Non abbiamo un piano B, perché non esiste un pianeta B. Questo è l’ingenuo slogan con cui migliaia di giovani vorrebbero salvare la Terra.
Innanzitutto, da un punto di vista puramente psicologico, lo slogan è da persone insofferenti perché la persona equilibrata un piano B ce lo ha sempre. Chi è insofferente tende a diventare sempre più cupo e la cosa diventa preoccupante se in lui c’è anche una personalità violenta. I proclami di Greta Thunberg, rivolti a giovani insofferenti e violenti, potrebbero portare facilmente a un terrorismo verde: “se la Germania è uno Stato canaglia (affermazione della Thunberg), abbattiamo lo Stato!”.
Una ragazzina arrabbiata non è quindi da elogiare, è da aiutare perché evidentemente non vive bene. Si noti poi la sua incoerenza quando accusa i governanti di tanti bla, bla, bla quando lei stessa non ha mai proposto nulla, un progetto serio e articolato, azioni invece di chiacchiere.
L’ingenuità dei giovani si basa evidentemente sulla scarsa conoscenza della storia e sul vedere solo il presente. Cento, duecento anni fa c’erano in Europa tante foreste, tante paludi, ora non ci sono più, scomparse come stanno scomparendo i ghiacciai. Ma a tutti ha fatto comodo che in Europa sia arrivato il benessere. Si noti che tali scempi naturali sono comunque andati a vantaggio dei più ricchi non certo a vantaggio del popolo cui sono arrivate briciole, esattamente come oggi la foresta in Amazzonia sta arricchendo le multinazionali, mentre le briciole vanno ai locali. Quello che abbiamo oggi è già un pianeta C.
Anzi, se poi andiamo indietro nei secoli, probabilmente è un pianeta D o un pianeta E con l’uomo che da secoli distrugge la natura. I giovani di oggi pensano di poter fermare tale scempio semplicemente facendo manifestazioni o ballando in piazza, senza poter esercitare la minima pressione su Stati come la Cina, l’India, la Russia, gli USA che comunque continuano per ragioni economiche a distruggere il pianeta.

“Non c’è un pianeta B” è uno slogan utilizzato spesso da alcuni movimenti giovanili
Si parla tanto dei disastri climatici causati dal riscaldamento globale. Anche qui l’analisi è quanto mai superficiale:
- in molti Paesi si è costruito ovunque a ridosso di criticità ambientali, dalle ville in California ai nostri paesi sotto una montagna o in riva a un fiume;
- ovvio che se la popolazione raddoppia, il numero di morti per un disastro ambientale mediamente raddoppia;
- i primi due punti sono dimostrati dal passato. In molti paesi lombardi ci sono ancora i segni delle alluvioni del Po (a cinque km di distanza dal fiume), a circa un metro d’altezza nella piazza del paese! Il Siccomario è una regione così chiamata perché quando il Po usciva s’allagava tutto e a vista d’occhio non c’era che acqua (sicut mare*, come il mare). Nel 1951 le alluvioni in Italia provocarono oltre 150 morti, dal Polesine alla Calabria, alle isole. Colpa del riscaldamento globale?
Sicuramente il riscaldamento globale è reale e crea problemi che però non vanno esagerati perché di fatto sono analoghi a situazioni passate, sempre colpa dell’uomo.
Probabilmente questi poveri giovani manifestanti non si accorgono nemmeno come il condizionamento della sostenibilità sia perorato dai Paesi europei proprio perché questi non hanno risorse energetiche tali da offuscare quelle dei Paesi che del clima se ne fregano. Ridicolo poi che, visto che le energie rinnovabili sono ben cosa rispetto al necessario, molti rilancino sul nucleare, ora per molti diventato “pulito” senza nemmeno sapere le differenze con quello passato!
Provate a interrogare questi giovani su numeri, piani di fattibilità delle soluzioni e vedrete sempre facce stralunate oppure racconti ripresi da altri che cadono in crisi non appena li si fa deviare dalla strada, li si fa ragionare. Come i politici, tanti bla, bla bla.
L’energia dal Sole è un gran passo avanti? Ok, ma quanti giovani sanno rispondere alla domanda su che estensione avrebbero gli impianti per servire la produzione di energia per una città di 100.000 abitanti, case, aziende, automobili ecc.?
Nessuno di questi vuole ammettere che
arriveremo al pianeta Z se non limitiamo la presenza dell’uomo sul pianeta.
Che sia un virus o una catastrofe nucleare poco importa.
Un domani, quando sarà stata inventata la carica esplosiva più devastante di tutte quelle brevettate sino ad ora, qualche uomo, più malato degli altri, la ruberà, la collocherà al centro del mondo e la farà esplodere. In questo modo, distruggendosi del tutto la terra, finirà anche la malattia generale che la abita.
(conclusione de La coscienza di Zeno, Italo Svevo).
* Come mai invece sul sito del comune di Travacò Siccomario e su Wikipedia si dice che la spiegazione più logica sarebbe che il nome derivi da un certo Sigemarius il cui nome diventò toponimo della città? Il motivo della precisazione del comune di Travacò è che c’è una forte polemica con San Martino Siccomario (si veda qui): ci sono forti interessi commerciali perché nessuno si fa (o compra una casa) in un paese troppo vicino al Po (San Martino è a circa 5 km dal Po, Travacò a 2 con certe frazioni a 500 metri) ) che può trasformarsi in un mare… Nel 2000 a Travacò la gente osservava la piena dall’argine con l’acqua del Po a mezzo metro e una distesa di almeno 2 km, a perdita d’occhio…