Jacopo Robusti, meglio conosciuto come il Tintoretto, fu un artista di spicco nel panorama manierista di Venezia e spesso considerato precursore di alcuni aspetti del barocco, come l’uso violento della luce. Il suo soprannome deriva dal mestiere del padre, che era tintore di seta. Nelle sue opere fu una costante la ricerca della luce come elemento capace di dare continuità alla scena: i contrasti di luce forti, i colori accessi e materici, le pose drammatiche e le composizioni strutturali imponenti, con prospettive profonde, sono valse a questo pittore il soprannome di “Furioso”. Tiziano e Michelangelo, per sua stessa dichiarazione, erano i suoi modelli, il primo per l’uso del colore, il secondo per il disegno, e leggenda vuole che Tintoretto fu a bottega proprio presso Tiziano, che però dopo poco lo mandò via per timore del suo talento.
Fu legato indissolubilmente a Venezia, dove dipinse moltissimi palazzi pubblici e privati, soprattutto con opere religiose, ma fu anche un abile ritrattista, capace di affermarsi in questo ambito molto concorrenziale grazie alla sua rapidità di esecuzione delle opere. Ottenne molto giovane le sue prime committenze, e cercò poi di legarsi a diverse istituzioni per garantirsi lavori e immagini continuativi: per prima collaborò con la Scuola Grande di San Marco, una confraternita laica per cui realizzò diverse tele legate alla vita del santo, come San Marco libera uno schiavo, di grande potenza, dai colori freddi e brillanti e dalle pose allungate e contorte. Lavorò poi per Palazzo Ducale, per la Scuola della Trinità e per la Scuola di San Rocco.
La sua spiritualità drammatica e intensa traspare chiaramente dalla sua opera più importante, le Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento realizzate per la Scuola di San Rocco a Venezia. I racconti sono composti da circa cinquanta teleri, tele di grandi dimensioni decorate con la tecnica pittorica a olio e applicate sulle pareti, e in questi lo spazio vive grazie alle prospettive degli scorci, al dinamismo delle figure e alla luce usata con maestria per costruire la dimensione spaziale e la sua profondità. Questo ciclo di racconti è paragonabile per la sua importanza e valore artistico a quello della Cappella Sistina.
Tintoretto continuò a dipingere fino a oltre settant’anni, mantenendo e anzi accentuando il suo stile, come dimostra una delle sue ultime opere, l’Ultima cena, che nel suo dinamismo e nei contrasti fra i colori e le luci e le ombre dimostra tutta la sua distanza dall’omonimo capolavoro di Leonardo.

Presentazione della Vergine al tempio
Tintoretto – Biografia
- 1518 – Nasce a Venezia in una famiglia di origini toscane ben inserita nell’alta società veneziana.
- 1530 – Entra a bottega presso Tiziano, per un apprendistato che però secondo gli aneddoti fu molto breve, per il timore del maestro che l’allievo, già molto talentuoso, lo superasse.
- 1539 – Apre una propria bottega.
- 1541 – Riceve la prima commissione importante da un nobile privato, per il cui palazzo realizza dipinti ispirati alle Metamorfosi di Ovidio.
- 1548 – Inizia la collaborazione con la Scuola Grande di San Marco.
- 1551 – Inizia la collaborazione con la Scuola della Trinità.
- 1559 – Realizza il ritratto del doge Girolamo Priuli.
- 1564 – Ottiene con l’astuzia la commissione per la Scuola Grande di San Rocco, attirando su di sé numerose invidie.
- 1566 – Riceve la commissione per la decorazione di Palazzo Ducale.
- 1594 – Realizza le ultime grandi opere e muore, lasciando chiesto di attendere quaranta ore prima di seppellirlo, per un’eventuale resurrezione.

Interno di una della stanze di Palazzo Ducale decorate, tra gli altri, anche da Tintoretto
Tintoretto – Opere
Per approfondimenti, cliccare sulle opere in grassetto.
- Il miracolo di san Marco – 1548
- Presentazione della Vergine al tempio – 1551
- Susanna e i vecchioni – 1557
- Le nozze di Cana – 1561
- San Rocco in gloria – 1564
- Trafugamento del corpo di san Marco – 1562
- Ultima cena – 1594
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