L’asindeto una figura retorica che consiste nell’assenza di congiunzioni fra due o più proposizioni, che sono fra loro strettamente coordinate; serve a conferire maggiori concisione, concitazione ed efficacia espressiva al discorso (non a caso è una figura retorica di uso comune nei romanzi gialli e nei thriller); il collegamento fra le proposizioni si ha solamente attraverso i segni di punteggiatura (virgola, punto e virgola, due punti ecc.), anche se non mancano esempi di asindeto che ne sono privi; il termine deriva dal greco asýndeton il cui significato è “giustapposto senza legami”.
La coordinazione
In italiano, le proposizioni di un periodo possono essere collegate fra loro attraverso due modalità, la coordinazione o la subordinazione; la prima è nota anche come paratassi, la seconda come ipotassi.
Sono tre le modalità attraverso cui si può realizzare la coordinazione: tramite congiunzione coordinante, per asindeto o per polisindeto; la coordinazione per asindeto è, come già accennato, realizzata ricorrendo ai segni di interpunzione; non si ha quindi la presenza di congiunzioni coordinative (e, pure, né, ma, però, anzi, quindi, dunque ecc.).
La coordinazione per asindeto è detta anche per giustapposizione in quanto la proposizione coordinata è accostata (giustapposta) a quella reggente; alcuni esempi:
- Frequento l’università per studiare, per prendere una laurea, per avere una luminosa carriera.
- Sono arrivato, ho cenato, sono ripartito.
- Aprì la porta, erano tutti lì.
L’asindeto è contrapposto al polisindeto, figura retorica che consiste nella ripetizione della congiunzione fra più proposizioni, periodi o membri di proposizione coordinati fra loro (per esempio: “e mangia e bee e dorme e veste panni”; Dante).

Veni, vidi, vici è uno dei più classici esempi di asindeto, figura retorica che consiste nell’assenza di congiunzioni fra due o più proposizioni fra loro strettamente coordinate
Asindeto – Esempi
L’asindeto è una figura retorica ricorrente, sia nel parlato quotidiano (classica l’espressione “detto fatto”, sia nel linguaggio scritto; di seguito alcuni famosi esempi:
- Veni, vidi, vici (Venni, vidi, vinsi; frase con cui, secondo la tradizione, Gaio Giulio Cesare avrebbe annunciato la vittoria riportata il 2 agosto del 47 a.C. contro l’esercito di Farnace II a Zela nel Ponto.).
- “alberi case colli” (asindeto privo di punteggiatura, verso 6 di Forse un mattino andando in un’aria di vetro; Montale)
- “Metton la stanga, metton puntelli, corrono a chiuder le finestre, come quando si vede venir avanti un tempo nero, e s’aspetta la grandine, da un momento all’altro” (I promessi sposi; Manzoni)
- “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto” (Orlando furioso; Ariosto)
- “rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo” (asindeto allitterante; Il tuono; Pascoli)
- “s’aprì si chiuse”; “apparì sparì” (Il lampo, Pascoli)
- “Il buono, il brutto, il cattivo” (titolo di un famoso film del regista Sergio Leone)
- “Non vedo, non sento, non parlo” (frase che fa riferimento alle tre scimmiette sagge rappresentate in una cornice di legno nel santuario di Toshogu a Nikko).