiana, configurandosi soprattutto come teatro di intrattenimento. Il principale autore della commedia nuova è l’ateniese Menandro, che si ispira a Euripide creando commedie di ambientazione quotidiana in cui larga parte ha l’azione del caso o della fortuna, con un approfondimento psicologico realistico. L’unica commedia di Menandro conservata per intero è Il misantropo.
Un fatto culturale rilevante dell’età ellenistica è, infine, l’incontro tra la cultura ellenica e quella ebraica, che genera una nuova produzione letteraria, di lingua greca, ma di argomento ebraico, prevalentemente religioso. Il regno di Giudea era stato conquistato da Alessandro Magno e subisce quindi il processo di grecizzazione comune a tutte le province dell’impero macedone, mantenendo tuttavia le proprie tradizioni. Risultato di questo incontro è per esempio la traduzione biblica dei Settanta, realizzata secondo la leggenda in un’unica occasione da 72 dotti ebrei chiamati alla corte di Alessandria d’Egitto, in realtà frutto di un lavoro di circa due secoli, per le numerose comunità ebraiche del Mediterraneo che avevano ormai come lingua abituale il greco.
Callimaco è l’autore più rappresentativo di questa nuova tendenza, attivo presso la corte dei Tolomei di Alessandria d’Egitto nella prima metà del III sec. a.C. La parte più significativa della sua opera sono gli Aitìa, elegie che spiegano le origini di culti religiosi, riti, costumi, nomi di località.
Un altro genere nuovo viene introdotto in età ellenistica da Teocrito, primo autore di poesia bucolica. Una vasta parte della sua raccolta di idilli (canti brevi, bozzetti), infatti, si colloca in un’ambientazione campestre, serena e irreale, isolata e tranquilla rispetto alla città, e ha come protagonisti i pastori, che vivono in armonia con la natura e si dedicano al canto e alla poesia. Gli idilli di Teocrito saranno la principale ispirazione di Virgilio per le sue Bucoliche.
La rivisitazione dei generi tradizionali continua con Apollonio Rodio, che recupera la forma letteraria del poema epico superando la brevità dell’epillio callimacheo, precedente di circa un secolo, ma rimanendo comunque ben al di sotto della lunghezza imponente dei poemi epici in stile omerico. Negli anni di studio e attività intellettuale come direttore della prestigiosa biblioteca di Alessandria, Apollonio Rodio compone il suo capolavoro, le Argonautiche, con cui rinnova il poema epico introducendovi molte digressioni erudite e ricercando uno stile colto e raffinato, secondo il gusto propriamente ellenistico. Le altre grandi novità di questo poema sono la centralità dell’elemento erotico (la vicenda amorosa tra Giasone e Medea), che influenza in maniera determinante il tema principale (la ricerca del Vello d’oro), e la psicologia dei personaggi.
Anche la produzione storiografica di età ellenistica è andata perduta quasi del tutto, fatta eccezione per l’opera di Polibio, probabilmente per la grande fama da questo raggiunta. Polibio, infatti, prima che uno storico, è un uomo politico di spicco e in quanto tale, durante la terza guerra macedonica, nella seconda metà del I sec. a.C., viene deportato a Roma, dove però riesce a entrare nel circolo politico-culturale degli Scipioni, avendo così l’occasione di assistere da vicino agli eventi storici più significativi del momento. Grazie a questo, Polibio diventa il primo intellettuale a rivolgere l’interesse verso il popolo vincitore, i romani, di cui analizza le ragioni del successo per illustrarle ai propri compatrioti. Le sue Storie, infatti, ripercorrono l’ascesa di Roma in modo rigoroso e pragmatico, basandosi su fonti dirette e ricercando sempre le cause e gli effetti di ogni situazione, riportando solo i fatti obiettivi, con lo scopo di fornire una ricostruzione del passato e del presente utile in senso pratico.
Storia della letteratura greca – Età greco-romana
A partire dalla conquista dell’ultimo regno ellenistico da parte di Roma (30 a.C.), si apre l’ultima fase della letteratura greca, l’età greco-romana, che termina convenzionalmente con la chiusura delle scuole filosofiche di Atene voluta da Giustiniano nel 529 d.C.
In questo periodo, il mondo greco è completamente sottomesso a Roma e ha perso ogni grandezza politica ed economica. La cultura ellenica, invece, è sopravvissuta influenzando largamente quella latina, di molto inferiore, che tuttavia in età augustea raggiunge livelli in grado di competere con quelli dei modelli. La reazione del mondo greco è uno spaventato ripiego sul proprio passato culturale, nel tentativo di mantenerne in vita la grandezza, riproponendo attraverso la ripetizione conformistica modelli ritenuti insuperabili.
L’incapacità di proporre contenuti originali, nella convinzione di non poter creare nulla che sia migliore della tradizione, conduce a una letteratura basata soprattutto sull’estrema e superficiale cura formale: la cultura è dominata dalla retorica vuota ed esibizionista dei nuovi sofisti, che invitano all’imitazione dei grandi oratori ateniesi dell’età classica, di cui applicano le tecniche non più solo ad argomenti politici o filosofici, ma a qualsiasi tema, per il puro culto delle potenzialità comunicative della parola. L’intellettuale più emblematico di questa nuova cultura è Luciano di Samosata, che ottiene grande seguito con le pubbliche declamazioni retoriche su vari argomenti, ma scrive anche dialoghi filosofici e romanzi di successo.
Il romanzo è l’ultima produzione originale della cultura greca. Si tratta di un genere ibrido, dalle origini oscure, poco considerato dalla critica letteraria antica, tanto da essere privo di un nome tecnico, in mancanza del quale si ricorre a quello del genere moderno che più vi si avvicina, pur essendo molto diverso. Il romanzo antico infatti è un’opera in prosa a metà tra il racconto novellistico e il poema epico, influenzata dalla poesia, dalla retorica, dalla storiografia e dalla biografia. Due sono i filoni principali: il romanzo erotico e quello avventuroso, spesso mescolati. A questi romanzi di età greco-romana, di autori pressoché sconosciuti, faranno riferimento nel mondo latino il romanzo-parodia Satyricon di Petronio e il romanzo simbolico Metamorfosi di Apuleio.
La tendenza a rivolgere lo sguardo al passato determina anche una vasta riflessione estetica sul significato e sulla funzione dell’arte, che si esprime soprattutto in un anonimo trattato di critica letteraria della seconda metà del I sec. d.C., intitolato Del sublime e ripreso in età moderna come fondamento della riflessione estetica romantica.
Nell’ambito della storiografia, invece, i modelli del passato scompaiono quasi totalmente a vantaggio di un’impostazione metodologica che sostituisce alle opere storiografiche – ampie, critiche e accurate -, testi sintetici, opere riassuntive e compendi. Gli storici di età imperiale sono soprattutto amministratori provenienti dalle province orientali, tra cui spicca Giuseppe Flavio, ebreo di Gerusalemme che ottiene il favore degli imperatori Flavi (da cui il nome) Vespasiano e Tito e ricostruisce nella Guerra giudaica le ribellioni ebraiche contro i romani.
In questo panorama culturale si distingue per originalità la figura di Plutarco, autore del I sec. d.C. originario della Beozia, che gode di grande prestigio presso la corte imperiale di Traiano grazie alle proprie qualità intellettuali. La produzione letteraria di Plutarco è vastissima, ma la sua fama è legata soprattutto alle Vite parallele, raccolta di biografie di personaggi celebri associate a coppie: un personaggio greco e uno romano accomunati da qualche analogia (per esempio Alessandro Magno e Giulio Cesare) vengono raccontati e poi paragonati in un confronto finale, con un’oscillazione continua tra difesa dell’orgoglio greco e apertura al mondo latino.
Alla varietà della produzione in prosa corrisponde la decadenza totale della poesia, che compare solo verso la fine del periodo con manifestazioni mediocri di recupero dei generi tradizionali della poesia didascalica ed epica.
I primi secoli dell’età greco-romana sono infine il periodo di affermazione del cristianesimo, che si diffonde grazie ai primi scritti fondamentali, di valore sia religioso sia letterario, come il Nuovo Testamento, le opere apologetiche e quelle dei Padri della Chiesa.
Indice materie – Letteratura greca – Storia della letteratura greca