L’ipallage è una figura retorica che consiste nell’attribuire a un termine caratteristiche proprie di un altro termine presente nella stessa frase (per esempio, l’attribuzione di un aggettivo a un sostantivo diverso da quello a cui, nella medesima frase, dovrebbe unirsi).
L’ipallage non è fra le figure retoriche più utilizzate, ma è comunque presente in molti testi letterari; un esempio classico spesso riportato è quello che troviamo in Novembre di Giovanni Pascoli: “di foglie un cader fragile”. L’aggettivo “fragile”, che è caratteristica riferita alle “foglie”, concorda grammaticalmente con il verbo “cadere”, dunque oltre alle foglie secche è fragile anche la loro caduta.
Ipallage deriva dal termine greco hypallagē il cui significato è scambio, sostituzione.
Ipallage – Esempi
Se nel linguaggio parlato l’ipallage non è una figura retorica ricorrente, molti sono gli esempi presenti nella poesia dove la sua presenza serve ad accentuare l’effetto poetico di un verso e/o a rendere più pregnante l’immagine che si sta descrivendo. Di seguito alcuni esempi che possono chiarire meglio il concetto di ipallage:
- “Sorgon così tue dive membra dall’egro talamo” (All’amica risanata, Foscolo; il termine egro, il cui significato è sofferente, ammalato, è qui riferito a talamo (letto), invece che alle membra.
- “Il divino del pian silenzio verde” (Il bove, Carducci; l’aggettivo verde è qui poeticamente riferito al silenzio quando, invece, è logicamente legato a “piano”.
- “la pronta serratura, i tardi appunti / che non potranno leggere i miei scarsi giorni” (Elogio dell’ombra, Borges; la serratura è perfettamente funzionante (pronta) e quindi è facilmente apribile; gli appunti sono stati scritti da una persona anziana (il plurale dell’aggettivo tardo è riferito agli appunti, ma è logicamente legato alla persona che li ha scritti, che è avanti con gli anni),
- “Altae moenia Romae” (Eneide, Virgilio; il significato della frase è letteralmente “le mura dell’alta Roma”, ma si deve ovviamente intendere di “le alte mura di Roma”).
- “e con fasto superbo a gl’insepolti / l’armi spogliare e gli abiti infelici” (Gerusalemme liberata, Tasso; in questo caso l’aggettivo infelici è riferito agli abiti, ma la logica attribuzione è agli insepolti).

La definizione di ipallage è “figura retorica consistente nell’attribuire a un termine presente in una frase qualcosa che, logicamente, dovrebbe essere riferito a un termine vicino”