Euripide (prima metà V sec. a.C.) è l’ultimo della triade dei grandi tragediografi dell’età classica.
Euripide – Vita
Euripide nasce a Salamina nel 485 a.C., e la tradizione vuole che nasca proprio nel giorno della battaglia di Salamina, nella quale sono coinvolti in modi diversi anche gli altri due grandi poeti tragici greci: Eschilo combatte e Sofocle, ancora giovane, canta il peana (canto di vittoria) nella cerimonia successiva.
Molte fonti vogliono che sia nato in una famiglia poco agiata, ma Euripide riceve un’educazione raffinata, che difficilmente sarebbe accessibile al figlio di persone non benestanti. La sua produzione è coeva a quella di Sofocle, ma non altrettanto amata, perché la sua novità non viene immediatamente compresa, perciò vince pochi concorsi tragici. Questo lo induce a lasciare Atene per recarsi prima a Magnesia, poi a Pella in Macedonia, dove secondo una leggenda muore sbranato da dei cani, nel 406 a.C. La sua fortuna presso i concittadini sarà maggiore dopo la morte.

Busto del poeta tragico Euripide
Opere
Una delle sue prime innovazioni è la creazione di grandi figure tragiche femminili, come quella della sua più nota tragedia, Medea, che rappresenta il dolore e la follia della donna abbandonata per un’altra dall’eroe Giasone, su cui si vendica uccidendo i figli avuti da lui. Il dramma è soprattutto nell’animo della protagonista, straziata dalla gelosia, dalla frustrazione della propria impotenza e dalla consapevolezza dell’orrore degli atti che è decisa a compiere.
In tutte le tragedie euripidee, comunque, all’uomo è assegnata una centralità inedita: il conflitto oppone i protagonisti a sé stessi più che agli dei o al destino, e si svolge in una dimensione più quotidiana che eroica. L’approfondimento psicologico supera l’intensità già raggiunta da Sofocle e si concentra su figure per lo più escluse prima nella tragedia e nella società, le donne, anche se alcuni ritengono questo autore misogino perché rappresenta soprattutto gli aspetti negativi e deboli delle donne.
Un’altra caratteristica di questo autore è la scelta di raccontare gli episodi meno noti e usuali dei vari miti, per svilupparne aspetti inediti, come dimostra per esempio quello che è considerato il capolavoro di Euripide, le Baccanti, tragedia che rappresenta la vendetta di Dioniso sul re Penteo, contrario al culto di questa divinità e perciò trasformato in bestia agli occhi delle baccanti (donne in preda alla frenesia estatica), che lo fanno a pezzi durante i rituali dionisiaci.
Euripide scrive circa 90 tragedie, ma a noi ne sono giunte solo 17. Oltre alle due già nominate, le altre sono:
- Alcesti
- Ippolito
- Eracliti
- Andromaca
- Ecuba
- Le supplici
- Eracle
- Le Troiane
- Elettra
- Ifigenia in Tauride
- Elena
- Ione
- Le Fenicie
- Oreste
- Ifigenia in Aulide.
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