La dizione vitamina E indica una famiglia di composti che ruotano intorno all’alfa-tocoferolo. La famiglia può essere divisa in due gruppi: i tocoferoli e i tocotrienoli. In totale abbiamo otto forme, quattro tocoferoli (alfa, beta, gamma e delta) e quattro tocotrienoli (alfa, beta, gamma e delta). Non tutte le forme hanno la stessa attività biologica. Infatti nel plasma umano sembra sia presente e attivo il solo alfa-tocoferolo; ciò dipende dal fatto che la proteina che trasporta la vitamina E (alfa-TTP) riconosce selettivamente l’alfa-tocoferolo. Anche i sali di vitamina E devono infatti essere convertiti in alfa-tocoferolo per essere attivi.
Questo spiega la necessità di usare le UI (unità internazionali) per esprimere l’attività biologica della vitamina. Le unità internazionali sono un’unità di misura che esprime la quantità di vitamina attiva.
La complicazione riguardante questa vitamina è dovuta al fatto che storicamente 1 UI=1 mg di vitamina E sintetica. Poi si scoprì che esistono diverse forme di vitamina E e che ognuna di esse aveva un’attività diversa. Le equivalenze sono le seguenti:
- 1 mg di vitamina E sintetica (dl-alfa-tocoferolo acetato) = 1 UI
- 1 mg di vitamina E naturale (dl-alfa-tocoferolo) = 1,1 UI
- 1 mg di vitamina E naturale (d-alfa-tocoferolo) = 1 alfa-TE o 1 TE (tocoferolo equivalente), cioè 1,49 UI
- 1 UI = 0,67 TE
- 1,49 UI = 1 TE
- 1 mg di beta-tocoferolo = 0,4 TE
- 1 mg di gamma-tocoferolo = 0,2 TE.
Se ci si riferisce al peso molecolare l’attività biologica della forma naturale è addirittura doppia rispetto a quella della forma sintetica. Per evitare la confusione è conveniente fare riferimento alle sole UI. Infatti se si parla di mg non si riesce a essere precisi a meno che non si esprima anche la fonte.
La vitamina E sintetica viene denominata dl-alfa-tocoferolo e contiene tutte le otto forme steroisomere possibili (da non confondere con le otto forme di vitamina E di cui si è parlato all’inizio dell’articolo) mentre nel plasma e nei tessuti umani ne sono presenti solo 5. Le altre tre forme non vengono pertanto utilizzate.
Fra i sali si usano principalmente l’alfa-tocoferil acetato (la forma solida disperdibile in acqua è praticamente pura, mentre quella oleosa contiene solo il 40-50% del sale), il d-alfa-tocoferolo succinato (vitamina E secca) e le due forme sintetiche dei sali. Nei prodotti contenenti tocoferoli misti occorre sempre fare riferimento alla sola dose di d-alfa-tocoferolo.
Vitamina E: dove si trova (gli alimenti)
La vitamina E naturale viene denominata d-alfa-tocoferolo.
Le fonti più ricche sono gli oli vegetali non raffinati (di germe di grano, di cartamo, di girasole, di semi di cotone ecc.) che presentano la vitamina E almeno nel 50% sotto forma di d-alfa-tocoferolo. L’olio di semi di soia e quello di mais hanno un contenuto circa 10 volte superiore di gamma-tocoferolo rispetto a quello di alfa-tocoferolo.
Gli oli di palma, di riso e di cocco sono ricchi di tocotrienoli.
Altre fonti sono le parti grasse delle carni animali, i cereali integrali, le noci e molti tipi di frutta e verdura.
La vitamina E naturale degli integratori deriva principalmente dall’olio di soia non raffinato. Poiché l’olio di soia contiene principalmente gamma-tocoferolo, la trasformazione in alfa-tocoferolo è comunque sintetica tant’è che sarebbe corretto parlare di vitamina E di “provenienza naturale”.

Alimenti ricchi di vitamina E come olio di germe di grano, germe di grano essiccato, albicocche secche, nocciole, mandorle, foglie di prezzemolo, avocado, noci, semi di zucca, semi di girasole, spinaci e paprika verde
Vitamina E: a cosa serve
Si tratta di una vitamina liposolubile (vale a dire, solubile nei grassi) che si trova principalmente negli oli vegetali spremuti a freddo, in tutti i semi interi crudi, nelle noci e nella soia e in piccole quantità nella carne, nelle uova, nel pollame, nel pesce. Originariamente fu ottenuta per la prima volta dall’olio di germe di grano.
Essa è un potente antiossidante, importante nella lotta ai radicali liberi. Protegge la vitamina A dalla scomposizione, la vitamina C e quelle del gruppo B dall’ossidazione e migliora la trasportabilità dell’ossigeno da parte dei globuli rossi.
È coinvolta anche nei processi energetici, aumentando la resistenza del soggetto. Dal punto di vista cardiovascolare, è un leggero vasodilatatore, svolge attività antitrombotica e rinforza le pareti dei capillari. Protegge dall’ossidazione diversi ormoni e consente un corretto utilizzo da parte dell’organismo dell’acido linoleico; consente una riduzione del fabbisogno di vitamina A. Stimolando la diuresi, la vitamina E migliora la situazione di soggetti cardiopatici e/o ipertesi. Migliora infine la messa a fuoco della vista nelle persone di mezza età.
Da questo breve quadro si comprende come la vitamina E possa essere notevolmente attiva nella difesa della salute e soprattutto nella prevenzione dell’invecchiamento.
Assorbimento
Come le altre vitamine liposolubili, anche questa vitamina viene assorbita in presenza di sali biliari e grassi. L’efficienza di assorbimento non è elevatissima (dal 20 al 60%) e diminuisce all’aumentare dell’apporto.
Assimilata nell’intestino, viene trasportata al fegato, dove viene immagazzinata (il fegato rappresenta il principale organo di deposito della vitamina in questione); è anche depositata in altri organi (tessuti grassi, nel cuore, nei muscoli, nei testicoli, nell’utero, nel sangue e nelle ghiandole surrenali e pituitaria). In genere con la dieta si assumono 20 UI di vitamina E.
È stato dimostrato che le forme naturali sono più efficaci di quelle sintetiche, soprattutto come antiossidante. Se ferro inorganico e vitamina E vengono assunti insieme, diminuisce l’assorbimento di entrambi; è preferibile pertanto assumere il ferro (a stomaco vuoto) 8-12 ore dopo la vitamina o assumere forme di ferro compatibili come il fumarato ferroso.
Molte sostanze possono ridurne l’assorbimento (cloro dell’acqua potabile, pillola contraccettiva, composti inorganici del ferro ecc.).
Viene distrutta dal calore della cottura, dai raggi ultravioletti e dall’ambiente alcalino (come il bicarbonato di sodio). Gli alimenti che contengono grandi quantità di vitamina C possono favorire l’assorbimento della vitamina E.
Dosaggio e tossicità
Un’assunzione corretta deve tener conto non del peso del soggetto, ma della quantità di grassi polinsaturi della dieta, dell’esposizione all’inquinamento, dell’età. Attualmente molti studi americani consigliano un’integrazione di 200-400 UI al giorno.
Dosi inferiori alle 800 UI non danno generalmente problemi; alti dosaggi possono provocare un aumento della pressione sanguigna.
L’assunzione è invece decisamente sconsigliata per i pazienti affetti da reumatismo cardiaco cronico.
Particolare attenzione, poi, deve essere posta in pazienti che assumono anticoagulanti.
Vitamina E e patologie
La vitamina E si è rivelata molto utile:
- nelle malattie gastrointestinali
- nel morbo di Parkinson. Associata al medicinale Deprenyl può alleviarne la sintomatologia
- nelle convulsioni dei bambini epilettici
- nel rafforzamento del sistema immunitario
- nella prevenzione delle malattie cardiache
- nell’angina pectoris
- nella gestione del colesterolo (500 UI al giorno aumentano i livelli di colesterolo HDL, il cosiddetto colesterolo buono)
- nella malattia reumatica
- nei crampi notturni e negli spasmi muscolari associati a claudicatio intermittente
- nella prevenzione del tumore al polmone (la probabilità di ammalarsi è due volte e mezzo minore)
- nella sindrome premestruale
- nell’alleviare la sintomatologia causata da sedute di radioterapia o chemioterapia
- nella distrofia muscolare
- nella sclerosi multipla
- nel trattamento delle vene varicose
- nella malattia di Crohn
- nel diabete
- nella limitazione dei danni del fumo da sigaretta
- nelle cefalee.
Moltissime altre ricerche sono condotte sull’impiego della vitamina E, rendendola una delle sostanze più interessanti nella gestione delle patologie.
Cosa non fa – Non ci sono invece prove scientifiche della funzione sia come cicatrizzante sia come fattore attivo nella sfera sessuale.
Carenza
La carenza di vitamina E è un’evenienza piuttosto rara, anche in presenza di persone sane che ne assumono bassi quantitativi dal loro regime alimentare.
I bambini nati prematuramente e che hanno un peso corporeo inferiore a 1,5 kg potrebbero sviluppare una carenza; è per questo che, a questi soggetti, vengono somministrate talvolta integrazioni; si vuole infatti ridurre il rischio di alcune complicazioni (fra cui problemi alla retina).
Il rischio di una carenza è più elevato nei soggetti che sono affetti da problemi di malassorbimento di lipidi; la carenza può determinare neuropatia periferica, miopatia scheletrica, retinopatie, malfunzionamento della risposta immunitaria e atassia.
Notevoli integrazioni sono necessarie in coloro che sono affetti da abetalipoproteinemia, una grave patologia autosomica recessiva caratterizzata dall’assenza virtuale di VLDL e LDL dal plasma. Si manifesta con notevole malassorbimento dei grassi e con accumulo dei trigliceridi negli enterociti (globuli rossi) e in parte nel fegato.
Un’altra grave patologia, fortunatamente rara, che richiede assunzioni giornaliere di notevoli quantitativi di vitamina E è l’atassia con deficit isolato di vitamina E (AVED), un’atassia ereditaria di origine genetica che comporta movimenti scoordinati e mancanza di equilibrio.
Pelle e vitamina E
Provate un semplice test d’invecchiamento: a temperatura standard (20 °C) pizzicatevi il dorso della mano sollevando la pelle per circa cinque secondi, poi rilasciate: il tempo che impiega la pelle per tornare completamente nella posizione originaria fornisce la vostra età biologica; se ci impiega cinque secondi avete un’età biologica di 50 anni. Provate a rifare il test dopo un mese di assunzione di vitamina E (da 200 a 400 mg a seconda del peso, dell’alimentazione ecc.): sorprendentemente il tempo sarà minore, la pelle, più liscia ed elastica, reagisce meglio. Pensate a cosa può accadere dentro di voi.
Cenni storici
Fu scoperta quasi un secolo fa; risale infatti al 1922 ed è opera dell’embriologo Herbert Evans e della sua assistente Katherine Bishop.
Inizialmente fu chiamata fattore X, ma in seguito fu denominata vitamina E (la sua scoperta arrivò dopo quella della vitamina D).
Nel 1936 fu isolato un fattore che aveva la stessa attività della vitamina E la cui struttura fu determinata soltanto nel 1938 da E. Fernholz, tale fattore fu chiamato alfa-tocoferolo. In seguito, da vari oli vegetali vennero isolati altri composti che avevano attività simile, ovvero i tocotrienoli, il beta-tocoferolo, il gamma-tocoferolo e il delta-tocoferolo.
Vitamina E: alcune ricerche
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