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Letteratura francese del Settecento

Il Settecento è il secolo dei “lumi”, che trovano proprio nella cultura francese la spinta che diffonde poi l’illuminismo in tutta Europa. La luce è la ragione, intesa come principio guida dell’attività dell’uomo in ogni campo e come attributo che fa dell’uomo un essere libero, padrone del proprio destino e dotato del diritto e del dovere di perseguire la felicità per sé e per gli altri. La diffusione delle idee anche tra il pubblico meno colto viene ora considerata fondamentale per il benessere della società, perciò la letteratura assume un ruolo centrale e si prefigge come scopo principale l’utilità, per raggiungere la quale possono e devono essere infranti tutti gli schemi e le regole.

Questa linea di pensiero si scontra inevitabilmente con l’assolutismo monarchico, che nel Settecento entra in crisi dopo il declino del regno di Luigi XIV. Il nuovo clima politico-culturale è espresso dalle riflessioni di intellettuali come il barone di Montesquieu, giurista che nel suo trattato Lo spirito delle leggi, critica il dispotismo e perviene alla definizione della separazione dei poteri e della legge come garante delle libertà.

L’idea della ragione come principio guida in una ricerca libera da autorità, in direzione del progresso e della trasformazione della società, trova il suo massimo rappresentante in François-Marie Arouet, noto come Voltaire, figura emblematica del nuovo tipo di intellettuale, scrittore e filosofo impegnato.

letteratura francese del 700 Denis Diderot

Denis Diderot

Successivamente, le idee dell’illuminismo trovano la loro sintesi più sistematica nella monumentale opera collettiva, l’Enciclopedia o dizionario ragionato delle scienze, delle arti e mestieri, diretta da Diderot (fra l’altro, autore di Jacques il fatalista e il suo padrone, opera nella quale in forma dialogica si tratta del problema della libertà) e D’Alembert e realizzata con circa 30 anni di lavoro. L’obiettivo dell’impresa è una sistemazione organica delle conoscenze di tutti i campi del sapere, scientifici, umanistici, ma anche tecnici, che non si limiti a esporre concetti in maniera dogmatica, ma sviluppi riflessioni aperte e mostri le connessioni tra le varie discipline: la conoscenza non serve di per sé, deve essere uno strumento per il futuro.

letteratura francese del settecento Jean Baptiste Le Rond d'Alembert

Jean Baptiste Le Rond d’Alembert

Diderot ha anche il merito di aver incoraggiato e dato la spinta iniziale all’attività filosofica di un altro grande interprete dell’illuminismo, Jean-Jacques Rousseau, che tuttavia, dopo essere stato introdotto nell’ambiente intellettuale parigino, se ne distacca per le polemiche e le incomprensioni con gli enciclopedisti, nate dalla sua originalità di interpretazione del pensiero illuminista.

Mentre la poesia vive per tutto il Settecento un periodo di decadenza, molti dei filosofi illuministi sono anche autori di romanzi: per la sua forma aperta il romanzo diventa il genere tipico del secolo dei lumi, capace di esprimere i cambiamenti sociali, i confronti di idee, la libera ricerca dell’uomo della felicità personale e sociale. Il “diritto alla felicità” è infatti parte dell’idea illuminista di libertà, intesa come possibilità di manifestare anche i propri sentimenti, desideri, aspirazioni, e di realizzarli senza oppressioni. Le passioni sono i temi centrali dei romanzi settecenteschi, sia nella loro giusta affermazione contro i limiti della società sia nella loro necessità di essere controllate dalla virtù. Questo interesse emerge soprattutto nei romanzi dell’abate Prévost e poi viene portato all’estremo dai romanzi libertini, in cui la ricerca del piacere rappresenta l’affermazione di indipendenza nei confronti della morale comune.

Il sentimento diventa centrale anche nella trasformazione del teatro, che all’inizio del secolo rimane legato alle regole classiche o irrigidito nella satira dei costumi sulla base della buona morale, e raggiunge risultati di originalità solo con la commedia del sentimento di Marivaux, che analizza le sfumature e gli effetti consci e inconsci dell’amore sui personaggi.

Questo genere di teatro non è destinato ad avere grandi successori e viene sostituito nella seconda metà del Settecento dal dramma borghese, basato sull’idea della necessità di abbandonare i soggetti nobili e ideali per rappresentare la realtà e andare quindi maggiormente incontro ai gusti del grande pubblico. Gli unici risultati di qualità del dramma borghese sono però le opere di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, autore del noto Il barbiere di Siviglia e del seguito di questo, Il matrimonio di Figaro, che ispireranno molti musicisti.

beaumarchais

Beaumarchais fu agente segreto della corte francese, compiendo missioni per Luigi XV e Luigi XVI

Nello stesso periodo il romanzo attraversa una fase di sperimentazione in diverse direzioni, con risultati per lo più mediocri la cui varietà costituisce tuttavia una tappa importante per lo sviluppo del romanzo moderno. I romanzi di fine secolo riflettono invece la crisi del razionalismo illuminista, con la confusione e il pessimismo diffusi dall’esperienza della Rivoluzione francese.

L’involuzione della ragione è rappresentata al suo punto più estremo dalla personalità oscura e dalle opere ricche di suggestioni erotiche e morbose del marchese Donatien-Alphonse-François de Sade: durante i lunghi anni della sua vita trascorsi in carcere per episodi di libertinaggio, sevizie, sodomia e sospetta pazzia, De Sade scrive numerosi romanzi accomunati dalla trasformazione dell’indagine razionale delle pulsioni umane in ossessione morbosa per il male e la perversione, e dal rovesciamento dell’affermazione della libertà individuale in gusto per la trasgressione (Le 120 giornate di Sodoma).

 

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