Il consumismo consiste nell’aumento dei consumi, sostenuto in gran parte dalla pubblicità, con effetto espansivo sulla produzione e ulteriore bisogno indotto di nuovi consumi. Il consumismo è sicuramente legato al fatto che la società in cui si diffonde è economicamente avanzata. Infatti, una caratteristica di tale fenomeno è che tocca un ampio strato della popolazione e quindi è indice di ricchezza non marginale. Il consumismo è quindi tipico dei Paesi più ricchi. Questa affermazione può non essere condivisa da chi continua a vedere le difficoltà economiche di questi Paesi, ma è indubbio che parlare di consumismo in uno Stato del Terzo Mondo sarebbe abbastanza assurdo.
Sicuramente il consumismo sostiene una parte dell’economia di questi Paesi e va compreso quando e come promuoverlo. L’attuale eccessiva propensione a esso deve essere corretta in base a una valutazione razionale degli aspetti positivi. Tralasciando i possibili effetti negativi sul singolo (difficoltà economiche generate da un consumo non giustificato), a livello sociale gli aspetti negativi sono essenzialmente di ordine economico ed ecologico.
Dal punto di vista economico, già il marxismo metteva in guardia dal santificare i consumi, ma il fatto che il consumismo interessi ampi strati della popolazione lo rende un pericoloso fattore di instabilità sociale. Se da un lato dovrebbe sostenere la produzione, dall’altro, in momenti di crisi, può deprimere ulteriormente i ceti meno abbienti comunque entrati nella spirale consumistica. Non è difficile notare che molti degli intervistati sulle difficoltà economiche di un Paese sono vittime comunque di una tendenza ai consumi ormai irrinunciabile, per esempio la persona che racconta come sia difficile arrivare a fine mese e poi nell’aspetto rivela un’attenzione a tante costose frivolezze (sindrome del compratore: colui che identifica la soddisfazione esistenziale nell’acquisto e nel consumo di beni materiali)
L’inclinazione allo shopping è l’esempio più classico di questa sindrome che è ampiamente diffusa nella popolazione. Chi, in giro per turismo o per semplice piacere, non prova il desiderio di acquistare comunque e sempre qualcosa, a prescindere dai propri bisogni reali? Chi non si circonda di cose del tutto inutili semplicemente perché “carine”? Chi non ha nel guardaroba abiti messi solo due o tre volte (con un “costo per occasione” stratosferico!)? Chi non ha nella biblioteca libri che non ha mai avuto il tempo di aprire? Sotto questa luce psicologica, il consumismo è l’acquisto di merci che poi non servono a nulla di concreto. Ed è sicuramente negativo.
La correzione di questi problemi consiste quindi nell’indirizzare verso i consumi veramente utili all’incremento della qualità della vita (consumismo qualitativo).

Una caratteristica del consumismo è che tocca un ampio strato della popolazione e quindi è indice di ricchezza non marginale
Consumismo ed ecologia
Il consumismo è uno dei punti che ogni coscienza ambientale dovrebbe eliminare o perlomeno contenere. Infatti, è alla base dell’economia lineare e si oppone all’economia circolare, uno dei cardini della sostenibilità ambientale.
Cenni storici
Se già Karl Marx aveva individuato nel capitalismo una certa tendenza al consumo (che definì in modo alquanto pittoresco come feticismo della merce), per parlare di consumismo come fenomeno di massa è necessario attendere il termine della seconda rivoluzione industriale; in molti Paesi interessati da questo epocale cambiamento, infatti, le persone iniziarono a comprare, oltre ai beni di prima necessità, anche quelli secondari e superflui.
Fu poi negli anni ’60 del secolo scorso che le economie degli Stati Uniti d’America e dei Paesi dell’Europa occidentale attraversarono un grande periodo di espansione che, unito a leggi che ridussero molte diseguaglianze economiche, fece sì che in questi Paesi si raggiungesse una prosperità che fino a quel momento era praticamente sconosciuta ai più; l’arricchimento generale portò a un notevole incremento della domanda di moltissimi beni di consumo; nel corso degli anni, il consumismo è stato poi aiutato dalla grande diffusione di strumenti che favorivano il credito al consumo, in primis le carte di credito e le vendite a rate.
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