Nella civiltà occidentale diventa sempre più usuale avere debiti: mutui, prestiti, acquisti a rate. Tutto legale, ben diverso dal rivolgersi a un usuraio, tutto tremendamente normale.
Quali sono le personalità più coinvolte in questo problema?
La personalità più coinvolta è sicuramente quella apparente; l’apparente è obbligato dalla sua survivenza ad avere un alto tenore di vita; se vuole vivere al di sopra delle sue possibilità economiche, per lui i debiti rappresentano una specie di droga che gli consente di affrontare la realtà.
L’irrazionale fa debiti perché non riesce ad avere una buona visione dell’economia; soprattutto se ottimista, penserà che sia facile far fronte ai propri debiti, salvo poi ritrovarsi a dormire sotto a un ponte o a scappare per tutta la vita dalle scadenze dei pagamenti.
Il dissoluto contrae debiti per soddisfare i suoi “vizi” e il caso più drammatico è rappresentato dalla carenza cronica di denaro da parte del drogato.
Il sopravvivente spesso contrae debiti per uscire dal grigiore della sua vita quotidiana (lo shopping senza finalità all’uso è l’esempio più lampante).
Il romantico può farlo solo come omaggio al proprio ideale.
La domanda che dobbiamo farci è pertanto: in che relazione stanno i debiti con la qualità della vita? Occorre distinguere due forme diverse di debito:
- il debito produttivo
- il debito improduttivo.
Il debito produttivo può essere visto come una forma di investimento e riguarda per esempio i mutui per l’acquisto della casa (secondo alcuni economisti nemmeno questo è un debito produttivo) o quelli contratti nell’attività lavorativa. Quello improduttivo riguarda invece le forme di debito tese unicamente a migliorare il proprio tenore di vita con beni comunque deperibili: una macchina, un capo d’abbigliamento, un costoso televisore ecc.
Mentre i debiti produttivi sono giustificati con l’unico vincolo che non degradino oltre misura la qualità della vita (è abbastanza assurdo lavorare 16 ore al giorno per vent’anni per comprarsi una casa lussuosa), quelli improduttivi sono al di fuori di una strategia ottimale per la qualità della vita. Il motivo non riguarda tanto l’incapacità di estinguerli quanto il fatto che chi si compra a rate questo o quello, chi chiede un prestito per l’auto nuova (non potrebbe comprarsene una usata?) non ha un concetto equilibrato di ricchezza, perché
il vero saggio è colui che desidera solo ciò che può avere.
Contrarre debiti significa invece desiderare ciò che si spera in un futuro (estinzione del debito) di possedere.
Se a questo motivo si aggiunge il peso esistenziale che spesso l’estinzione di un debito comporta (maggior lavoro, stress, rinunce in altri settori dell’esistenza ecc.), appare evidente che il debito improduttivo è una forma con cui ci si può al massimo illudere di vivere alla grande.
Il mutuo come debito
Il mutuo per la casa è sicuramente una forma di debito molto diffuso. Purtroppo (vedi la situazione emersa negli USA alla fine del 2006) molte persone non si pongono nemmeno il problema se convenga e che tipo di mutuo accendere. Accecate dai loro desideri, danno per scontato che non avranno alcuna difficoltà nel pagare le rate del mutuo e che la loro vita non degraderà a causa della riduzione della loro liquidità.
Dare regole generali sull’opportunità o no di caricarsi dell’onere di un mutuo è molto difficile perché spesso dipende dalle prospettive future del soggetto: ben diversa è la situazione di un dipendente senza possibilità di cambiare a breve la propria carriera da quella di una persona che ha ottime prospettive di migliorare a breve il livello economico del suo lavoro. Purtroppo è anche vero che queste speranze, poi disilluse, sono alla base delle difficoltà nell’onorare le rate, diventate veri e propri macigni.
Per limitarci al puro buon senso, è possibile dare un paio di regole generali, analizzando le statistiche sulle insolvenze; in altri termini, verificando statisticamente quali condizioni hanno generato problemi a chi ha contratto il mutuo. In base a ciò, un mutuo dovrebbe essere sottoscritto solo se:
- non supera (all’accensione) mensilmente il 30% della disponibilità della famiglia.
- non termina oltre i 55 anni di età.
La prima condizione è facilmente comprensibile: più il mutuo strozza la famiglia più un qualunque imprevisto manda in tilt il sistema. Cosa fare se per esempio si necessita di un mutuo di 900 euro mensili e la famiglia dispone solo di 2.500 euro? Semplice: si sceglie una casa meno costosa e un mutuo più ridotto.
La seconda condizione, oltre a essere psicologica, ha un fondamento nel fatto che è preferibile associare al mutuo una polizza vita per assicurarsi in caso di morte del contraente. Tali polizze sono abbordabili se il soggetto è giovane, ma diventano molto costose più si è avanti con gli anni. Oltre a rinchiudersi di fatto in una prigione a vita, un soggetto venticinquenne che stipula un mutuo quarantennale non può “essere sicuro” di terminarlo.
IL COMMENTO
L’ergastolo bancario ovvero gli arresti… domiciliari
I sogni e i desideri si possono confondere con la realtà, ma spesso si sciolgono in un attimo come neve al sole.
Tempo fa un mio conoscente (peraltro abbastanza antipatico) volle mostrarmi la sua nuova casa, acquistata con un mutuo ventennale da capogiro (mi disse la cifra per farmi capire che poteva reggerlo, anche se a fatica, mentre a molti non sarebbe nemmeno bastato lo stipendio). Poiché sono molto bravo a distruggere i sogni, lo lasciai parlare un po’ finché cadde sulla frase che aspettavo: “Eh sì, a me piace molto la mia casa”. Lo corressi subito, ma in maniera distratta, senza acredine: “Scusa, la casa della tua banca vorrai dire, finché non finisci di pagare il megamutuo definirla tua è ottimistico”. Mi guardò con un’espressione di dolore, come se il campione mondiale dei massimi lo avesse colpito con un gancio, cambiò discorso e sentii su di me l’odio dell’apparente scoperto.
Tempo fa, una, peraltro piacevole, pubblicità della Banca Intesa SanPaolo ci mostrava due giovani innamorati che stavano chiedendo informazioni per un mutuo. Lo spot vendeva come un plus la durata quasi eterna del mutuo, 40 anni, precisando che in tal modo le rate risultano meno pesanti.
Senza rimarcare ancora una volta come l’abitudine a contrarre debiti stia sempre più radicandosi nella nostra società, è significativo come la stipula di un mutuo sia l’equivalente odierno della schiavitù. 40 anni sono tutta una vita che le persone si impegnano a vivere parzialmente per la banca per la sciocca aspirazione di avere una bella casa. Quante rinunce dovranno fare in quei 40 anni? Quante volte la rata mensile prosciugherà i loro guadagni e l’ansia di doversi contare i soldi in tasca per permettersi questo o quello rovinerà le loro giornate?
Non sarebbe più logico e saggio ridimensionare le proprie aspettative e accontentarsi di una casa più modesta?
Ricordiamocelo: finché non finiamo di pagare il mutuo,
la casa non è nostra, “praticamente” è della banca.
Quindi se invitiamo un amico non diciamo: “ti piace la mia casa?”, ma “ti piace la casa della mia banca?”.
Indice materie – Economia – Debiti