Fedra è una tragedia in cinque atti di Racine, ispirata all’omonima opera di Seneca e all’Ippolito di Euripide, quindi alla mitologia greca, ma reinterpretata attraverso il filtro del giansenismo, dottrina su cui si era basata l’educazione dell’autore. Cambia perciò il giudizio morale sotteso al dramma e alcuni dettagli vengono modificati in relazione a una diversa sensibilità: Racine sostituisce all’accusa di stupro mossa da Fedra nei confronti del figliastro Ippolito un’accusa di “solo” tentato stupro mossa dalla nutrice della regina, perché gli sembra impossibile che una nobildonna possa abbassarsi a compiere un’infamia tale. L’aristocrazia, nel Seicento, era per definizione virtuosa.
L’autore francese, inoltre, a differenza dei classici, non colpevolizza del tutto la nutrice, sottolineando come le circostanze (il legame con Fedra), più che la volontà, la spingano a compiere il male, e lo stesso vale per Fedra, accecata dalle passioni e consapevole del proprio peccato ma incapace di resistervi: una visione tipicamente giansenista. Queste caratteristiche della protagonista, secondo Racine, la rendono la perfetta eroina tragica, che suscita compassione. Questa tragedia viene scritta nel 1677 e, nonostante a posteriori sia stata considerata fra i capolatori del drammaturgo francese, all’epoca della sua rappresentazione presso la residenza parigina dei duchi di Borgogna ebbe un successo modesto.

Jean Racine è stato il massimo esponente, assieme a Corneille, del teatro tragico francese del Seicento
Fedra – Trama
Ippolito, figlio di Antiope, regina delle Amazzoni, e di Teseo, re di Atene, venera Artemide e trascura Venere che, per ripicca, fa innamorare perdutamente di lui Fedra, moglie di Teseo, e quindi sua matrigna. La nutrice Enone convince la regina a rivelarsi a Ippolito, visto che Teseo, di cui da mesi non si hanno notizie, è dato per morto e bisogna preparare la successione.
Ippolito respinge la matrigna che in preda al dolore tenta il suicido, ma è salvata da Enone. La stessa Enone, alla notizia del ritorno di Teseo, convince Fedra a denunciare a Teseo un presunto tentativo di violenza da parte di Ippolito, ma lei non se la sente di accusare un innocente e agisce al posto suo la nutrice.
Teseo, tornato, crede alle parole di Enone condanna Ippolito all’esilio, poi chiede a Poseidone di punire il figlio snaturato. Quando Enone, maledetta da Fedra per avere approfittato della sua debolezza, si uccide, Teseo sospetta di essere stato ingannato e cerca di fermare il dio del mare dall’attuare la punizione, ma ormai Ippolito è stato ucciso da un mostro sorto dal mare. Fedra si avvelena e muore confessando la sua colpa.
Personaggi
Ippolito, figlio di un’amazzone e di Teseo, re di Atene
Fedra, moglie di Teseo e matrigna di Ippolito
Enone, nutrice di Fedra
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