Nel Cinquecento (XVI secolo) la cultura francese assume caratteri propri e definiti grazie allo sviluppo dello spirito rinascimentale che, nonostante non operi un taglio netto con il medioevo, conduce a una maggiore consapevolezza culturale grazie agli studi e alle traduzioni di testi passati e presenti della letteratura francese e di quelle straniere, sotto l’influsso dell’umanesimo italiano. La rinnovata spinta culturale è favorita anche dai primi progressi della stampa, che permette di produrre più libri e di raggiungere un pubblico più vasto.
La nuova attitudine laica degli intellettuali determina un diverso approccio culturale in ogni ambito, ma non impedisce che rimangano al centro delle riflessioni i temi religiosi e spirituali, resi scottanti dalla Riforma.
I contatti con la cultura italiana sono favoriti dalle numerose campagne militari in Italia della prima metà del secolo e conducono nelle corti reali o principesche di Francia la consuetudine del mecenatismo.
L’espressione più compiuta del rinascimento francese è la produzione di François Rabelais.

François Rabelais
Intorno alla metà del secolo, nell’ambito della poesia si afferma invece il gruppo La Pléiade, che si propone di rinnovare la poesia francese attraverso l’emulazione delle letterature classiche e di quella italiana, escludendo qualsiasi scopo morale o edificante.
Nella seconda metà del Cinquecento, le guerre di religione tra cattolici e calvinisti alimentano la saggistica politico-religiosa e la produzione satirica da un lato, una cupa poesia di ispirazione barocca e la tragedia dall’altro.
Il secolo si chiude con la riflessione morale di Michel Eyquem de Montaigne.
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