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Positivismo

Nella seconda metà dell’800, in Europa, si sviluppa il positivismo, indirizzo filosofico sorto per opera di Auguste Comte e che si oppone a metafisica e a idealismo.

Il positivismo vuole limitarsi ai fatti, studiati attraverso la positività del metodo basato sull’approccio scientifico e vuole estendere tale metodo a tutte le branche del sapere umano. In questo senso, anche elementi come la morale, la religione, l’organizzazione sociale devono essere considerati come fatti naturali; dunque, anche lo sviluppo storico può essere studiato scientificamente. Conoscenze che ricorrono a spiegazioni non controllabili dalla scienza, come la metafisica, sono ritenute prive di valore e sottoposte a critica. Il positivismo ha un atteggiamento laico nei confronti della realtà e ripone una grande fiducia nel progresso del sapere scientifico. Altri importanti esponenti del positivismo sono Spencer e Stuart Mill in Inghilterra e Ardigò in Italia.

Il francese Auguste Comte ritiene che il rinnovamento sociale sia possibile solo con una riforma intellettuale che limiti il ruolo della tradizione e della religione. Il pensiero di Comte (espresso nei sei volumi del Corso di filosofia positiva) può essere sintetizzato con la legge dei tre stati; dall’iniziale stato teologico, l’umanità passa allo stato metafisico e infine a quello positivo, “il regime definitivo della ragione umana” in cui il pensiero si deve limitare alla conoscenza dei rapporti, cioè le leggi, intercorrenti tra i fenomeni dell’esperienza, che la scienza deve rappresentare, deducendoli gli uni dagli altri, evitando la frammentarietà di un empirismo dispersivo.

Nel Sistema di logica deduttiva e induttiva, l’inglese John Stuart Mill descrive due tipi di ragionamento, quello induttivo e quello deduttivo, e concepisce l’induzione come la generalizzazione di esperienze. Sul piano dell’economia, inizialmente influenzato da Bentham, ne modifica l’utilitarismo affermando l’importanza della valutazione qualitativa, oltre a quella della valutazione quantitativa, di un’azione. In politica sostiene la difesa dei diritti individuali e la libertà degli individui, diventando sostenitore del suffragio universale femminile.

L’inglese Herbert Spencer è il principale esponente del positivismo evoluzionistico. Ritiene l’evoluzione la legge fondamentale capace di spiegare tutti i fenomeni (psichici, sociali, naturali) e la considera come passaggio dall’omogeneo all’eterogeneo e dall’indistinto al distinto.

Roberto Ardigò riprende il pensiero di Spencer, ma vede la realtà come un cammino evolutivo che procede da un infinito indistinto originario verso il distinto dei diversi molteplici, interpretando l’evoluzione in termini psicologici.

Positivismo

Comte è considerato il fondatore del positivismo e fu discepolo del filosofo francese Henri de Saint-Simon, che per primo usò questo termine

Frasi dei positivisti

Non si conosce completamente una scienza finché non se ne sa la storia. – Comte

Niente alla fine è reale eccetto l’umanità. – Comte

Vedere per prevedere, prevedere per provvedere. – Comte

Se è un dovere rispettare i diritti degli altri, è anche un dovere far rispettare i propri. – Spencer

Di solito la nostra vita è universalmente abbreviata dalla nostra ignoranza. – Spencer

Il progresso, quindi, non è un accidente, ma una necessità. – Spencer

Il principio che regola le relazioni sociali dei due sessi, che sottomette un sesso all’altro in nome della legge, è sbagliato in se stesso, e costituisce oggi uno dei principali ostacoli al progresso dell’umanità. – John Stuart Mill

 

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