L’allegoria è una delle figure retoriche più comuni; consiste nell’attribuire a un discorso, un significato nascosto, diverso da quello letterale; di fatto, attraverso l’allegoria si racconta un’azione la cui interpretazione deve differire da quello che è il suo apparente significato. In altri termini, quando si parla di allegoria, si fa riferimento a tutto un insieme di immagini concrete attraverso le quali si allude a un concetto astratto, immagini che sono inserite in un intreccio narrativo, in un racconto che comunque ha una certa durata.
L’allegoria differisce dalla metafora (altra figura retorica molto comune) perché quest’ultima consiste sostanzialmente in un termine (al più in un’espressione) che viene trasferito da un concetto al quale di norma, e più propriamente, si applica, a un altro che ha una qualche affinità, somiglianza o correlazione con il primo. Aristotele ha definito l’allegoria come metafora continuata, una definizione decisamente azzeccata; secondo altri è “una serie ininterrotta di metafore”. Interessante anche la definizione che ne dà Dante Alighieri: “una veritade ascosa sotto bella menzogna”.
Il termine allegoria è di derivazione greca; è infatti l’unione dei termini àllos (che significa altro, diverso) e agorèuo (che significa parlo).
L’allegoria nella letteratura – Esempi
Vi sono opere letterarie che sono state praticamente costruite per intero sul processo allegorico; ne sono esempi la Divina Commedia di Dante, Il processo di Kafka (la storia del protagonista, Josef K assurge ad allegoria dell’intera condizione umana, a simbolo dell’angoscia dell’uomo moderno in un mondo avvertito come ostile) e l’Ulisse di Joyce (in cui l’Irlanda e la sua storia sono allegoria del mondo intero).
Di seguito un esempio di allegoria tratto dalla Divina Commedia.
E più saranno ancora, infin che ‘l veltro
Verrà, che la farà morir con doglia.
Questi non ciberà terra né peltro,
Ma sapïenza, amore e virtute,
E sua nazion sarà tra Feltro e Feltro
Di quella umile Italia fia salute
Per cui morì la vergine Cammilla,
Eurialo, e Niso, e Turno di ferute.
Questi la caccerà per ogne villa,
Fin che l’avrà rimessa nello inferno,
Là onde invidia prima dipartilla.
In questo testo, tratto dal capitolo I dell’Inferno, Dante, allo scopo di profetizzare la venuta di una figura provvidenziale che eliminerà l’avidità dal mondo terreno, utilizza l’allegoria del cane da caccia che cercherà e ucciderà la lupa.
L’allegoria nella pittura
Il ricorso all’allegoria è comune nella pittura; un interessante esempio è rappresentato dall’opera di Picasso qui sotto riportata: La gioia di vivere, risalente al 1946.

La gioia di vivere (Picasso)
Attraverso un’immagine concreta (il ballo di una donna in riva al mare, in compagnia di alcune figure mitologiche) raffigura un concetto astratto, ovvero la gioia di vivere finalmente ritrovata dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
Anche, Guernica, uno dei quadri di Picasso più noti e studiati fin nei minimi dettagli, è considerato una vera e propria allegoria del dolore dell’uomo, di una sofferenza condivisa veramente da tutti, uomini, donne, bambini e animali.

Guernica (Picasso)