Epicuro (IV-III sec. a.C.) dà vita ad Atene a una scuola aperta alle donne e agli schiavi che diviene uno dei principali centri di cultura del tempo. La disgregazione politica causata dall’ascesa di Alessandro Magno porta la filosofia a ricercare praticamente la felicità interiore.
Lo scopo della filosofia di Epicuro è infatti il raggiungimento della felicità, di uno stato di serena tranquillità interiore (atarassia), lontano da turbamenti, dal timore degli dei, da inutili paure, mediante la soppressione dei bisogni non soddisfacibili, il dominio delle passioni e la fermezza d’animo. La felicità è intesa come assenza di dolore.
L’epicureismo mantiene la sua importanza nei mondi greco e romano fino al II sec. a.C. Sue caratteristiche sono atomismo, edonismo (cioè l’identificazione del bene morale con il piacere) e sensismo (la concezione filosofica che riporta tutto al sentire, escludendo dalla conoscenza ciò che esula dai sensi). Si sviluppa ad Atene e successivamente si diffonde nel mondo romano, dove è attaccato da Cicerone che ne intravede un contenuto eversivo e pericoloso. È condannato nel medioevo come anticristiano, ma rivalutato nel XVII sec. nella fisica e dagli illuministi del XVIII sec. come teoria etica.
Biografia e opere
Epicuro nasce a metà del IV secolo a.C sull’isola di Samo e frequenta una scuola di stampo platonico e una democritea, fino a elaborare la propria dottrina e ad aprire la propria scuola ad Atene, a cui ammette anche donne e schiavi, sostenendo per primo l’egualitarismo.
Pochissime parti delle opere di Epicuro sono arrivate fino a noi, di cui le più note e importanti sono i trattati Degli atomi e degli dei e Della natura. La filosofia epicurea viene conosciuta soprattutto grazie a fonti indirette, cioè a opere di altri autori e filosofi, in particolare Cicerone e Lucrezio.

La filosofia di Epicuro fu avversata dalla Chiesa nel Medioevo e ritornò in auge solo con l’Umanesimo e il Rinascimento
Epicuro – Frasi celebri
È nobile cosa la povertà accettata con gioia.
È non solo più bello ma anche più piacevole fare il bene anziché riceverlo.
La divinità o vuol togliere i mali e non può o può e non vuole o non vuole né può o vuole e può. Se vuole e non può, è impotente; e la divinità non può esserlo. Se può e non vuole è invidiosa, e la divinità non può esserlo. Se non vuole e non può, è invidiosa e impotente, quindi non è la divinità. Se vuole e può (che è la sola cosa che le è conforme), donde viene l’esistenza dei mali e perché non li toglie?
La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c’è, quando c’è lei non ci siamo noi.
I mali se affliggono duramente affliggono per poco, altrimenti se lo fanno a lungo vuol dire che si possono sopportare.
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