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Anadiplosi

L’anadiplosi è una figura retorica che consiste nella ripetizione dell’ultima parola o gruppo di parole di una frase o di un verso all’inizio della frase o del verso successivi. Può quindi essere usata sia in poesia sia in prosa.

Come tutte le figure retoriche di ripetizione, ha la funzione di sottolineare un concetto, richiamare l’attenzione su una parola, ma in più serve anche a indicare un legame tra due frasi e/o ad aggiungere alla prima frase qualcosa in più, elementi o informazioni aggiuntive, oppure un’opinione in merito.

La ripetizione della parola o del gruppo di parole può riportarli identici o con qualche variazione nella forma e/o nella funzione grammaticale: l’anadiplosi si mescola in questi casi con un poliptoto o una paronomasia. La ripresa della parola avviene di solito dopo un’interruzione, per esempio una virgola o un punto a fine frase o a fine verso.

L’anadiplosi è più evidente in poesia perché corrisponde alla fine di un verso e quindi all’andata a capo, motivo per cui era anche utilizzata per unire dal punto di vista concettuale due strofe: nel passaggio da una strofa all’altra si usava la parola finale della precedente per iniziare la successiva, in modo da segnalare che l’argomento rimaneva lo stesso.

Questa figura retorica non va confusa con l’anafora, in cui la stessa parola viene ripetuta all’inizio di versi consecutivi.

In prosa questo effetto retorico è meno evidente, ma l’anadiplosi si ritrova anche nella lingua parlata: si usa anche inconsapevolmente per rendere più chiaro un ragionamento, farlo seguire meglio all’interlocutore. Un paio di banali esempi renderanno ancor più chiaro il concetto: “Dobbiamo sempre ricordarci degli anziani, gli anziani che rappresentano uno dei patrimoni del nostro Paese” oppure “Uscimmo dalla galleria e fummo accecati dalla luce, una luce incredibile che illuminava uno splendido paesaggio.

Anadiplosi

Anadiplosi in greco significa “duplicazione” e questa figura retorica viene detta infatti anche “raddoppiamento”

Anadiplosi – Esempi

L’anadiplosi è molto frequente nella poesia italiana, eccone alcuni esempi:

  • “Ma passavam la selva tuttavia, / La selva, dico, di spiriti spessi” (Dante, Inferno IV);
  • “Ma la gloria non vedo, / non vedo il lauro e ‘l ferro ond’eran carchi” (Leopardi, All’Italia);
  • “Più volte Amor m’avea già detto: Scrivi, / scrivi quel che vedesti in lettre d’oro…” (Petrarca, Canzoniere);
  • “tra un lungo dei fanciulli urlo s’innalza. / S’innalza; e ruba il filo dalla mano…” (Pascoli, L’aquilone).

Un altro famoso esempio di anadiplosi ci viene dal grande poeta e scrittore irlandese William Butler Yates:

… e gli anni a venire mi apparvero spreco di fiato, / e spreco di fiato gli anni del passato.

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