L’Iliade è un poema epico di Omero, in esametri, suddiviso in 24 canti per un totale di circa 16.000 versi (XII-IX secolo a.C.). Il titolo significa poema di Ilio, cioè di Troia, città situata nell’Asia Minore. Ripercorre le vicende della spedizione degli Achei, guidati dal re di Micene, Agamennone, contro la città di Troia. Dei dieci anni di guerra vengono narrati in realtà solo alcuni episodi molto circoscritti, in cui troneggiano le figure degli eroi di entrambi gli schieramenti (in particolare Achille) di cui vengono esaltate le virtù.
La narrazione della guerra si svolge su due piani distinti: l’Olimpo degli dei antropomorfi (Zeus, Era, Febo, Teti, Afrodite, Pallade, Ares, Apollo, Latona, Artemide, Poseidone, Iride ecc.) e il campo di battaglia intorno alla città assediata, nel quale compaiono, oltre agli dei, anche le personificazioni dei fiumi Xanto e Simoenta.
La struttura narrativa del poema mostra vari elementi che fanno ritenere l’Iliade un risultato maturo di una civiltà assai sviluppata. Nel racconto si notano chiaramente la contrapposizione dei combattenti, come Achille ed Ettore, i duelli tra Paride e Menelao e tra Ettore e Aiace, senza risultati militari, ma di notevole significato narrativo.
Il ritmo della battaglia è sapientemente interrotto da episodi che spostano l’attenzione fuori dal campo di battaglia, come, per esempio, i consigli dei capi; l’incontro di Ettore con la moglie Andromaca e il piccolo Astianatte; la fucina di Efesto incaricato della costruzione dell’armatura di Achille; i giochi in memoria di Patroclo; i consigli degli dei; la seduzione di Zeus a opera di Era. Tutti gli elementi indicati rendono la narrazione vivace e, alleggerendo la tensione degli scontri, rispondono all’esigenza della varietà.
Iliade – Riassunto breve
Motivo della guerra, risalente a un passato lontano, è stato il rapimento della bella Elena, moglie di Menelao, re di Sparta, da parte del troiano Paride, figlio del re di Troia Priamo. Per vendicare l’offesa e riportare a casa Elena, i greci hanno organizzato una spedizione militare guidata da Agamennone, re di Micene e fratello di Menelao. Altri partecipanti di rilievo sono: Ulisse re di Itaca, Aiace re di Salamina, Diomede re degli etoli, Achille re dei mirmidoni, Nestore re di Pilo.

Un’antica stampa (1875) raffigurante il cavallo di Troia
Quando inizia il racconto, la guerra di Troia infuria da quasi dieci anni. I greci sono accampati fuori le mura di Troia. Agamennone e Achille discutono perché Agamennone tiene prigioniera Criseide, la figlia del re di Troia Priamo. Suo padre si offre di pagare Agamennone per liberarla, ma lui rifiuta; allora il padre prega Apollo di aiutarlo e il dio attacca i greci; alla fine, i leader greci, guidati da Achille, costringono Agamennone a liberare Criseide, ma, per vendicarsi di Achille, Agamennone prende la schiava di Achille, Briseide.
Achille rifiuta allora di combattere i troiani e chiede persino a sua madre, Teti, di pregare Zeus per aiutare i troiani. Sebbene Zeus sia rimasto finora neutrale durante la guerra, decide di aiutare i troiani e così fanno le altre divinità, tanto che, quando Ettore viene colpito da una roccia gigante lanciata da Aiace, Apollo guarisce Ettore, rendendolo ancora più forte e veloce di prima. Con Ettore alla guida, i troiani respingono i greci verso il mare.
Proprio mentre sembra che i greci stiano per perdere la guerra, il migliore amico di Achille, Patroclo, implora Achille di combattere. Achille rifiuta ancora una volta. Patroclo allora indossa l’armatura di Achille ed entra in battaglia, facendo riguadagnare posizioni ai greci finché non si imbatte in Ettore che lo uccide e si impossessa della sua armatura.
A causa della morte dell’amico, Achille entra in battaglia e giura di vendicare la sua morte. Fa forgiare una nuova armatura dal dio greco Efesto e si unisce ai greci che riescono a respingere i troiani nelle mura della città.

La morte di Achille colpito al tallone (statua a Corfù)
Achille ed Ettore finalmente si affrontano in battaglia e, dopo un lungo combattimento, Achille uccide Ettore. La morte di Ettore porta il dio Apollo a volersi vendicare di Achille, conoscendo una debolezza del condottiero greco, il tallone. Quando la madre lo immerse nel fiume Stige per renderlo invulnerabile, tenne Achille per il tallone che era rimasto l’unico punto vulnerabile (da cui la celebre locuzione tallone d’Achille). Così, quando Paride lancia una freccia per colpire Achille, Apollo guida la freccia per colpire Achille proprio sul tallone. Achille muore, di fatto fermando l’avanzata dei greci che restano bloccati davanti alle mura finché Ulisse ha un’idea geniale.
Costruiscono un grande cavallo di legno che può contenere al suo interno molti soldati greci e lo lasciano sulla riva mentre il resto dell’esercito greco sale sulle loro navi e salpa. I troiani pensano di aver vinto la guerra e che il cavallo sia un dono. Facendolo rotolare sulle ruote che lo sostengono, portano il cavallo in città e cominciano a celebrare la loro vittoria. Durante la notte, le navi greche tornano. Ulisse e i suoi uomini sgattaiolano fuori dal cavallo, uccidono le guardie e aprono le porte. L’esercito greco entra in città e hanno facilmente la meglio: la guerra è finita.
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