L’enumerazione è una figura retorica che consiste nella successione di parole o gruppi di parole che fanno parte di uno stesso insieme semantico, cioè hanno significati collegati. Queste parole o gruppi di parole possono essere unite per asindeto o per polisindeto: per asindeto significa senza congiunzioni coordinanti, quindi solo tramite virgola o punto e virgola oppure con un elenco puntato/numerato, per polisindeto significa tramite congiunzioni coordinative (e, anche) o disgiuntive (o, oppure). Il concetto/vocabolo che viene descritto nel dettaglio dall’enumerazione e che quindi riassume tutti i termini enumerati può trovarsi prima o dopo l’elenco; l’enumerazione quindi può anticipare un concetto oppure ricapitolarlo facendone esempi o elencando le parti che lo compongono.
Questa figura retorica in poesia ha la funzione di rendere una descrizione più efficace o di insistere su un concetto. Spesso compare sotto forma di accumulazione: accostamento di un gran numero di elementi, in modo più o meno disordinato. L’enumerazione però non è propria solo del linguaggio poetico, anzi, è frequentissima nel linguaggio quotidiano, dalla lista della spesa alle pubblicità.

L’enumerazione è una figura retorica che usiamo inconsapevolmente tutti i giorni, ma applicata alla poesia assume aspetto e significato diversi
Enumerazione – Esempi
In poesia l’enumerazione si sviluppa spesso su più versi consecutivi. Ecco alcuni esempi.
- La bufera che sgronda sulle foglie…
- il lampo che candisce
- alberi e muri…
- e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere
- dei tamburelli sulla fossa buia.
(Montale, La bufera)
- In lieto aspetto il bel giardin s’aperse:
- acque stagnanti, mobili cristalli,
- fior vari e varie piante, erbe diverse,
- apriche collinette, ombrose valli,
- selve e spelonche in una vista offerse.
(Torquato Tasso, Gerusalemme liberata)
L’enumerazione è possibile tuttavia anche all’interno di un singolo verso, come per esempio in “fior frondi erbe ombre antri onde aure soavi […]” (Petrarca, Canzoniere).