La scienza delle finanze (o economia pubblica) è lo studio della politica del governo attraverso la lente dell’efficienza economica e dell’equità.
La scienza delle finanze è quella branca dell’economia che tratta dell’attività finanziaria pubblica, ovvero l’attività che lo Stato e i vari enti territoriali (Comuni, Province e Regioni) svolgono allo scopo di reperire i mezzi necessari all’erogazione dei servizi di pubblico interesse (bisogni collettivi).
Per soddisfare i bisogni collettivi sono indispensabili entrate pubbliche (rappresentate dai diversi introiti che lo Stato e tutti gli altri soggetti pubblici reperiscono grazie ad apposite norme) e spese pubbliche (vale a dire le uscite necessarie per la messa a disposizione dei vari servizi).
Nell’attività finanziaria pubblica si distinguono pertanto soggetti attivi (lo Stato e i vari enti) e soggetti passivi (i contribuenti, ovvero i cittadini chiamati per legge al pagamento dei vari tributi).
È importante definire il significato della locuzione bisogni pubblici (anche bisogni collettivi); si tratta, essenzialmente di quelle esigenze che il cittadino avverte in quanto membro di una collettività; ne sono facili esempi l’ordine pubblico, la difesa, l’istruzione, la salute, la giustizia ecc.
I bisogni pubblici possono essere distinti in generali e speciali; i vantaggi che i primi portano con sé non sono esattamente quantificabili per il singolo cittadino (si pensi ai servizi dell’ordine pubblico o a quelli della difesa), mentre il vantaggio dei secondi è misurabile in quanto sono divisibili per il singolo fruitore (il classico esempio è il prezzo che il cittadino sostiene per l’erogazione di un certificato).

La scienza delle finanze è altresì nota come “economia pubblica”
I bisogni pubblici generali vengono finanziati con le imposte, mentre quelli speciali con le tasse.
Come nel caso di un’impresa privata, la differenza fra le entrate e le spese in un dato periodo (il cosiddetto anno finanziario che, nel nostro Paese, coincide con l’anno solare) dà luogo a un avanzo pubblico (se le entrate superano le spese) oppure a un deficit pubblico (le spese sopravanzano le entrate), che è il caso più frequente. Per coprire (finanziare) il deficit pubblico, lo Stato ricorre generalmente al debito pubblico.
È possibile a questo punto introdurre la definizione di fabbisogno finanziario dello Stato, che non è altro che la somma delle spese pubbliche che l’apparato statale deve sostenere nell’anno finanziario.
Nelle economie moderne, l’ammontare globale della spesa pubblica tende sempre ad aumentare e questo viene considerato come uno dei più seri problemi che i governi di ogni Paese sono chiamati ad affrontare. La misura del deficit statale viene generalmente espressa ricorrendo a una percentuale riferita al prodotto interno lordo, il PIL, definibile come il risultato finale dell’attività produttiva dei residenti in un Paese nel corso di un anno finanziario. È di vitale importanza per un Paese riuscire a mantenere il deficit dello Stato al di sotto di una determinata soglia (per esempio, il 2%).
Le cause alla base della tendenza alla crescita della spesa statale sono diverse (inflazione, incremento dei bisogni della collettività, burocrazia statale eccessiva con conseguenti aumenti di spesa, sprechi delle risorse pubbliche, inefficienze della macchina statale, finanziamento della disoccupazione, spese per il servizio sanitario nazionale ecc.).
Per quanto riguarda l’Italia, fra le spese pubbliche più rilevanti vanno senz’altro segnalate quelle relative alla previdenza sociale, alla sanità e all’istruzione.
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