Vitamina D è una dizione alquanto generica con la quale si indica un gruppo di 5 diverse vitamine (vitamine D1, D2, D3, D4 e D5). Di queste cinque forme, sono due quelle che vengono considerate più importanti: la vitamina D2 (anche ergocalciferolo) e la vitamina D3 (anche colecalciferolo). Le varie forme sono pro-ormoni, ovvero sostanze precursori degli ormoni.
La scoperta della struttura della vitamina D avvenne nel 1930 grazie a Adolf Otto Reinhold Windaus, un chimico tedesco premio Nobel per la chimica nel 1928 per i suoi studi sugli steroidi e sulle loro relazioni con le vitamine.
La vitamina D fa parte, insieme a vitamina A, vitamina E e vitamina K, del gruppo delle cosiddette vitamine liposolubili (ovvero solubili nei grassi).
Nutrizionalmente parlando, la vitamina D2 e la D3 sono considerate del tutto equivalenti; la sintesi della D2 avviene grazie all’esposizione alla luce ultravioletta di una sostanza presente nelle piante e nei lieviti, l’ergosterolo. La sintesi della D3 avviene invece in seguito all’esposizione alla luce ultravioletta del 7-deidrocolesterolo, un precursore del colesterolo che viene sintetizzato a livello dell’epidermide e che è presente anche nel latte di molti mammiferi.
Negli esseri umani la vitamina D può giungere attraverso dieta, esposizione alla luce solare e integrazione alimentare; quella derivante dall’epidermide o dall’alimentazione è una forma non attiva biologicamente; la sua trasformazione in forma biologicamente attiva (calcitriolo) necessita di alcune trasformazioni metaboliche che consistono in due reazioni di idrossilazione; la prima reazione avviene a livello epatico, la seconda a livello renale. I principali organi bersaglio della vitamina D sono le ossa, i reni e l’intestino.
A livello osseo la funzione della vitamina D è quella di stimolare sia il riassorbimento di calcio sia di stimolare la mineralizzazione della matrice. A livello renale la vitamina D agisce favorendo l’escrezione dei fosfati e il riassorbimento del calcio. Nell’intestino, tramite la sintesi di specifiche proteine, agisce stimolando l’assorbimento di calcio.
Livelli di riferimento
La concentrazione di vitamina D a livello plasmatico può essere influenzata da numerosi fattori; i più importanti sono la stagione (nella stagione estiva si ha una produzione maggiore di vitamina D che ne permette un accumulo per i periodi meno soleggiati), il tempo di esposizione alla luce del sole, la razza (i soggetti con la pelle scura, a parità di esposizione solare, raggiungono livelli ematici inferiori di vitamina D), le quantità assorbite tramite il regime alimentare e/o tramite un’eventuale integrazione (che può essere di tipo farmacologico dietro opportuna prescrizione medica oppure semplicemente derivante da integratori vitaminici assunti volontariamente dal soggetto).
I sottoindicati intervalli di riferimento definiscono i livelli di presenza di vitamina D a livello plasmatico, in base a tali intervalli si definiscono livelli di deficienza, insufficienza, sufficienza e tossicità:
- deficienza: <10 ng/mL (0 – 25 nmol/L)
- insufficienza: 10 – 30 ng/mL (25 – 75 nmol/L)
- sufficienza: 30 – 100 ng/mL (75 – 250 nmol/L)
- tossicità: >100 ng/mL (> 250 nmol/L).
Eccesso di vitamina D
La presenza di valori superiori alla norma è un evento abbastanza raro; è infatti alquanto improbabile che si assumano quantità in eccesso di vitamina D con la dieta dal momento che gli alimenti che la contengono in quantità apprezzabili non sono poi molto numerosi; non sono noti poi casi di ipervitaminosi D provocati da un eccesso di esposizione alla luce solare. Sono invece possibili casi di sovradosaggio o intossicazione dovuti o all’assunzione eccessiva di calciferolo per scopi terapeutici oppure per abuso di integratori alimentari. Attualmente si considera che il limite superiore giornaliero tollerabile di vitamina D per un adulto sia di 2.000 UI (anche se alcune fonti si spingono fino a 4.000 UI).
L’ipervitaminosi D provoca un aumento dell’assorbimento di calcio da parte dell’intestino e un innalzamento del riassorbimento di calcio da parte delle ossa. Le conseguenze vanno dalle sensazioni di nausea, al vomito, alla diarrea; possono poi verificarsi ipercalcemia e ipercalciuria, nefrocalcinosi, cardiocalcinosi, timpanocalcinosi ecc.
Nota – Uno studio del 2006 (Holick MF, Am Soc Bone and Mineral Research 2006:129-37) ha concluso che un ipotetico eccesso di vitamina D, formatosi dopo una prolungata esposizione solare, è successivamente distrutto dalle radiazioni solari stesse, per cui non si verificano mai ipervitaminosi D da eccessiva esposizione solare.
Carenza di vitamina D
Più frequenti sono invece i casi di deficienza o quantomeno insufficienza dei livelli plasmatici di vitamina D.
In caso di carenza sono precocemente riscontrabili una diminuzione dei livelli sierici di calcio e una riduzione di quelli di fosforo. Possono verificarsi poi iperparatiroidismo secondario e aumento sierico della fosfatasi alcalina.
Vi sono poi problematiche che compaiono in modo più tardivo come per esempio il rachitismo nei bambini e l’osteomalacia (affezione scheletrica caratterizzata da un “rammollimento” delle ossa) nelle persone adulte. Altri segni sono debolezza a livello muscolare e dolori addominali.
Dove si trova la vitamina D
Non sono molti gli alimenti che contengono notevoli quantità di vitamina D; fra essi ricordiamo l’olio di fegato di merluzzo (10.000 UI per 100 g), l’ippoglosso (1.097), lo sgombro sotto sale (1.006), la carpa (988), l’anguilla (932), il salmone affumicato (685), il pesce gatto (500) ecc.
Quantità decisamente inferiori si trovano nel tuorlo d’uovo (133) e nel latte (79).

Alimenti ricchi di vitamina D
Fabbisogno
Per quanto riguarda il fabbisogno, i livelli di assunzione cambiano a seconda delle età e delle varie condizioni. In un adulto sano che non è costretto a rimanere all’interno dell’abitazione, è sufficiente la normale esposizione alla luce solare e non vi è bisogno di integrazioni dietetiche. Il corretto apporto in tali soggetti è considerato 10 µg/die.
Nei bambini di età compresa fra uno e tre anni, nel caso venga a mancare una sufficiente esposizione alla luce solare, viene consigliato un apporto di vitamina D non inferiore a 10 µg/die.
La richiesta di vitamina D è più elevata nei bambini di età superiore ai 3 anni e negli adolescenti; tale richiesta non necessita però di integrazione dietetica nel caso l’esposizione alla luce del sole sia adeguata; in caso contrario viene consigliata un’assunzione tra i 10 e i 15 µg/die.
Le donne in stato di gravidanza o che allattano si trovano in una condizione di aumentato fabbisogno e vi sono molti studi che hanno dimostrato che, per evitare una carenza, è opportuno un apporto di 10 µg/die. Stesso apporto anche per le persone anziane, considerate soggetti a rischio di carenza sia per motivi fisiologici (con l’invecchiamento diminuisce la capacità di sintesi endogena) sia perché, generalmente, diminuisce il tempo di esposizione alla luce solare.