L’ossimoro è una figura retorica di significato la cui definizione è la seguente: “accostamento, nella medesima espressione, di termini dal significato opposto allo scopo di ottenere un paradosso apparente”; il termine è di origine greca (deriva da oxymoron, composto da oxis, acuto, e moros, ottuso) ed è in sé stesso un ossimoro. Non esiste un vero e proprio sinonimo di questo termine; il vocabolo che forse più gli si avvicina è “contraddizione”; la pronuncia comune è ossìmoro; più raramente, ma comunque sempre correttamente, ossimòro). La traduzione in lingua inglese è oxymoron.
Ossimoro – Esempi
L’ossimoro è una figura retorica di frequente riscontro, sia per quanto riguarda il linguaggio quotidiano e quello giornalistico, sia per quanto riguarda la letteratura.
Noti esempi di ossimoro sono i seguenti:
- convergenze parallele (espressione usata nel linguaggio politico con la quale ci si vuole di solito riferire che a due forze politiche opposte può capitare di dover convergere su alcuni punti; coniata da E. Scalfari, la locuzione viene spesso attribuita ad Aldo Moro)
- ghiaccio bollente (per riferirsi a una donna dall’atteggiamento piuttosto freddo, ma proprio per questo motivo, molto seducente)
- illustre sconosciuto (espressione con la quale si indica una persona ignota che tenta di raggiungere la fama oppure chi è diventato improvvisamente famoso)
- lucida follia (quando si agisce da folli pur essendo in piena lucidità mentale)
- morto vivente (persona priva di personalità, abulica, insignificante)
- silenzio eloquente (un silenzio che si fa capire più di lunghi discorsi).
Si noti anche l’ossimoro dell’esempio seguente:
“Una prova di forza spietata. Il segno, cruento e feroce, che lo Stato era passato al contrattacco. Guido Crainz riporta l’ambiguo sentimento di «orribile sollievo» che la notizia di quell’ irruzione sanguinosa aveva provocato nell’ opinione pubblica esasperata dal terrore politico“. (Corriere della Sera, 22 novembre 2009).

Un classico esempio di ossimoro è “ghiaccio bollente”, espressione utilizzata per riferirsi a una donna dall’atteggiamento piuttosto freddo, ma proprio per questo motivo, molto seducente
L’ossimoro in letteratura
Nella letteratura sono moltissimi gli esempi di ossimoro. Di seguito ne riportiamo alcuni particolarmente significativi.
Il primo esempio di ossimoro è ripreso dalla Divina Commedia (Paradiso, Canto XXXIII)
- Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
- umile e alta più che creatura,
- termine fisso d’etterno consiglio…
Altri due famosi esempi li troviamo in un celebre sonetto di Francesco Petrarca (S’amor non è, che dunque è quel ch’io sento?):
- O viva morte, o dilettoso male,
- come puoi tanto in me, s’io nol consento?
Celebre anche l’ossimoro presente nell’Adelchi di Alessandro Manzoni:
- te collocò la provida
- sventura in fra gli oppressi
Per inciso, si noti anche la presenza dell’enjambement (provida / sventura), figura retorica ricorrente in poesia.
Particolarmente efficace l’ossimoro presente nella celebre poesia I limoni di Eugenio Montale:
- e i sensi di quest’odore
- che non sa staccarsi da terra
- e piove in petto una dolcezza inquieta.
Gabriele D’Annunzio ricorre all’ossimoro nella sua poesia Undulna:
- Figure di nèumi elle sono
- in questa concordia discorde.
- O cètera curva ch’io suono,
- né dito né plettro ti morde.
Anche ne Il lampo di Giovanni Pascoli troviamo un chiaro esempio:
- E cielo e terra si mostrò qual era:
- la terra ansante, livida, in sussulto;
- il cielo ingombro, tragico, disfatto:
- bianca bianca nel tacito tumulto
Relativamente a Romeo e Giulietta di William Shakespeare possiamo citare il seguente esempio:
Buona notte buona notte! La separazione è un così dolce dolore, che dirò buona notte fino a domani. (Parting is such sweet sorrow, That I shall say good night till it be morrow).
Altri noti esempi di ossimoro sono i seguenti:
- dotta ignoranza (Cusano)
- felice colpa (felix culpa, Sant’Ambrogio, a proposito del peccato originale)
- festina lente (Svetonio)
Nota – Ricordiamo che le figure retoriche sono delle espressioni letterarie molto particolari, degli artifici che hanno come scopo principale quello di creare un particolare effetto all’interno della frase, una deviazione dal linguaggio comune, un interessante e al contempo sorprendente contrasto.