L’antifrasi è una figura retorica per cui una parola o una combinazione di due o più elementi linguistici oppure un’intera frase assumono un significato opposto a quello che avrebbero normalmente; nella lingua parlata, molto spesso, si ha anche un cambiamento del tono della voce; generalmente si utilizza l’antifrasi con intenti ironici o eufemistici (si ricorre a termini o locuzioni con senso positivo usandoli con significato negativo), meno comune il ricorso a termini o locuzioni con senso negativo per affermare qualcosa di positivo. In sostanza, ricorrendo all’antifrasi si dice qualcosa per affermare il suo contrario (il termine antifrasi deriva dal greco antico antìphrasis il cui significato è “espressione contraria”).
Antifrasi – Esempi
L’antifrasi è una figura retorica di utilizzo comune, sia nel linguaggio parlato, sia in quello scritto; numerosi sono anche gli esempi nei testi dei grandi autori della letteratura italiana. Di seguito alcuni esempi che faranno comprendere appieno il significato di tale figura retorica.
A una persona che ha combinato un guaio posso rivolgermi dicendole “Hai combinato un pasticcio” oppure, ironicamente, posso commentare “Bel capolavoro davvero!”, magari con un tono di voce che non lascia spazio a molte interpretazioni.
Se sto passando un brutto periodo e commento “Prima o poi mi abbandonerà questa benedetta sfortuna!” è ovvio che, malgrado l’eufemismo utilizzato, considero la sfortuna un qualcosa di maledetto.
Se mi affaccio a una finestra, vedo la pioggia scendere a dirotto ed esclamo: “Guarda che bellissima giornata!” è ovvio l’intento antifrastico della frase.
Meno frequente, anche se non rarissimo, l’utilizzo di una terminologia negativa con senso positivo; classici esempi sono espressioni come “brutto birbante!”, “la mia scimmietta”, “che sciocchino!” dette con un tono di voce che lascia chiaramente intendere intenti affettuosi. Gli esempi nel linguaggio comune si sprecano.
Come detto, l’antifrasi è ricorrente anche nelle opere dei grandi letterati; il passo seguente è tratto da I promessi sposi di Alessandro Manzoni; in esso il riferimento è a Don Rodrigo:
“Ogni tanto si fermava, tendeva l’orecchio, guardava dalle fessure dell’imposte intarlate, pieno d’impazienza e non privo d’inquietudine, non solo per l’incertezza della riuscita, ma anche per le conseguenze possibili; perché era la più grossa e la più arrischiata a cui il brav’uomo avesse ancor messo mano”.
Non sfugge certamente l’ironia dello scrittore, Don Rodrigo era tutto fuorché una figura positiva.
Nel seguente passo (Purgatorio, VI, vv. 136-137), Dante si rivolge alla città di Firenze per mettere in evidenza quanto siano state devastanti per essa le lotte intestine causate dai grandi conflitti politici:
“Or ti fa lieta, ché che tu hai ben onde:
tu ricca, tu con pace e tu con senno“.

La definizione di antifrasi è la seguente: “Figura retorica consistente nell’esprimersi, ironicamente o eufemisticamente, con termini che hanno un significato contrario a quello che si pensa”