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Litote

La litote è una figura retorica il cui significato può essere riassunto con l’espressione “negazione del contrario”; consiste, sostanzialmente nell’esprimere un concetto, attenuandolo (spesso solo in apparenza) negando il suo contrario. È un vocabolo che deriva dal greco litótēs che significa attenuazione, semplicità. Per quanto il termine litote sia poco usuale, si tratta una formulazione linguistica utilizzata di frequente, sia nel linguaggio letterario che nel parlare comune. Con la litote si possono ottenere effetti di vario tipo: eufemistici, enfatici e ironici (ricordiamo, per inciso che anche l’eufemismo, l’enfasi e l’ironia sono tutte figure retoriche).

Litote – Esempi

L’attenuazione di un’idea, di un concetto, di un giudizio, fatta attraverso una litote è spesso solo apparente; vediamo un esempio tratto da un articolo di un quotidiano nazionale (Il Foglio): Si addita Grillo come un pericolo per la democrazia – e argomenti in materia non mancherebbero – addebitandogli una intervista al Journal du Dimanche in cui sostiene confusamente che non è un male che Vladimir Putin e Donald Trump possano dialogare, aggiungendo che in ogni caso non si può continuare a sanzionare la Russia. Grillo, che non è un’aquila, alle prime critiche si era impaurito e aveva affastellato una penosa marcia indietro. In questo caso, lo scrivente utilizza una litote (non è un’aquila) evitando sì termini quali “stupido” od “ottuso”, ma lascia intendere fra le righe un giudizio davvero poco lusinghiero.

Un altro esempio di utilizzo di una litote è il seguente (ilbazardelcalcio.com): L’allontanamento di Pioli credo abbia radici più profonde, probabilmente Pioli aveva già pensato di andarsene a fine stagione. Certo Montella non è questo gran fenomeno d’allenatore. Qui lo scrivente evita termini quali “incapace”, “inadeguato”, “incompetente” usando un’espressione che pur attenuando il giudizio negativo, fa capire il suo scarso apprezzamento verso il tecnico.

Quest’altro esempio di litote è tratto dal quotidiano la Repubblica: Nei primi decenni del Seicento Giulio Cesare Capaccio, acuto osservatore dell’habitat aristocratico napoletano, esprime un giudizio non lusinghiero sul profilo estetico dei palazzi nobiliari nella capitale: pochi edifici “si enumerano su le dita, c’han qualche apparenza di nobiltà”, poche sono le dimore che piacciono, “perché l’altre han commodità, ma non architettura”.

Esempi di litote sono comuni anche nei grandi della letteratura italiana; questo è tratto da I promessi sposi: Don Abbondio (il lettore se n’è già avveduto) non era nato con un cuor di leone. Ma, fin da’ primi suoi anni, aveva dovuto comprendere che la peggior condizione, a que’ tempi, era quella d’un animale senza artigli e senza zanne, e che pure non si sentisse inclinazione d’esser divorato. Qui Manzoni spiega al lettore che Don Abbondio era un personaggio pavido, privo di coraggio; in questo caso la litote è utilizzata con effetto eufemistico o, se vogliamo, lievemente ironico.

Litote significato

La litote è una figura retorica il cui significato può essere riassunto con l’espressione “negazione del contrario”; consiste, sostanzialmente nell’esprimere un concetto, attenuandolo (spesso solo in apparenza) negando il suo contrario.

Altro esempio di litote lo troviamo in questi versi tratti dall’Orlando Furioso:

I cavallier, di giostra ambi maestri,

che le lance avean grosse come travi,

tali qual fur nei lor ceppi silvestri,

si dieron colpi non troppo soavi.

Qui l’Ariosto fa intendere che lo scontro fra cavalieri fu piuttosto cruento, violento (colpi non troppo soavi).

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