La dopamina (anche dopammina, sigla DA) è un neurotrasmettitore appartenente alla famiglia delle catecolamine, composti chimici derivanti da un aminoacido, la tirosina; ricordiamo che le catecolamine più importanti nel sistema nervoso centrale dell’uomo sono, oltre alla dopamina, la noradrenalina (nota anche come norepinefrina) e l’adrenalina (epinefrina), due sostanze di cui, peraltro, la dopamina è un precursore. La sua formula chimica è C6H3(OH)2-CH2-CH2-NH2 (4-(2-amminoetil)benzene-1,2-diolo).
La dopamina funziona da neurotrasmettitore grazie all’attivazione dei cosiddetti recettori dopaminergici.
Viene prodotta in diverse aree cerebrali tra le quali si ricordano l’area tegmentale ventrale e la sostanza nera di Sömmering (anche substantia nigra). Notevoli quantità di dopamina sono poi presenti nei nuclei della base (detti anche, seppur impropriamente, gangli della base), nel nucleus accumbens, nel tubercolo olfattorio, nel nucleo centrale del corpo amigdaloideo, nell’eminenza mediana e in alcune aree della corteccia frontale.
Viene prodotta anche dall’ipotalamo e, seppur in minime quantità, viene secreta anche dal surrene.
La dopamina è stata sintetizzata per la prima volta nel secolo scorso, per l’esattezza nel 1910, da due scienziati inglesi, Barger e Ewens.
La scoperta del ruolo della dopamina come neurotrasmettitore è avvenuta nel 1958 grazie a due scienziati svedesi, Carlsson e Hillar; il termine dopamina deriva dal fatto che il precursore sintetico era la dihydroxyphenylalamine 3.4 (3,4-3,4-diidrossi-l-fenilalanina, anche L-DOPA o levodopa, un intermedio nella via biosintetica della dopamina; com’è certamente noto, la levodopa viene utilizzata per trattare i soggetti affetti dalla malattia di Parkinson).
Biosintesi della dopamina
I precursori delle catecolamine sono la tirosina e la fenilalanina, due aminoacidi derivanti dalla digestione delle proteine derivanti dalla dieta; questi aminoacidi, presenti nel plasma, superano la barriera ematoencefalica e sono a disposizione dei neuroni catecolaminergici; la biosintesi della dopamina avviene soprattutto a livello del sistema nervoso e della midollare del surrene; inizialmente, tramite l’enzima tirosina 3-monoossigenasi, si ha un processo di idrossilazione della tirosina in L-DOPA; successivamente L-DOPA viene decarbossilata a dopamina tramite l’enzima DOPA-decarbossilasi; ricapitolando: tirosina –> L-DOPA –> dopamina.
A questo punto la dopamina viene immagazzinata, tramite un trasportatore specifico (V-MAT), nelle vescicole delle sinapsi; in alcuni neuroni la dopamina viene trasformata in noradrenalina tramite l’enzima dopamina beta-idrossilasi.
In seguito agli impulsi nervosi, le vescicole sinaptiche contenenti dopamina si fondono con la membrana sinaptica e la dopamina viene rilasciata negli spazi sinaptici dove può legarsi a diversi tipi di recettori (recettori dopaminergici, DAR 1-5); i recettori dopaminergici sono raggruppati in due famiglie, i recettori dopaminergici 1 (D1 e D5) e i recettori dopaminergici 2 (D2, D3 e D4).
La dopamina rilasciata negli spazi sinaptici viene quindi velocemente ricaptata dalla terminazione nervosa dalla quale è stata liberata; una volta ricaptata, la dopamina viene degradata; la degradazione della dopamina può avvenire tramite meccanismi diversi.
Funzione della dopamina
La dopamina è una sostanza che svolge numerose e importanti funzioni a livello cerebrale; ha infatti un ruolo nel comportamento, nella cognizione, nei movimenti volontari, nella motivazione, nei sentimenti di punizione e di soddisfazione, nel sonno, nell’umore, nell’attenzione, nell’apprendimento e nell’inibizione del rilascio di prolattina da parte del lobo anteriore dell’ipofisi.
A livello di sistema nervoso simpatico causa l’accelerazione del ritmo cardiaco e l’innalzamento della pressione arteriosa.
A livello dell’apparato gastrointestinale il suo principale effetto è l’emesi (vomito).
Effetti collaterali della dopamina
Come ogni farmaco, anche la dopamina (e gli agonisti dopaminergici) può provocare effetti indesiderati. Tra i principali, oltre a sintomi generali come sonnolenza, stanchezza o astenia, si devono ricordare problemi legati all’assunzione del cibo (nausea, vomito, anoressia, aumenta o calo ponderale), nervosi (agitazione, allucinazioni, insonnia), cardiovascolari (ipotensione ortostatica e tachicardia).
Antagonisti e agonisti dopaminergici
Gli antagonisti dopaminergici sono molecole che inibiscono il rilascio di dopamina nelle terminazioni nervose; gli agonisti sono invece molecole che, al contrario, aumentano tale rilascio.
In ambito farmacologico gli antagonisti dopaminergici sono utilizzati come neurolettici (anche antipsicotici, si tratta di psicofarmaci che esplicano una notevole azione sedativa del sistema nervoso centrale; agiscono regolando i livelli di diverse sostanze che sono presenti a livello cerebrale (tra cui dopamina, noradrenalina, serotonina ecc.).
Gli agonisti dopaminergici vengono invece utilizzati come trattamento di prima scelta nella malattia di Parkinson, nella cura della sindrome delle gambe senza riposo e nel trattamento di tumori ipofisari secernenti prolattina.
Nonostante il loro indiscusso ruolo nel trattamento di patologie importanti, gli antagonisti e gli agonisti dopaminergici sono caratterizzati da effetti collaterali di una certa severità.
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