La biotina è una vitamina idrosolubile appartenente al gruppo vitaminico B (è nota infatti anche come vitamina B8 o vitamina H)*. L’origine del nome deriva dal termine greco bios (vita). La sua scoperta è relativamente recente (1936). In realtà, si tratta di un coenzima (coenzima R) senza il quale determinati enzimi carbossilasi non svolgerebbero adeguatamente le loro funzioni; tali enzimi infatti sono coinvolti nella via biosintetica degli acidi grassi, nella gluconeogenesi, nel catabolismo degli aminoacidi e in quello degli acidi grassi che hanno un numero di carboni dispari e nel catabolismo della leucina. Alcuni studi recenti indicano che la biotina è una sostanza necessaria per alcuni processi cellulari come per esempio la replicazione del DNA.
Secondo alcuni autori, in linea puramente teorica (dal momento che non sono stati riportati casi in letteratura), la mancanza di vitamina B8 può essere causa di morte. La carenza di questa vitamina però è un evento rarissimo dal momento che, oltre al fatto che le richieste di tale sostanza sono decisamente basse, essa si trova in numerosi alimenti.
Come accennato all’inizio, la biotina è una sostanza solubile in acqua e, in tale condizione, può resistere al calore, agli acidi e alle basi; può però essere distrutta dalla luce ultravioletta e da forti agenti ossidanti.
A cosa serve la biotina?
L’organismo umano non è grado di sintetizzare la vitamina H e la sua assunzione avviene principalmente per via alimentare e, in minima parte, grazie alla sintesi effettuata dalla flora batterica intestinale. La biotina che viene introdotta per via alimentare non è in forma libera, ma è legata alle proteine per mezzo della lisina; la biotinidasi, un enzima presente nel succo pancreatico, opera una scissione del legame biotina-lisina e, in tal modo, la biotina viene liberata nel lume intestinale. Attualmente, i meccanismi dell’assorbimento della biotina a livello intestinale non sono perfettamente noti.
Si sa che la vitamina circola a livello plasmatico sia in forma libera che legata alle proteine, ma non è noto se esista una specifica vitamina di trasporto.
La quota assorbita in eccesso viene successivamente escreta per via renale, mentre quella non assorbita nell’intestino tenue o quella sintetizzata dalla flora batterica intestinale viene escreta per via fecale.
La biotina ha molteplici compiti nel metabolismo umano:
- favorisce la sintesi degli acidi grassi
- migliora il metabolismo e l’assorbimento degli amminoacidi
- migliora l’assorbimento dei carboidrati
- migliora la qualità delle unghie e dei capelli, regolando la produzione sebacea.
Per questi motivi viene spesso indicata come una vitamina associata a queste indicazioni di utilizzo:
- fragilità e perdita di capelli
- capelli grassi
- fragilità di unghie che tendono a spezzarsi o a segnarsi o unghie troppo sottili.
- per migliorare la risposta all’insulina, in alcune patologie come il diabete.

Cibi contenenti biotina (nei Paesi anglosassoni, vitamina B7)
In quali alimenti si trova?
La biotina si trova in alimenti di origine animale e vegetale. Tra i primi è contenuta nella carne di vitello, di maiale, di agnello e di pollo, oltre che nelle uova e in molti pesci. Le verdure invece a più alto contenuto di biotina sono cavoli e cavolfiori, carote, spinaci, fagioli e broccoli.
Un’alimentazione equilibrata in genere non necessita d’integrazione: per quanto riguarda le dosi consigliate, indicazioni sul fabbisogno giornaliero variano a seconda degli autori; molte fonti indicano un fabbisogno giornaliero variabile, a seconda dei casi, dai 20 ai 150 mcg (nei bambini si va dai 20 ai 30 mcg giornalieri).
L’integratore di biotina per unghie e capelli
L’integrazione di biotina viene effettuata generalmente con lo scopo di rinforzare unghie e capelli. Come detto, la carenza di biotina è un evento estremamente raro; le sue manifestazioni principali avvengono a carico della cute che tende a desquamarsi. Carenze di tipo primario sono descritte in letteratura solamente in soggetti che venivano alimentati in modo esclusivo per via parenterale; carenze di tipo secondario possono essere invece dovute a problemi di tipo funzionale oppure a difetti a livello dei meccanismi di assorbimento. Carenze di tipo secondario sono state poi osservate nei consumatori di notevoli quantità di uova crude; questo perché l’albume contiene una glicoproteina (avidina) che inibisce l’assorbimento della biotina.
Non vi è alcuna dose dietetica raccomandata (RDA) stabilita per la biotina. In letteratura le dosi più comunemente accettate per un’alimentazione equilibrata sono:
- per i lattanti 7 μg al giorno
- per i bambini da uno a tre anni: 8 μg al giorno
- per i bambini da 4 a 8 anni: 20 μg al giorno
- per i bambini 9-13 anni 20 μg al giorno
- per gli adolescenti 14-18 anni 25 μg al giorno
Negli adulti si può arrivare fino a 30 μg e a 35 μg al giorno nel caso di donne in gravidanza.
Non sono noti effetti collaterali o indesiderati da sovradosaggio dell’assunzione di biotina, per lo meno fino alle dosi giornaliere di 10 mg al giorno, decisamente più alte di quelle consigliate (fino a 35 μg al giorno).
Nell’effettuare l’integrazione, va notato che l’uso di alcune sostanze possono interagire con la biotina, riducendone l’assorbimento:
- alcuni farmaci anticovulsivi, come la carbamazepina o il fenobarbital
- alcuni antibioticin
- la vitamina B5.
Da notare che esistono alcuni casi in cui i corpo potrebbe aver bisogno di una maggiore quantità di biotina:
- nei fumatori
- nei pazienti sottoposti a dialisi renale
* Il termine biotina è, secondo la IUPAC (International Union of Pure and Applied Chemistry, Unione Internazionale di Chimica Pura ed Applicata), l’unica denominazione corretta. In passato la biotina era anche nota come vitamina H o I secondo la nomenclatura tedesca; secondo la nomenclatura anglosassone era nota come vitamina B7, mentre secondo quella francese era nota come vitamina B8.