Il termine amianto (anche asbesto) indica una serie di sostanze che appartengono al gruppo dei silicati. Il termine amianto deriva dalla parola greca amiantos e significa, incorruttibile, inattaccabile; anche il termine asbesto è di derivazione greca (asbestos) e significa inestinguibile, che non si brucia.
La struttura dei diversi tipi di amianto è microcristallina e l’aspetto è finemente fibroso.
L’amianto è presente in natura e la sua estrazione avviene da cave o miniere in seguito alla frantumazione della roccia madre. La caratteristica più conosciuta dell’amianto è probabilmente quella della sua resistenza a temperature elevatissime, ma questa sostanza è dotata di numerose altre caratteristiche che a suo tempo lo hanno fatto considerare un materiale estremamente interessante in molti settori industriali. L’amianto infatti è una sostanza dotata di notevole elasticità e filabilità, è un buon fonoassorbente ed è dotato di una notevole resistenza agli agenti chimici, agli agenti biologici, all’usura e alla trazione,
I diversi tipi di amianto appartengono a due grandi gruppi, il gruppo serpentino e il gruppo anfibolo.
La legislazione vigente nel nostro Paese (il D. Lgs. 81/2008) definisce sei tipi di amianto; al gruppo serpentino appartiene il crisotilo (il più utilizzato a livello mondiale, detto anche amianto bianco o amianto grigio), gli altri cinque tipi di amianto (antofillite d’amianto, actinolite d’amianto, grunerite d’amianto, crocidolite e tremolite d’amianto) appartengono al gruppo anfibolo.
Un tipo particolare di amianto è la balangeroite; il termine deriva dal nome del paese in provincia di Torino dal quale questa sostanza veniva estratta (Balangero).
La tipologia più pericolosa in assoluto è la crocidolite (detta anche amianto blu); un’altra tipologia molto pericolosa è l’amosite (anche amianto bruno).
Perché l’amianto è pericoloso? Cosa dice la legge?
Si parla spesso di pericolosità dell’amianto; per amor di precisione si dovrebbe specificare che non è tanto la presenza di questo materiale a essere pericolosa, quanto il fatto che esso, in seguito a determinate sollecitazioni può liberare delle fibre che sono altamente nocive qualora vengano inalate; l’inalazione di fibre d’amianto infatti è correlata a numerose patologie.
Esistono diverse leggi relative all’amianto, sia in Italia che nei Paesi che fanno parte della Comunità Europea. Nel nostro Paese in base alla legge 257/92 sono vietate l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di tale materiale. Dopo la legge 257 i vari governi che si sono succeduti nel tempo hanno emanato varie disposizioni destinate a gestire il pericolo che poteva derivare dalla presenza di amianto negli edifici e nei manufatti. La questione è decisamente complessa; basti considerare che sono circa tremila le attività censite in cui i lavoratori erano esposti all’amianto (industrie del cemento armato, industrie tessili, industrie degli isolamenti termici e acustici, industrie chimiche, industrie ferroviarie e marittime, industrie cartacee ecc.).
L’esposizione all’amianto non deriva soltanto dal lavorare in determinati settori, ma anche dalla vicinanza alle fonti di produzione o all’utilizzo di coperture in Eternit (il cosiddetto cemento-amianto ideato agli inizi del XX secolo dall’austriaco Ludwig Hatschek) senza contare le fibre depositate sui vestiti dei lavoratori dei vari settori in cui vi era esposizione all’amianto e portate inconsapevolmente nelle abitazioni domestiche.
Grazie alle disposizioni di legge, l’unico tipo di esposizione all’amianto è consentita soltanto a quei lavoratori che sono impiegati sia nelle aziende deputate alla rimozione dell’amianto dai luoghi ancora contaminati sia nelle aziende specializzate nella bonifica. Queste particolari attività sono regolate da norme molto severe relativamente alla protezione dei lavoratori. Le norme riguardano vestiario, maschere a doppio filtro per le polveri ultrafini e le mascherine a perdere.
Sorge spontanea a questo punto una domanda: perché le patologie da esposizione all’amianto sono un argomento di scottante attualità dal momento che sono passati quasi venticinque anni dall’emanazione della legge 257 che ne bandisce l’utilizzo? La domanda, purtroppo, ha ancora un senso. La risposta è che vi è un notevole periodo di latenza tra l’esposizione all’amianto e la comparsa delle patologie a essa correlata (nel mesotelioma per esempio si osservano latenze che variano da 15 a 45 anni; in letteratura è stato segnalato anche un caso la cui latenza è stata di 71 anni). L’Istituto Finlandese per la salute sul luogo di lavoro indicava alcuni anni fa che l’incidenza del mesotelioma nei Paesi dell’Europa occidentale avrebbe raggiunto il suo picco nel periodo compreso fra l’anno 2010 e l’anno 2020. Per quanto riguarda il nostro Paese, anche sulla base di studi più recenti di quello finlandese, si ritiene che i casi di mesotelioma pleurico avranno il loro picco nel periodo 2015-2020 per poi iniziare a decrescere lentamente.
In alcune regioni del nostro Paese l’incidenza del mesotelioma pleurico è decisamente più elevata che in altre, fra queste regioni vi sono Liguria, Lombardia, Piemonte e Puglia, regioni dove la lavorazione dell’amianto era maggiore che in altre parti d’Italia.
Ecco perché il problema amianto è, e resterà ancora per diversi anni, una questione di scottante attualità (allo stato attuale ci sono circa 50 processi penali in corso relativi alla questione amianto).

Il termine amianto (anche asbesto) indica una serie di sostanze che appartengono al gruppo dei silicati. Il termine amianto deriva dalla parola greca amiantos e significa, incorruttibile, inattaccabile; anche il termine asbesto è di derivazione greca (asbestos) e significa inestinguibile, che non si brucia.
Le patologie da esposizione all’amianto
Come già abbiamo accennato, sono diverse le patologie correlate all’esposizione all’amianto. Possiamo suddividerle in condizioni patologiche benigne e condizioni patologiche maligne.
Fra le prime rientrano il versamento pleurico, le placche pleuriche e l’ispessimento pleurico diffuso.
Si definisce versamento pleurico una raccolta di liquido nel cavo pleurico superiore a quella fisiologica. Il versamento pleurico è spesso asintomatico; più raramente provoca febbricola, dolenzia toracica o dispnea di lieve entità.
Le placche pleuriche sono lesioni di tipo fibroso causate dall’azione irritativa delle fibre d’amianto. Sono asintomatiche e non danno problemi a livello di funzionalità respiratoria sempre che non siano particolarmente numerose e/o decisamente estese.
L’ispessimento pleurico diffuso è condizione alquanto rara; è un ispessimento di tipo fibroso e calcifico. Si estende per diversi centimetri e provoca alterazioni a livello di funzionalità respiratorie.
Le condizioni patologiche maligne provocate dall’esposizione all’amianto sono l’asbestosi (anche fibrosi polmonare interstiziale), il carcinoma polmonare e il mesotelioma (generalmente il mesotelioma pleurico, ma si registrano anche, seppure molto più raramente, casi di mesotelioma peritoneale e pericardico).
Tutte le patologie maligne correlate all’esposizione all’amianto sono, come già accennato nel paragrafo precedente, caratterizzate da periodi di latenza decisamente lunghi.
L’asbestosi (il termine deriva dall’altro termine con cui si definisce l’amianto) è una patologia professionale che, fortunatamente, si riscontra con sempre minore frequenza. Il suo decorso è progressivo e notevolmente invalidante; la malattia, infatti, è causa di insufficienza respiratoria cronica purtroppo irreversibile. Il fumo di sigaretta contribuisce in modo decisamente negativo sulla malattia aggravandone il decorso. Non esiste una terapia specifica; scopo del trattamento è quello di migliorare, nei limiti del possibile, le capacità respiratorie ricorrendo a farmaci cortisonici per uso inalatorio o sistemico e a farmaci broncodilatatori. Nel caso di insufficienza respiratoria si ricorre anche all’ossigenoterapia.
L’esposizione all’amianto può avere effetti cancerogeni a livello polmonare, il carcinoma polmonare è comunque molto frequente e sono diverse le cause alla sua origine. Dagli studi effettuati si è osservato che esiste una notevole relazione fra quantità di amianto inalata e il tabagismo. Si ritiene che il rischio di contrarre il carcinoma polmonare nei non fumatori che non sono stati esposti all’amianto è di 11 su 100.000 persone per anno; nei non fumatori che sono stati esposti all’amianto il rischio è circa 5 volte superiore; nei fumatori che sono stati esposti all’amianto il rischio era 50 volte superiore; eliminando il fumo di sigaretta i soggetti esposti che sono stati esposti all’amianto sono perlomeno in grado di ridurre il rischio di contrarre un tumore polmonare. Un altro buon motivo per smettere di fumare.
L’amianto può avere effetti cancerogeni anche a livello di mesotelio (lo strato cellulare che riveste le cavità sierose ovvero la pleura, il peritoneo, il pericardio ecc.); la stragrande maggioranza dei tumori mesoteliali è relativa alla pleura (mesotelioma pleurico). Il mesotelioma pleurico è una neoplasia fortemente correlata all’esposizione all’amianto tant’è che viene ritenuto un “tumore spia” di tale esposizione. Il mesotelioma pleurico è un tumore molto grave la cui prognosi è purtroppo infausta. In letteratura sono presenti casi di mesotelioma anche in soggetti esposti all’amianto in maniera indiretta (non erano cioè soggetti che lavoravano questo materiale) quali i residenti in zone con miniere di amianto, i residenti in luoghi in cui erano presenti industrie con lavorazioni dell’amianto e i familiari di soggetti che lavoravano nel settore dell’amianto e che erano venuti a contatto con l’amianto a causa delle fibre presenti sugli abiti di questi ultimi. Il fatto che vengano diagnosticati mesoteliomi nei familiari dei lavoratori del settore fa supporre che anche concentrazioni relativamente basse di fibre d’amianto possano essere decisamente pericolose (alcuni definiscono il mesotelioma pleurico come tumore familiare o tumore di vicinanza).
La bonifica
Nel nostro Paese esistono diverse aziende che si occupano della bonifica dell’amianto. Tale bonifica può essere effettuata in modi diversi; le procedure attualmente utilizzate sono tre: la rimozione, l’incapsulamento e il confinamento.
La rimozione dell’amianto consiste nella sua eliminazione materiale; è attualmente la procedura più utilizzata; è anche la più efficace, ma allo stesso tempo è quella che comporta il maggior numero di rischi per i lavoratori coinvolti. Altri problemi sono rappresentati dalla produzione notevole di rifiuti tossici, cosa che richiede procedure di smaltimento lunghe e costose. Orientativamente i costi di smaltimento sono i seguenti:
- 50 metri quadrati: da 20 Euro a 25 euro/mq
- 100 metri quadrati: da 15 Euro a 22 euro/mq
- 200 metri quadrati: da 12 Euro a 17 euro/mq
- 500 metri quadrati: da 10 Euro a 14 euro/mq
- 000 metri quadrati: da 9 Euro a 12 euro/mq.
La metodica dell’incapsulamento consiste nel trattare l’amianto con prodotti impregnanti o ricoprenti. Sostanzialmente si tratta di formare una pellicola protettiva sopra la superficie esposta; è una procedura meno costosa della precedente; risulta più contenuta anche l’esposizione all’amianto che i lavoratori devono subire. Il problema maggiore di questa metodica è che l’incapsulamento può subire alterazioni che ne compromettono l’efficacia. Il prezzo dell’operazione dipende, oltre che dalla superficie da trattare, anche dall’accessibilità della superficie da trattare, dalle difficoltà dell’opera ecc.
Il confinamento consiste nel posizionamento di una barriera a tenuta atta a dividere le aree che vengono usate all’interno di un edificio da quelle dove è posizionato l’amianto. Il processo di confinamento viene spesso associato a incapsulamento. Di fatto il confinamento serve a creare una barriera atta a prevenire sollecitazioni che potrebbero essere causa di rilascio di fibre d’amianto. I costi di questa metodica sono abbastanza contenuti, ma sono necessari diversi controlli e manutenzioni. Se l’intervento di confinamento non viene associato all’incapsulamento, all’interno dell’area confinata, continua a esserci il rilascio di fibre di amianto e, conseguentemente, il sistema di confinamento deve essere a tenuta.

Nel nostro Paese esistono diverse aziende che si occupano della bonifica dell’amianto. Tale bonifica può essere effettuata in modi diversi; le procedure attualmente utilizzate sono tre: la rimozione, l’incapsulamento e il confinamento.