L’inquinamento ambientale è al centro delle attenzioni di tutti quegli ambientalisti che si occupano soprattutto della difesa dell’ambiente in cui vivono, con una posizione quindi molto concreta. Purtroppo, nel variegato popolo di chi rende prioritaria la difesa dell’ambiente in cui vive, la personalità del fobico è sicuramente molto ben rappresentata.
Il timore di ogni innovazione tecnologica e delle sue ricadute (l’inquinamento atmosferico è per esempio una ricaduta della diffusione di auto, riscaldamenti, processi industriali ecc.) è spesso sovrastimato e si preferisce la fuga rappresentata dal principio di precauzione piuttosto che un esame oggettivo dei pro e dei contro.
Qual è la reale priorità che dobbiamo dare all’inquinamento ambientale? Qualche anno fa l’oncologo Umberto Veronesi (1925-2016) “banalizzò” i rischi da inquinamento, parlando di un’incidenza del solo 4% nelle forme tumorali. Contro questo dato sono insorti gli ambientalisti più radicali, sostenendo che ci sono prove inoppugnabili che l’inquinamento ambientale miete vittime a destra e a manca. Prima di commentare la posizione di Veronesi, sono opportune un paio di premesse.
Se rileggiamo l’elenco di incoerenze tipiche dell’ambientalista di comodo, non possiamo non capire che
l’inquinamento ambientale è colpa di tutti.
È facile parlare di soluzioni, ma proviamo a pensare a quelle non demagogiche (cioè che risolvano veramente qualcosa senza limitarsi a migliorare la situazione dello 0,1%!) come l’eliminazione delle auto, dei riscaldamenti, dell’uso dei condizionatori, dello spostamento delle fabbriche in luoghi extraurbani (ma poi si lamenterà chi abita in campagna!) ecc. Si è sicuramente favorevoli alla limitazione dell’auto se non la si usa massicciamente, ma poi lo si sarebbe nello spegnere il proprio riscaldamento per un paio di giorni alla settimana? Si è favorevoli alla costruzione di una discarica per riciclare i rifiuti, ma “naturalmente” non deve essere vicino a casa nostra!
Un altro dato inconfutabile è che
l’inquinamento ambientale è proporzionale alla densità della popolazione.
Infatti, se in Italia gli abitanti fossero un decimo probabilmente l’inquinamento ambientale riguarderebbe al massimo le due, tre città più grandi.
Anche l’inquinamento ambientale è un problema di antropentropia.
Le due premesse spiegano perché la soluzione dell’inquinamento ambientale non è banale e chi la banalizza è sicuramente in malafede o è un integralista: infatti l’inquinamento ambientale è un contro conseguenza di molti pro.
Pretendere di costringere la popolazione a rinunciare a priori a tutti i pro perché ci sono dei contro è abbastanza autoritario. In sostanza si tratta di far sì che un atteggiamento fobico (“può far male, eliminiamolo!”) prevalga su un esame oggettivo della situazione.
È ora però di ritornare alle affermazioni di Veronesi e alla spiegazione della loro correttezza.
Da dati ufficiali (fra l’altro sostenuti anche dagli ambientalisti) l’inquinamento provoca una diminuzione della vita media al più di un anno.
Tale dato è molto realistico ed è coerente con il fatto che non esiste nessuna zona italiana con una vita media palesemente superiore a quella nazionale, zona in cui l’eventuale aumento potrebbe essere attribuito alla mancanza di inquinamento.
Dato per buono il dato di un anno, si scopre subito che il problema esiste, ma è decisamente inferiore ad altri problemi salutistici.
Fumo, alcol, sovrappeso, stili di vita sbagliati accorciano la vita media molto di più dell’inquinamento ambientale.
Questo in linea con quanto sostenuto da Veronesi. Il fumo per esempio incide per un fattore dieci volte maggiore sulla riduzione della vita media e tale indice sale ulteriormente per i grandi fumatori. È pertanto assurdo l’ambientalista che si preoccupa di abbassare le polveri sottili ed è fumatore; idem di quello che non si preoccupa dell’alimentazione e così non sa nemmeno che nella gran parte dei salumi sono contenuti conservanti (nitriti e nitrati) sicuramente cancerogeni. Né ha pregio la considerazione che l’inquinamento ambientale è un fatto sociale, mentre il fumo o il sovrappeso sono fatti personali perché i costi delle cure a chi ha stili di vita errati ricadono su tutta la comunità.
A fronte di queste riflessioni:
- il problema dell’inquinamento ambientale è serio, ma non va sovrastimato.
- Deve essere visto in una globale politica di ottimizzazione delle risorse energetiche.
- Deve essere visto in una globale politica di limitazione dell’antropentropia.

Le ciminiere di centrali elettriche a carbone fossile emettono inquinamento da anidride carbonica
Inquinamento ambientale: tipi e cause
In base al sito inquinato potremo parlare di inquinamento:
- atmosferico
- idrico
- del suolo
- degli ambienti confinati
- domestico
- sul luogo di lavoro
- urbano
In base all’agente inquinante potremo parlare di inquinamento:
- chimico
- fotochimico
- biologico
- acustico
- elettromagnetico
- da plastica
- luminoso
- termico
- radioattivo/nucleare
- architettonico
- agricolo
- industriale
Inquinamento ambientale: un decalogo discutibile
Per l’inquinamento ambientale ognuno propone soluzioni, molte delle quali utili, ma nessuna veramente decisiva. Il vero problema è che si tratta di soluzioni applicate su una popolazione che ha una scarsa coscienza ambientale e una minima propensione all’attività fisica. Vediamo per esempio il decalogo messo a punto dal ministero della Salute, lodevole iniziativa se non fosse che ha dovuto adattarsi al pensiero medio (mediocre) della popolazione.
1 – Usa i mezzi pubblici: evita di andare in auto se puoi.
Come spesso accade, chi usa compromessi fa più danni che altro. I mezzi pubblici sono carenti e tutti riceveranno il messaggio come impossibile da applicare. Perché non dire “usa la bicicletta per spostamenti urbani che non richiedano il trasporto di merci”. Nei Paesi nordici dove il clima è più freddo, ma la gente ha una coscienza ambientale migliore ed è fisicamente molto più attiva della popolazione italiana, la bicicletta è un mezzo di locomozione abituale. Ve l’immaginate qui il cittadino sovrappeso che deve abbandonare la sua amata auto che lo portava (magari dopo aver girato mezz’ora per trovare un parcheggio a 10 metri dalla meta, mezz’ora d’inquinamento gratuito) dritto dritto al suo ufficio?
2 – Se proprio devi usare l’auto, non viaggiare da solo.
Sinceramente ritengo il car sharing una sciocchezza, poco efficiente (non ottimizzato in termini di tempo) e utilizzabile solo per tragitti lunghi. In realtà, un modo per non dire all’utente che non deve usare l’auto, ma la bicicletta. Se per fare 3 km, devo farne 6 per raccogliere 2 amici qua e là, francamente vedo la soluzione come un palliativo. Inoltre il punto 2 può essere applicabile solo per andare/tornare dal lavoro, non per gli spostamenti durante la giornata che sono chiaramente individuali.
3 – Se proprio non hai alternative a usare l’auto, rallenta di almeno 10 km/h rispetto ai limiti di velocità.
Un altro consiglio discutibile. Più piano vado e più conviene la bicicletta (perché non dirlo, il termine non viene mai citato nel decalogo). Se invece devo usare l’auto per trasporto merci andare a 40 km/h anziché a 50 significa metterci un 25% in più, (2,5 ore anziché 2 ore), cioè perdere diciamo mezz’ora almeno al giorno, cioè un costo (se lavoro 8 ore) di circa il 6%. Se la direttiva fosse applicata, facile supporre che ci sarebbe un aumento dei prodotti e dei servizi.
4 – Non parcheggiare in doppia fila.
Giusto, ma assurdo, visto che già il codice della strada lo vieta. Basterebbe far applicare la norma invece che, italianamente, sperare che non la si disattenda.
5 – Prima di andare via dall’ufficio controlla che il riscaldamento sia spento.
Come se la maggior parte dei cittadini fosse responsabile direttamente della gestione del riscaldamento del proprio posto di lavoro. Assurdo poi spegnerlo in certe zone dove al mattino ci sarebbero 14-15 gradi e lavorare in ufficio in tali condizioni sarebbe difficilmente produttivo. Non si poteva scegliere una formulazione un po’ più realistica? Purtroppo in Italia è così: l’importante è fare una legge: se poi nessuno la osserva (magari perché l’osservarla sarebbe assurdo), che ci vuoi fare?
6 – Chiudi il riscaldamento di casa se vai in vacanza: risparmi e riduci le emissioni.
OK, ma qui penso che, per motivi economici, ci arrivino tutti!
7 – Abbassa il riscaldamento di 1-2 gradi e, se fa freddo, metti un maglione in più.
Questo consiglio mi è sempre apparso come ridicolo. Molti studi sull’inquinamento ci dicono che si perde mediamente un anno di vita, ma i danni maggiori ce li ha chi per un cattivo stile di vita e ha malattie croniche. Si deve supporre (e la cosa è comunque grave) che la perdita media normale sia attorno ai sei mesi. Ora, per sei mesi, una persona deve vivere in casa sua tutti gli inverni della sua vita con un maglione in più, le mani fredde, le orecchie ghiacciate? Sarebbe stato molto più efficiente dare una mappa, zona per zona, delle temperature massime ragionevoli.
8 – Limita l’uso della legna per il riscaldamento.
OK.
9 – Limita le attività sportive all’aria aperta.
Qui tocchiamo il fondo perché, di fatto, si sconsiglia anche l’uso della bicicletta e si afferma che “ok, siamo un popolo di sedentari e ciccioni incalliti, non esageriamo”.
10 – Tieni al riparo in casa bambini, anziani e chi è affetto da patologie respiratorie nelle ore di maggior traffico.
OK, ma io più che di anziani, parlerei di vecchi, anche se il termine può sembrare offensivo e non sarebbe politicamente corretto.