La concorrenza perfetta è una forma di mercato più ipotetica che reale; le sue caratteristiche principali sono:
- atomizzazione del mercato,
- omogeneità del prodotto
- trasparenza
- piena mobilità dei fattori produttivi.
Quando si parla di atomizzazione (o polverizzazione) del mercato si fa riferimento alla presenza di moltissimi compratori e venditori di piccole dimensioni (nessuno di essi è in grado di avere influenza sul prezzo di mercato); i prodotti scambiati nel mercato di concorrenza perfetta sono fra loro omogenei (ne discende che per gli acquirenti è del tutto indifferente comprare il prodotto da un venditore o da un suo concorrente); con trasparenza del mercato si fa riferimento al fatto che i compratori sono del tutto e correttamente informati sulle varie condizioni di domanda e offerta (in particolar modo sono perfettamente al corrente dei prezzi praticati); con piena mobilità dei fattori produttivi si intendono sia la libertà per gli imprenditori di spostarsi geograficamente o di cambiare settore operativo sia l’assenza di barriere di mercato (in altri termini, gli operatori hanno piena libertà di entrare o uscire nel mercato in base alla loro convenienza) sia il fatto che i soggetti del mercato operano senza che vi siano intese senza altri venditori o compratori.
Secondo la scuola classica, la concorrenza perfetta rappresentava l’unica forma di mercato in grado di assicurare i massimi vantaggi a tutti gli appartenenti alla collettività; questo perché quando il singolo operatore è in competizione con tutti gli altri per massimizzare il proprio interesse personale ne trae vantaggio tutta la collettività. I fautori del mercato in concorrenza perfetta ritengono che tale forma abbia notevoli vantaggi: massimizzazione del volume della produzione, sovranità del mercato ai consumatori (è la domanda che crea i presupposti dell’attività di produzione), migliore allocazione delle risorse, indipendenza assoluta degli operatori economici (soprattutto nei confronti dell’apparato statale).
Ovviamente non mancano le critiche a questo modello, critiche accentuatesi dopo la cosiddetta grande depressione (crisi del 1929); i detrattori fanno notare che un sistema che si basa sulla libera concorrenza senza alcun freno da parte dello Stato, conduce inevitabilmente a frequenti crisi dell’occupazione; un’altra pesante critica è rivolta alla supposta sovranità del consumatore; questa sarebbe solo teorica in quanto le varie imprese, grazie alle strategie pubblicitarie, sono in grado di creare bisogni fittizi o, peggio, dannosi per i consumatori. La concorrenza perfetta, inoltre, non è in grado di garantire la giustizia sociale in quanto consente agli operatori più forti economicamente di agire nel proprio interesse determinando ingiustizie nella distribuzione della ricchezza. Va da sé che un mercato che abbia tutte le caratteristiche della concorrenza perfetta è di difficile (se non addirittura impossibile) riscontro nella realtà.

La concorrenza perfetta è una forma di mercato nella quale né i produttori né i consumatori sono in grado di influenzare i prezzi di mercato dei beni e dei servizi.
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