Smettere di lavorare è possibile? Con l’avvento dello smart working molti si sono accorti che “il lavoro non rende liberi” (contrariamente a quanto affermato dalla celebre frase affissa all’ingresso dei campi di concentramento nazisti, Arbeit macht frei, Il lavoro rende liberi) perché sottrae qualità della vita.
Lavoro e Personalismo
La posizione del Personalismo sul lavoro può essere così riassunta.
- Il lavoro è necessario, ma è una condanna sociale. Non offendiamoci se ci chiamano schiavi, la schiavitù soft del terzo millennio.
- Se il lavoro piace al 100% (indice di qualità) non è un lavoro, ma un’attività economica (strategia dell’artista).
- Dire che il proprio lavoro piace è spesso un patetico alibi per sopportarlo meglio; se si potesse, si lavorerebbe molto di meno o non si lavorerebbe affatto. Il test: se vinceste alla Lotteria, fareste esattamente lo stesso lavoro? Se una cosa piace, la si fa al 100% anche senza remunerazione!
- Molte persone poi lavorano per riempire la loro vita, mancando di veri oggetti d’amore.
- Altre lavorano per avere soddisfazioni (successo, carriera, denaro, modi sbagliati per aumentare l’autostima), ma le soddisfazioni (che di solito portano comunque con sé tanti problemi, stress o stanchezza) non sono la felicità.
- Inutile nascondere i punti precedenti con la strategia del carcerato. Nei 13 mesi di servizio militare non vedevo l’ora di andare in licenza, ma quando ero in caserma (cioè al lavoro nell’analogia) non mi illudevo certo di essere una persona libera.
Molti sono convinti che “si deve lavorare”. Il principe Harry ha fatto suo uno dei must del Personalismo (mettere in discussione i “si deve”; notevole la sua presa di distanza dai “doveri” di un membro della casa reale inglese); dopo aver chiaramente detto che si fermerà a due figli perché di più non sono “sostenibili” (vedasi critica del Personalismo all’aumento della popolazione e dell’antropentropia), nel dicembre 2021 in un’intervista ha dato questo consiglio: “Lasciate il lavoro se non vi dà gioia, mettete al primo posto la felicità“.
Smettere di lavorare: le scelte sbagliate
Esistono “soluzioni” che non sono per tutti: per questo le definiamo “sbagliate”; non lo sono soggettivamente, ma oggettivamente proprio perché non generalizzabili. Chi smette di lavorare facendo una vita quasi ascetica semplicemente perché incapace di sfuggire allo stress della vita moderna, non ha comunque una personalità equilibrata. Spesso decide di essere semplicemente sereno e non punta alla felicità. La sua vita diventa minimalista ed è poco credibile che riesca ad avere le risorse economiche necessarie a vivere di passioni (oggetti d’amore) che comunque richiedono contatti “normali” con la società.
Smettere di lavorare a 50 anni
Come andare in pensione prima? Ormai è evidente la crisi del sistema pensionistico in Italia: difficoltà ad andare in pensione e valore della pensione troppo basso (vedasi pensione minima, di cittadinanza ecc.) sono due aspetti che probabilmente si cronicizzeranno negli anni finché il sistema pensionistico non verrà sostituito da qualcosa di simile al reddito universale.
Questo articolo non è rivolto agli over 60, ma a tutti i giovani e ai lavoratori di mezza età ancora lontani dalla pensione con lo spettro di vedersi spostata sempre più in là la data del pensionamento con un assegno sempre più rosicchiato dalle difficoltà economiche del Paese.
Come andare in pensione prima? Magari a 50 o a 55 anni, 10-15 anni prima del limite fissato dalle vigenti disposizioni? La risposta sta nella strategia del traguardo, un concetto della concezione del lavoro del Personalismo veramente poco compreso.
La maggior parte di chi lo analizza pensa che sia una soluzione destinata a pochi fortunati che a 40 anni possono smettere di lavorare e vivere di rendita. Dalla mia esperienza posso assicurare che una percentuale significativa della popolazione potrebbe attuarla smettendo di lavorare e andando in pensione prima.
Vediamo cosa la rende inaccessibile a molti. La risposta è semplice: l’apparenza, la mancanza di semplicità. Sia che si guadagnino 20.000 euro all’anno sia che se ne guadagnino 20 milioni, se uno è un apparente, state certi che li spenderà tutti e dovrà sostenere il suo alto o basso tenore di vita continuando a lavorare.
Ci sono persone con stipendi normali o medio-bassi che non esitano a farsi la macchina da 30.000 euro, la vacanza di lusso, la casa più grande e bella (ovviamente con un mutuo pazzesco): appena si ritrovano in tasca qualche spicciolo lo spendono; i sostenitori più accaniti di questa politica fanno debiti, per esempio mutui con cui firmano la loro presenza al lavoro vita natural durante.
L’apparente non conosce il valore del risparmio.
Vediamo ora come implementare la strategia del traguardo, per esempio, per una coppia di 30 anni con un figlio e che guadagna circa 50.000 euro all’anno. Qual è il trucco? Semplice: vivere come se ne guadagnassero 30.000. Non dite che non è possibile, perché ci sono coppie con un figlio che guadagnano tale cifra, non si lamentano e sono comunque soddisfatte della loro vita. Significa ridimensionarsi al 60% delle proprie potenzialità, acquistare una casa da 100.000 euro invece di una da 160.000, due auto da 12.000 euro invece che due da 20.000, fare una vacanza da 1.000 euro invece che una da 1.600 ecc. Significa non buttare soldi in cose che tutto sommato non migliorano di molto la qualità della vita, se non per la soddisfazione di dire “me lo posso permettere”. Sì, schiavi per una vita per permettersi questo o quello.
A 50 anni la coppia avrà risparmiato 400.000 euro; potrà pagare i contributi volontari (che nulla c’entrano con la pensione integrativa, ma sono semplicemente la prosecuzione dei contributi legati a un’attività lavorativa) per altri 15 anni e vivere con una “pensione” di 20.000 euro l’anno circa. Se il figlio è stato educato bene, potrà badare a sé stesso e si staccherà dalla famiglia e 20.000 euro all’anno assicureranno lo stesso tenore di vita di prima (quello relativo ai 30.000 euro in tre).
Ovviamente, l’esempio è modulabile a seconda dei parametri impostati, ma dimostra che smettere di lavorare e andare in pensione prima è realmente possibile. Chi storce il naso ritenendo i numeri irrealistici dovrebbe parlare con cittadini di altri Paesi meno fortunati dell’Italia per capire come vivevano nei loro Paesi (non sto parlando dell’Africa, ma di Paesi come la Romania o l’Albania), per capire come quella che in questo articolo è una scelta di vita (strategia del traguardo) là era una necessità ben più critica nei numeri, con lavori duri e senza possibilità di pensioni decenti (una pensione rumena è di circa 100 euro).
Smettere di lavorare – I prerequisiti
Nella strategia del traguardo, a prescindere da scelte riguardanti il tenore di vita, contano ovviamente scelte di vita molto importanti che riguardano: i figli, i genitori e il partner.
I figli – Limitare la numerosità della famiglia (se avete tre o più figli, rassegnatevi, non lamentatevi del lavoro e della pensione che non arriva, state lavorando per il loro futuro. Siatene felici!). Non cercate figli in tarda età. A meno di non avere un patrimonio ingente, fare un figlio a 40 anni fa crollare ogni speranza di strategia del traguardo. Nell’esempio sopra riportato, a 50-55 anni i figli dovrebbero incominciare a entrare nel mondo del lavoro ed essere autosufficienti. Da notare, che l’ipotesi dei 50 anni è sempre valida se, oltre alla propria “pensione”, si è messo da parte un tesoretto per sostenere gli ultimi anni di scolarità dei figli.
I figli poi vanno educati bene con il fine di stimolarne l’autosufficienza. Se il figlio è un bamboccione, siete spacciati.
I genitori – Si dà per scontato che il genitore sia autosufficiente e che viva della sua pensione. Scelte come le strutture per anziani (anziché costose badanti poco professionali) possono essere la soluzione per genitori non autosufficienti. Ovviamente, si deve tenere conto della differenza fra il costo della struttura e la pensione del genitore; differenza che comunque va divisa fra i vari fratelli (i figli dell’anziano). Non si fa riferimento ad altri rapporti di parentela perché è assurdo che limitino la propria propensione a essere liberi dal lavoro.
Il partner – Scegliere il partner “giudizioso” (se ha le mani bucate, siete spacciati, a meno di non sopportare continue discussioni).
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