La metafisica è la parte della filosofia che studia l’essere (“tutto ciò che è”) in quanto tale e quindi nei suoi principi primi. Il termine deriva dai libri di Aristotele, nell’edizione di Andronico di Rodi (I sec. a.C.), nella quale la trattazione dell’essenza della realtà fu collocata dopo (in greco meta) quella della natura (fisica). Il prefisso assunse poi il significato di “al di là, sopra”.
Nella storia della filosofia la metafisica è interpretata come teologia (“studio di Dio”) razionale, come ontologia (“studio dell’essere in quanto tale, la scienza dei caratteri e dei significati fondamentali dell’essere”) e come gnoseologia (“studio della conoscenza”).
Classicamente il problema ontologico può riferirsi a concezioni moniste (che concepiscono una sostanziale unità dell’essere, un unico principio; per esempio, la materia per i materialisti), dualiste (due principi opposti e inconciliabili; per esempio Platone è il primo a distinguere nettamente fra realtà fisica, caratterizzata da una mescolanza di essere e non essere, e realtà soprasensibile, costituita dalla purezza d’essere) o pluraliste (una pluralità di principi elementari, per esempio gli atomi degli atomisti).
Aristotele definisce la filosofia prima come la scienza che ha per oggetto l’ente in quanto tale, a prescindere dalla realtà percepibile. La metafisica diventa quindi la conoscenza assoluta, in grado di fornire i principi generali e universali, sulla base dei quali sviluppare le singole scienze e viene elaborata come sistema da Plotino, Tommaso d’Aquino, Cartesio, Spinoza e Leibniz.

Aristotele è considerato il padre della metafisica, branca della filosofia che ebbe grande importanza del medioevo, nelle sue interpretazioni mediate dal cristianesimo
La critica di questa concezione della metafisica inizia con l’illuminismo e con Kant che, in particolare, “dimostra” l’impossibilità di oltrepassare il mondo dei fenomeni e anche della metafisica, poiché essa è la scienza dell’essere in quanto essere, riducendola a gnoseologia con il compito di indagare le caratteristiche e i limiti della conoscenza umana.
Hegel elabora una metafisica in senso teologico (l’oggetto proprio è l’infinito, Dio), mentre Heidegger insiste sull’oltrepassamento della metafisica, in nome di un pensiero meditativo e poetante.
Successivamente la metafisica è criticata dal positivismo di Comte e il pensiero filosofico contemporaneo critica ogni filosofia che abbia la pretesa di spiegare in modo definitivo e universale tutta la realtà e lo studio diventa epistemologico, anziché ontologico (si discute non su cosa sia l’essere, ma su come dirlo; l’epistemologia studia le condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica e dei metodi per raggiungere tale conoscenza).
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