Lo zeugma è una figura retorica che consiste nel collegare un solo elemento della frase (generalmente un verbo) a due o più elementi della frase dei quali, dal punto di vista sintattico o semantico, solo uno risulta appropriato.
Zeugma è un termine di derivazione greca e il suo significato letterale è giogo, unione, legame; non si tratta certamente di un termine molto usuale, ma, a dispetto di ciò, è una figura retorica ricorrente non solo in ambito letterario, ma anche nel linguaggio di tutti i giorni.
Per comprendere meglio cosa sia uno zeugma possiamo fare il seguente facile esempio:
Io mi recai a Milano, mia moglie a Torino.
La frase soprariportata è chiarissima e di esempi simili, nel parlare quotidiano, ce ne sono moltissimi; purtuttavia non si può non notare, a un’analisi più attenta, come la prima persona del verbo si adatti al primo soggetto (io mi recai), ma non al secondo, che, invece, richiederebbe la terza persona (mia moglie si recò). Ciò detto, una costruzione come quella riportata sopra è perfettamente accettabile e solo un insegnante molto pignolo segnalerebbe l’incongruenza sintattica correggendola come di seguito:
Io mi recai a Milano, mia moglie si recò a Torino.
Inappuntabile, sicuramente, ma forse anche eccessivamente formale; decisamente meno usuale nel linguaggio corrente.
Un esempio simile è il seguente:
Mia sorella leggeva Manzoni, io i fumetti.
Anche in questo caso, siamo di fronte a uno zeugma; la voce verbale – leggeva – si adatta al primo soggetto (mia sorella), ma non al secondo; per evitare l’incongruenza avremmo dovuto scrivere:
Mia sorella leggeva Manzoni, io leggevo i fumetti.
Si noti, nella frase, la presenza di un’altra figura retorica, la metonimia (leggeva Manzoni invece di leggeva le opere di Manzoni; in questo caso si è fatto ricorso a una classica modalità di sostituzione, l’autore per l’opera che, per l’appunto è un caso classico di metonimia).
Tornando allo zeugma, possiamo definire questa figura retorica come una sorta di ellissi, un’omissione che conduce a incongruenze semantiche o sintattiche che però sono generalmente tollerate.
Nel linguaggio comune, nella narrativa e nella poesia gli esempi di zeugma si sprecano; tale figura retorica è però da evitare nella saggistica, un ambito in cui la precisione è una caratteristica necessaria e che non richiede, per sua natura, un eccessivo sfoggio di espressività.
Zeugma – Esempi
Ora che il significato di zeugma dovrebbe risultare più chiaro, si possono fare altri esempi più o meno complessi.
Un immancabile esempio che tutte le fonti riportano è quello tratto da un passo dell’Inferno di Dante Alighieri:
Parlare e lagrimar vedrai insieme
Qui, la voce verbale vedrai è appropriata nel caso di lagrimar, ma è incongruente, da un punto di vista semantico, con il termine parlare. Nessuno però oserebbe mai contestare al Sommo Poeta una frase del genere. Per inciso, l’espressione “Sommo Poeta” è una figura retorica nota come antonomasia.
Fra gli esempi classici di zeugma possiamo citare il seguente (da A Silvia di Giacomo Leopardi):
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Il “porgere gli orecchi” si confà al suon della tua voce, ma non a man veloce.
Il passo sopracitato deve quindi così essere interpretato:
dai balconi della casa paterna
porgevo gli orecchi al suono della tua voce
e a quello della mano che veloce
attraversava la tela faticosa.
Altro tipico esempio è il seguente, tratto dall’Ulisse di Tennyson:
When I am gone. He works his work, I mine.
Quando sarò partito. Egli fa il suo lavoro, io il mio.
Sia nell’originale inglese che nella traduzione italiana si nota il ricorso allo zeugma; il termine “works” si adatta alla terza persona singolare (he), ma non alla prima (I; si è omesso il verbo work che alla prima persona non ha la “s”); per quanto riguarda la traduzione italiana, “fa”, voce del verbo fare, si adatta a “egli”, ma non a “io” (c’è l’ellissi di “faccio”).
Esempi meno aulici di zeugma sono i seguenti:
Questo appartiene a me, questi a loro.
Una frase usuale nel linguaggio corrente, ma sintatticamente incongruente; di fatto si è fatto ricorso all’ellissi della voce verbale “appartengono”.
L’Italia vincerà la partita contro la Germania, noi saremo molto felici e i nostri amici tedeschi molto tristi.
Qui “saremo” è corretto nel caso della prima persona plurale (noi), ma è incoerente con i nostri amici tedeschi (si dovrebbe utilizzare il termine saranno).

“Parlare e lagrimar vedrai insieme” è un verso tratta da l’Inferno dantesco; rappresenta uno dei più classici esempi di zeugma