Stéphane Mallarmé (1842-1898) è un maestro del simbolismo francese che identifica la vita nella scrittura poetica, concepita come una ricerca di purezza e perfezione destinata a non avere mai fine. Considera tutte le sue poco numerose opere come testi preparatori al “Libro”, una creazione poetica sacra che rivela il mistero dell’universo, comprensibile solo a pochi eletti. Si tratta di una concezione della poesia che implica in sé l’irrealizzabilità e il senso angoscioso di incapacità da parte del poeta. Una poesia che custodisce un mistero così alto necessita di un linguaggio accessibile a pochi, misterioso, quasi liturgico: da questa convinzione deriva l’utilizzo estremamente oscuro della lingua da parte di Mallarmé, che conferisce alle parole significati variabili e nascosti, che suggeriscono più che significare, spesso difficilmente comprensibili da un punto di vista logico (Pomeriggio di un fauno).

Francobollo commemorativo di Stéphane Mallarmé, il cui nome di battesimo era Étienne
Biografia
Mallarmé nasce a Parigi nel 1842, rimane orfano presto e viene messo in collegio ma lascia presto gli studi, iniziando a scrivere versi già in età adolescenziale, maturando uno stile profondamente influenzato da Baudelaire. Pubblica i primi versi su riviste, poi si trasferisce a Londra per sposarsi e inizia la carriera di insegnante, continuando però a scrivere poemi.
Il lavoro porta Mallarmé a tornare in Francia, dove dopo un periodo di silenzio poetico conosce Verlain, Rimbaud e Zola, si trasferisce a Parigi e riprende a scrivere, pubblicando anche una propria rivista. La sua notorietà viene favorita dall’articolo che Verlain scrive su di lui includendolo nel novero dei poeti maledetti.
Alla vigilia della morte, Mallarmé chiede alla moglie e alla figlia di distruggere tutti i suoi scritti, non credendo nella possibilità di un’eredità letteraria, ma le due donne non esaudiscono il suo desiderio.
Mallarmé – Frasi celebri
Definire è uccidere, suggerire è creare.
Nominare un oggetto equivale a sopprimere i tre quarti del godimento della poesia, che è dato dall’indovinare poco a poco: suggerirlo, ecco il sogno.
Il casuale dev’essere bandito dall’opera moderna, e può essere soltanto simulato.
Ogni anima è una melodia che si sforza di rinnovarsi.
Quante giornate ho passato solo col mio gatto! Per solo, intendo senza alcun essere materiale, ed il mio gatto è un compagno mistico, uno spirito.
Non si scrive una poesia con le idee, ma con le parole.
L’atto poetico consiste nel vedere improvvisamente che un’idea si frantuma in un numero di motivi uguali e nel raggrupparli; essi rimano.
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