La sinestesia è una figura retorica che si realizza attraverso l’associazione di due elementi appartenenti a sfere sensoriali differenti; l’esempio seguente chiarirà meglio la definizione precedente:
«La fama che invaghisce a un dolce suono
Voi superbi mortali, e par sì bella,
È un Eco, un sogno, anzi del sogno un’ombra
Ch’ad ogni vento si dilegua e sgombra.
I versi soprariportati sono tratti dalla Gerusalemme liberata (Torquato Tasso); l’espressione dolce suono è una sinestesia; si associa infatti un elemento appartenente al campo sensoriale del gusto (dolce) a uno che invece appartiene alla sfera sensoriale dell’udito (suono).
Il termine sinestesia ha origine dal greco syn (insieme) e aisthesis (percezione); il suo significato è quindi percepire insieme. Si tratta di una figura retorica molto singolare; è una forma particolare di metafora (è infatti nota anche come metafora sinestetica).
Da sempre presente nella poesia, della sinestesia hanno fatto un ampio uso soprattutto i poeti simbolisti e i decadentisti; a differenza della figura retorica dell’enjambement, usata soltanto nell’ambito della poesia, la sinestesia è presente anche nella prosa e nel linguaggio di tutti i giorni, si pensi, per esempio, a espressioni come “colori caldi”, “dolce profumo”, “voce chiara”, “voce incolore” ecc. Come si può notare, tutte associano sfere sensoriali differenti (vista/tatto, gusto/olfatto, udito/vista, udito/vista).
Scopo principale della sinestesia, tramite l’associazione di due campi sensoriali diversi, è quello di attirare e ravvivare l’attenzione su un evento particolare, su una determinata scena, su un qualcosa che si ha intenzione di sottolineare.
Sinestesia – Esempi
Molti sono gli esempi di sinestesia presenti in letteratura; decisamente interessante è il seguente, tratto dalla poesia Alle fronde dei salici (Salvatore Quasimodo):
«all’urlo nero / della madre che andava incontro al figlio / crocifisso sul palo del telegrafo» è un classico esempio di sinestesia (si associano la sensazione uditiva dell’urlo a quella visiva del colore nero) notevolmente espressionistica, che esprime il lamento lugubre, straziato, indicibile delle madri che sono costrette a guardare impotenti i propri figli, impiccati ai pali delle città (l’uso del termine «crocifisso» suggerisce l’analogia fra le vittime della repressione nazifascista e Cristo morto innocente sulla croce, con Maria sua madre che, impotente, volgeva lo sguardo al figlio).
Ne La sera fiesolana (Gabriele d’Annunzio) si nota la sinestesia al v. 1 («Fresche le mie parole», in cui si accosta la sensazione uditiva delle parole a quella tattile della freschezza).
Di notevole interesse è anche l’espressione mi ripigneva là dove ‘l sol tace (Dante, Inferno, Canto I); qui, oltre alla sinestesia (la sensazione visiva, ovvero l’oscurità, è rappresentata dal poeta, che fa riferimento alla selva oscura, tramite una sensazione uditiva, il silenzio) si ha anche catacresi (impiego traslato e/o improprio di un termine o di una locuzione; non è caratteristica propria del sole quella di parlare e, quindi, di tacere).
Tra gli esempi vale senz’altro la pena citare il verso «trombe d’oro della solarità» (Eugenio Montale, I limoni), immagine che dà vita a una forte sinestesia mescolando ambito uditivo e ambito visivo.
Sempre in Montale (Riviere) troviamo un altro chiaro esempio di sinestesia (sensazione tattile e sensazione visiva):
Quanto, marine, queste fredde luci
parlano a chi straziato vi fuggiva.
I seguenti due esempi di sinestesia si trovano in due poesie di Giovanni Pascoli, Novembre e L’assiuolo:
Gèmmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…
La sensazione olfattiva (odorino) è associata a quella gustativa (amaro).
…
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù…
La sensazione visiva dei lampi è associata a quella uditiva dei soffi.
L’esempio seguente, invece, è tratto dalla poesia Il bove (Giosuè Carducci):
Il divino del pian silenzio verde.
Centrale è il ruolo della sinestesia in Corrispondenze (Baudelaire):
Profumi freschi come la pelle d’un bambino,
vellutati come l’oboe e verdi come i prati,
altri d’una corrotta, trionfante ricchezza
Nella terzina sopra riportata si associa una sensazione olfattiva (quella relativa al profumo) a sensazioni tattili (freschi, vellutati) e visive (verdi). Nella terzina seguente, invece si hanno sostanze odorose (ambra, muschio, incenso e benzoino) che commentano “le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi”.
che tende a propagarsi senza fine – così
l’ambra e il muschio, l’incenso e il benzoino
a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.
Un esempio più recente, infine, lo troviamo nel testo della canzone Il sogno di Maria (Fabrizio De André)
«io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento».

Il significato di sinestesia è “percepire assieme” (dal greco syn, assieme, e aisthesis, percezione)