L’acido folico (anche vitamina B9, vitamina M, folacina) è una vitamina idrosolubile appartenente al gruppo B; trattasi di un acido la cui complessa struttura comprende nuclei benzenici ed eterociclici con azoto.
L’acido folico può essere assunto tramite l’alimentazione e può essere prodotto dalla flora batterica intestinale; è presente nel fegato, nella carne, nel lievito di birra e in molti alimenti vegetali (asparagi, carciofi, verdure, arance e agrumi), ma l’assorbimento da fonti naturali è inferiore rispetto a quello da fonti sintetiche (uno dei pochi casi). La cottura degli alimenti ne riduce notevolmente il contenuto (circa 80%).
A cosa serve
Pur essendo stato scoperto quasi un secolo fa, il suo ruolo non è stato ancora del tutto chiarito. Si sa però che è una vitamina essenziale per la sintesi di DNA, RNA e di aminoacidi. Come vitamina del gruppo B interviene nella formazione dei globuli rossi (fattore antianemico) ed è importante per l’equilibrio del sistema nervoso.
L’acido folico favorisce la fertilità, aiuta sia prima sia durante la gravidanza ed è consigliato durante il periodo dell’allattamento. Gli è stata riconosciuta un’importanza fondamentale nella prevenzione di alcune malformazioni neonatali, in particolar modo di quelle relative al tubo neurale come, per esempio, anencefalia, encefalocele e spina bifida (tutti gli studi clinici effettuati a partire dai primi anni ’80 del secolo scorso riportano una riduzione sia del rischio di occorrenza che di quello di ricorrenza pari ad almeno il 30-70%).
È inoltre in grado di ridurre i livelli di omocisteina, un aminoacido presente nel sangue e i cui alti livelli (iperomocisteinemia) sono associati a un maggior rischio cardiovascolare.

L’acido folico è presente nel fegato, nella carne, nel lievito di birra e in molti alimenti vegetali
L’acido folico riveste anche una notevole importanza per tutti quei tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione e differenziazione (per esempio, i tessuti embrionali).
L’acido folico avrebbe infine effetti positivi nella prevenzione di difetti e malformazioni congenite come labioschisi e palatoschisi (in misura stimabile intorno al 10-20%), dei tumori, dell’Alzheimer, ma, come detto, il suo ruolo non è ancora stato completamente chiarito e sono necessarie ulteriori conferme.
Secondo alcuni studi, una carenza di folati può essere strettamente connessa all’ipoacusia (perdita di udito) tipica della terza età (circa un adulto su tre al di sopra dei 60 anni e la metà degli over 85).
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha approvato la somministrazione di acido folico per tutti gli usi medici relativi ai casi di: aumentata richiesta, richiesta, insufficiente assorbimento, ridotta utilizzazione e insufficiente apporto dietetico di tale sostanza. L’acido folico inoltre può essere utilizzato come antidoto in associazione a determinati farmaci antitumorali.
Avvertenze relative all’assunzione di acido folico
Fino a non molto tempo fa, si raccomandava che la somministrazione di acido folico venisse fatta con una certa cautela nei soggetti affetti da anemia megaloblastica di origine non nota. La motivazione di tale cautela risiedeva nel fatto che l’acido folico poteva rendere difficoltosa la diagnosi di anemia perniciosa (una forma di anemia megaloblastica causata dal ridotto assorbimento della vitamina B12) dal momento che la sua assunzione può ridurre le manifestazioni ematologiche della patologia facendo progredire le complicazioni di tipo neurologico; in altre parole: mascherando la diagnosi c’era il rischio di arrivare a un grado elevato di danni neurologici prima di diagnosticare con certezza la vera causa dello stato anemico. Oggi, questo problema sembra superato in quanto sono ormai disponibili altri test che consentono di valutare in modo rapido i livelli di vitamina B12 indipendentemente dalla presenza di folati.
Nei soggetti trattati con farmaci antagonisti dell’acido folico (metotrexate, triamterene, trimetoprim, pirimetamina) è più opportuna la somministrazione di acido folinico piuttosto che quella di acido folico a elevati dosaggi.
Non è raccomandata la co-somministrazione di acido folico con farmaci antiepilettici quali il fenobarbitale (il principio attivo del noto farmaco Gardenale), la fenitoina o il primidone.
È necessario controllare la risposta ematologica in caso di co-somministrazione con cloramfenicolo.
La somministrazione per via parenterale deve essere effettuata solo nel caso di nutrizione parenterale.
Dose efficace
La RDA (Recommended Daily Allowance, la dose giornaliera consigliata) è di circa 400 microgrammi, anche se i più recenti studi consigliano un’assunzione di 1 mg al giorno. Se preso da solo, viene assorbito al 100% (da qui l’efficacia dei prodotti d’integrazione alimentare); la percentuale scende all’85% se viene preso con gli alimenti e al 50% se assunto come folati dai cibi. Anche se assunto in eccesso, l’acido folico non ha effetti collaterali.
Anemie da mancato assorbimento dei folati – Esistono vere e proprie anemie da mancato assorbimento dei folati, curabili con l’assunzione di acido folico in quantità molto alte (15 mg al giorno). Si tratta di un esempio in controtendenza con il naturale: ciò che viene assunto naturalmente è decisamente meno efficace dell’assunzione “sintetica”.
La standardizzazione dell’azione dell’acido folico passa attraverso la definizione del DFE (dietary folate equivalent) dove 1 DFE = 1 microgrammo di folato alimentare = 0,5 microgrammi di integratore (sintetico) assunto a stomaco vuoto.
L’importanza in gravidanza – Come accennato nel paragrafo Effetti dimostrati, una carenza relativa di acido folico nel sangue materno prima del concepimento e durante le prime settimane di gravidanza aumenta le probabilità di avere un figlio con un difetto di chiusura del tubo neurale. Per approfondimenti si consiglia la lettura dell’articolo Acido folico in gravidanza.
Riduzione dell’assorbimento – È opportuno tenere conto che una diminuzione dell’assorbimento di acido folico e/o un conseguente incremento del suo fabbisogno possono essere dovuti all’assunzione di farmaci (in particolar modo acido acetilsalicilico, anticonvulsivanti, isoniazide, contraccettivi orali, metformina, antiacidi, colestiramina), al forte consumo di bevande alcoliche o superalcoliche, a infezioni croniche, a patologie quali celiachia e diabete mellito di tipo 1 oppure a una variante del gene codificante per l’MTHFR (metilene-tetraidrofolato-reduttasi), un enzima coinvolto nel metabolismo dei folati.
L’American Heart Association (AHA, un organismo molto conservatore) stranamente non ritiene necessaria (anzi “non raccomanda”) l’integrazione con acido folico nonostante ammetta il ruolo dell’omocisteina nella patologia cardiovascolare. Incredibilmente, visto che l’assunzione non ha particolari controindicazioni; l’AHA si limita a sostenere che un’alimentazione corretta può risolvere il problema e che la RDA consigliata (400 mcg) è più che sufficiente.
Visto che molti alimenti sono arricchiti di acido folico e che praticamente tutti raggiungono la RDA, se bastasse questa quantità, perché si rilevano comunemente livelli di omocisteina alti in chi ha uno stile di vita errato (sovrappeso, fumo ecc.)? Secondo alcuni, è fondamentale per l’AHA mantenere un buon rapporto con le multinazionali del farmaco, continuando a promuovere la lotta al colesterolo e la conseguente vendita di statine. Infatti, il costo dell’acido folico è veramente minimo e non darebbe adito a un grosso business.
La motivazione ufficiale sarebbe che “non si è ancora capito il meccanismo con cui l’omocisteina promuove l’aterosclerosi“, pur sapendo che ciò avviene! Inoltre si sa per certo che bassi livelli di acido folico nel sangue sono correlati a un maggior rischio cardiovascolare.
Acido folico: le analisi del sangue
Prima del prelievo si consiglia il digiuno per 8 ore; bisogna inoltre evitare di sottoporsi a esami radioisotopici.
Principali patologie, sostanze o condizioni che determinano un aumento dei valori
- Deficit di vitamina B12
- Dieta vegetariana
Principali patologie, sostanze o condizioni che determinano una diminuzione dei valori
- Agranulocitosi
- Alcolismo
- Anemia gravidica
- Anemia megaloblastica
- Cirrosi epatica
- Emodialisi
- Epatite cronica
- Farmaci (barbiturici, chemioterapici, estroprogestinici, idantoinici, salicilati, fenacetina ecc.)
- Gravidanza
- Insufficienza renale cronica
- Malassorbimento intestinale (sprue e altre patologie)
- Malnutrizione
- Neoplasia maligna
- Parassitosi
I valori di riferimento
I valori normalmente variano fra 3 e 20 ng/ml, ma non è infrequente
Cenni storici
La scoperta dell’acido folico può essere fatta risalire al 1931; in quell’anno Lucy Wills, un’ematologa inglese, si trovava a Bombay (l’odierna Mumbai) per condurre delle ricerche sulle cause dell’anemia macrocitica. Wills notò che questa patologia era di frequente riscontro in donne indigenti in stato interessante e ciò indirizzo i suoi studi verso la ricerca di un deficit di uno o più fattori di tipo nutrizionale; la Wills notò che somministrando Marmite (un estratto di lievito usato in ambito gastronomico) era osservabile un netto miglioramento del quadro anemico; questo utilizzo dell’estratto di lievito mostrò quindi un’importante attività terapeutica dell’acido folico prima ancora che questo venisse scoperto; inizialmente la sostanza isolata dal lievito fu denominata fattore Wills.
Nel 1941, il fattore Wills fu denominato acido folico (dal latino folium, foglia, perché i ricercatori Roger J. Williams e Herschel K. Mitchell lo isolarono dalle foglie degli spinaci, vegetali particolarmente ricchi di questa sostanza). Due anni dopo fu descritta la struttura molecolare dell’acido folico e Robert Angier e E. L. Robert Stokstad lo isolarono in forma cristallina pura.
Per moltissimo tempo l’acido folico sintetico è stato utilizzato in modo quasi esclusivo in ambito ematologico. La stessa Wills, a partire dal 1945, sostituì l’estratto di lievito con l’acido folico sintetico per curare l’anemia macrocitica.