Il betacarotene (anche beta-carotene o β-carotene) è un composto organico appartenente alla famiglia dei carotenoidi (una classe di pigmenti organici che si trovano nelle piante, nelle alghe e in alcune specie di batteri); è noto soprattutto per essere un precursore della vitamina A.
Il betacarotene è una delle due forme di carotene; l’altra è l’alfa-carotene. Delle due forme è il betacarotene quella che è più diffusamente presente in natura.
Il betacarotene rappresenta la principale fonte di vitamina A per chi segue un regime alimentare vegetariano.
Dove si trova il betacarotene
Sono numerosi gli alimenti che contengono quantità significative di betacarotene; ne elenchiamo alcuni (fra parentesi la quantità di betacarotene espressa in mcg):
- carote disidratate (33.954)
- paprika (26.162)
- pepe di Cayenne (21.840)
- peperoncino in polvere (15.000)
- peperoncini secchi (14.844)
- carote lesse (8332)
- spinaci surgelati lessi (7.237)
- foglie di rapa (6.952)
- zucca in barattolo con sale (6.940)
- lattuga (5.226).
Dal betacarotene alla vitamina A
Dal momento che l’assorbimento dei carotenoidi è molto variabile, non è agevole definire un fattore di trasformazione in vitamina A. Attualmente si hanno le seguenti conversioni:
1 UI=0,3 mcg di retinolo oppure 1,8 mcg di betacarotene oppure 3,6 mcg di altri carotenoidi.
Pertanto 18 mg di betacarotene equivalgono a 10.000 UI.
Il betacarotene è disponibile in commercio all’interno di numerose formulazioni di integratori alimentari; può essere prodotto in laboratorio, ma può derivare anche da alghe o funghi.

Il betacarotene è un precursore della vitamina A
Effetti dimostrati
Il betacarotene è una sostanza particolarmente attiva contro i radicali liberi, nella crescita e nella riparazione dei tessuti, nella protezione delle mucose, nella protezione dagli agenti inquinanti ed è fondamentale per una buona vista; il betacarotene infatti viene convertito in retinolo (una sostanza essenziale per una buona visione); il retinolo poi, a sua volta, subisce la conversione in acido retinoico, sostanza fondamentale sia per la crescita sia per il differenziamento cellulare; ciò spiega perché, in caso di carenza di vitamina A, si possano verificare disturbi quali una crescita ossea anomala, xeroftalmia (secchezza oculare localizzata alla cornea e alla congiuntiva) e problemi riproduttivi.
Molti studi hanno mostrato che il betacarotene è in grado di migliorare la leucoplachia orale, una condizione patologica piuttosto seria perché esiste un certo rischio che possa evolvere in una forma tumorale (è infatti classificata fra le cosiddette lesioni precancerose).
È importante sottolineare che il beta-carotene si trasforma in vitamina A solo in caso di effettivo bisogno.
Avvertenze
Come detto poco sopra, il corpo trasforma il betacarotene in vitamina A solo quando l’organismo ne ha effettivamente bisogno come è stato dimostrato nel 1995 da Garewal e Diplock; ciò pone al sicuro da eventuali sovradosaggi vitaminici.
Il betacarotene in eccesso si accumula nella pelle, che diventa di un colore giallo-arancio, soprattutto a livello del palmo della mano e della pianta dei piedi (va precisato che la colorazione giallastra assunta dalla cute non ha niente a che vedere con l’ittero, una condizione legata a un eccesso di bilirubina nel sangue); l’effetto (noto come carotenodermia o carotenosi) è reversibile, è infatti sufficiente ridurre i dosaggi assunti perché la pelle ritorni al suo colore naturale. Ciò spiega perché teoricamente una persona può assumere oltre 20.000 UI di vitamina A al giorno senza incorrere in un’intossicazione cronica: se la dose teorica deriva da carotenoidi, non si trasforma in dose pratica se l’organismo non ne ha bisogno. Diverso sarebbe se si parlasse di retinolo, cioè di vitamina A immediatamente attiva, come nel fegato bovino (30.000-50.000 UI per 100 g a seconda della cottura), margarina e burro (3.000 UI per 100 g), uova (1.800 UI per 100 g), formaggio grasso (1.000 UI per 100 g).
Gli integratori e la dose efficace
La RDA della vitamina A è di 5.000 UI al giorno, anche se la dose ottimale è di 8.000 UI. Negli Stati Uniti, diverse ricerche hanno portato la dose di assunzione giornaliera a 10.000 U.I. Il dosaggio di betacarotene che viene generalmente raccomandato varia dai 15 ai 20 mg circa.
A cosa serve
Premesso che in ogni multivitaminico a formulazione americana ne è comunque contenuta una quantità significativa, non appare necessario usare il betacarotene come antiossidante se già si assumono vitamina C e vitamina E.
Il betacarotene è invece indicato nei fumatori, in chi si espone al sole o agli agenti atmosferici, negli over 60 per la prevenzione della maculopatia senile, nei diabetici (per migliorare la cicatrizzazione) e nei bevitori (l’alcol distrugge le riserve epatiche di vitamina A).
Il suo ruolo contro la comparsa di patologie a carico dell’apparato cardiovascolare è oggetto di vari studi, ma, al momento attuale, non si hanno informazioni significative.
Per quanto concerne il suo ruolo nei confronti di tumori in fumatori, per un approfondimento rimandiamo al commento sottostante: Betacarotene in fumo?
Betacarotene e abbronzatura
Quando si parla della relazione fra betacarotene e abbronzatura è importante capire se il betacarotene viene utilizzato
- per proteggersi dagli eritemi solari;
- per ottenere una migliore abbronzatura.
Nel primo caso non serve; gli eritemi si generano per un eccessivo assorbimento dei raggi solari con conseguente aumento della temperatura della pelle e successiva reazione. Il consiglio di usare betacarotene in chi si espone al sole non è dato tanto nell’ottica protettiva, quanto di facilitare una buona abbronzatura che successivamente protegge dai raggi solari. È cioè un consiglio valido per tutti coloro che “debbono” esporsi al sole. La protezione dagli eritemi passa soprattutto attraverso le creme solari.
A meno di non essere fra i fototipi decisamente penalizzati, per un adulto, 5′ (primi 2-3 giorni) – 30′ (dopo 15 gg.) di esposizione al sole pulito del mare non creano problemi. Se si usa una crema a protezione 16, si possono moltiplicare questi tempi per 16, cioè 1h20′ i primi giorni e 8 h dopo 15 gg. Quindi una crema a protezione 16-20 è ottimale. Per i bambini i tempi di esposizione si riducono a metà o si raddoppia la protezione. L’uso di un doposole è indicato.
Se invece lo scopo dell’integrazione con betacarotene è quello di ottenere una migliore abbronzatura, si veda l’articolo sull’abbronzatura.
Storia
Vediamo brevemente le tappe fondamentali che hanno portato alla possibilità di ottenere sinteticamente tale sostanza.
- Nel 1831 Wackenroder isolò un pigmento giallo-arancione dalla radice delle carote e lo chiamò carotene.
- Diversi anni più tardi (1847) fu Zeise a fornire una più dettagliata descrizione del carotene; nel 1866 carotene venne classificato come idrocarburo da Arnaud e collaboratori; sempre Arnaud, l’anno seguente evidenziò la presenza diffusa del carotene in molti tipi di piante.
- Nel 1907 Willstatter e Mieg stabilirono la formula del carotene (C40H56).
- Nel 1914 Palmer e Eckles scoprirono la presenza di carotene e xantofille nel plasma del sangue umano.
- Qualche anno più tardi, per l’esattezza nel 1919, Steenbock ipotizzò una relazione fra i pigmenti vegetali gialli (betacarotene) e la vitamina A.
- Dieci anni più tardi, Moore dimostrò che il betacarotene viene convertito nella forma incolore di vitamina A nel fegato.
- Nel 1931, cent’anni dopo l’isolamento del carotene, Paul Karrer e i suoi collaboratori determinarono con esattezza le strutture del betacarotene e della vitamina A.
- Nel 1950 Isler e collaboratori svilupparono una metodica per la sintesi di betacarotene.
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