L’ellissi è una figura retorica che consiste nell’omissione di un elemento da una frase: questo elemento viene lasciato sottinteso e può essere dedotto dagli altri termini della frase oppure dal contesto.
Si tratta di un uso del linguaggio comune anche nel parlato e nella scrittura quotidiani, perché previsto regolarmente dalla nostra grammatica; è tipico dei proverbi e dei modi di dire, per esempio “Moglie e buoi dei paesi tuoi“, “A buon intenditor poche parole” (il verbo è omesso).
In poesia, però, l’ellissi è usata per ottenere scopi ed effetti particolari:
- rispettare la lunghezza prevista per un verso in un certo schema metrico e quindi rendere la frase più sintetica;
- accelerare il ritmo del discorso;
- adottare uno stile di scrittura conciso, caratterizzato dalla brevità, che può anche esprimere uno stato d’animo;
- suggerire o alludere qualcosa che non si vuole nominare esplicitamente;
- ottenere particolari effetti di suono avvicinando parole di solito separate da altre.
L’elemento omesso è spesso il verbo, e in questo caso si parla di “frase nominale”, tipica anche del linguaggio giornalistico (per esempio, “Allo scontro i due partiti di maggioranza”).
Simile all’ellissi è l’aposiopesi, o reticenza, che consiste nella sospensione di una frase per lasciare inespresso qualcosa, di solito facilmente immaginabile dal lettore. A differenza dell’ellissi, l’aposiopesi si manifesta di solito con i puntini di sospensione.

Il nome ellissi deriva dal latino ellipsis, greco elleipsis, che significa appunto “omissione, mancanza”
Ellissi – Esempi
L’ellissi è presente nella maggior parte delle poesie come elemento quasi naturale del linguaggio poetico.
Un esempio molto chiaro è la poesia Temporale di Pascoli, con un’ellissi del verbo quasi a ogni verso:
- Un bubbolìo lontano…
- Rosseggia l’orizzonte,
- come affocato, a mare:
- nero di pece, a monte,
- stracci di nubi chiare: 5
- tra il nero un casolare:
- un’ala di gabbiano
Altri esempi di ellissi:
- “Dov’è la forza antica? / dove l’armi e il valore e la costanza?” (All’Italia, Leopardi; nel secondo verso è sottinteso il verbo “sono”, ricavabile dal primo verso);
- “Ai posteri l’ardua sentenza” (Il cinque maggio, Manzoni; il verbo “spetterà”, “toccherà” è omesso);
- “la luce si fa avara – amara l’anima” (I limoni, Montale; il verbo “si fa” nella seconda parte è sottinteso).