La definizione di allitterazione è la seguente: figura retorica consistente nella ripetizione di un suono (molto spesso una consonante) all’inizio, oppure all’interno, di parole successive (contigue o no che siano). L’allitterazione è una figura retorica molto utilizzata, a fini stilistici, nell’ambito della poesia, ma non è raro rilevarla anche nel linguaggio comune (si pensi, per esempio a espressioni quali bello e buono o tosto o tardi). L’allitterazione è altresì ricorrente in ambito pubblicitario sia per dare maggiore enfasi al messaggio che si vuole trasmettere sia per finalità mnemoniche; ne sono esempi slogan pubblicitari quali “Ceres c’è”, “Fiesta ti tenta tre volte tanto”; “Bene? Benagol!”, “Sete d’estate? Sete di Estathé”; “Se c’è il limone è Limoncè”.
Quando l’allitterazione non è ricercata per determinati scopi (poetici, pubblicitari, stilistici ecc.) può scadere nella cosiddetta cacofonia, termine con il quale si indica lo sgradevole effetto causato dall’accostamento di determinate parole e/o dalla ripetizione di determinate sillabe (si pensi per esempio alla frase “detto tra tramvieri” che può essere migliorata sostituendo il termine tra con fra). L’allitterazione era ricorrente nella letteratura latina arcaica ed era molto frequente nelle commedie plautine allo scopo di dar vita a effetti comici. Raro, invece, il ricorso a tale figura retorica da parte dei poeti greci.
Allitterazione – Esempi
Di seguito alcuni esempi di allitterazione tratti da capolavori della letteratura italiana che meglio possono far comprendere il significato di tale figura retorica.
Il seguente esempio è tratto dai vv. 1-2 della lirica La sera fiesolana di Gabriele d’Annunzio:
- Fresche le mie parole ne la sera
- ti sien come il fruscio che fan le foglie
L’allitterazione di /f/ e /r/ riproduce il suono delle foglie nella mano del contadino, rendendo l’espressione onomatopeica.
Un altro esempio tratto dal v. 4 de La cavalla storna di Giovanni Pascoli: frangean la biada con rumor di croste. L’allitterazione della /r/ sembra voler riprodurre il ruminare degli animali.
Nella poesia Il tuono, sempre di Pascoli, abbiamo l’allitterazione della /n/ e della /r/:
- nella notte nera come il nulla (v. 1)
- a un tratto, col fragor d’arduo dirupo (v. 2)
- rimbombò, rimbalzò, rotolò (v. 4).
Il seguente esempio è invece tratto dal Canzoniere di Francesco Petrarca: di me medesmo meco mi vergogno.

L’allitterazione è una figura retorica molto utilizzata, a fini stilistici, nell’ambito della poesia, ma non è raro rilevarla anche nel linguaggio comune