Lo Sposalizio della Vergine è un dipinto a olio su tela di Raffaello, realizzato nel 1504 per la chiesa di San Francesco di Città di Castello (Umbria). Oggi è conservato presso la Pinacoteca di Brera, dove fu spostato dopo diversi passaggi di proprietà. Il dipinto raffigura la cerimonia di matrimonio tra Maria e Giuseppe e Raffaello si è evidentemente ispirato a uno dei dipinti del suo maestro Perugino con lo stesso titolo e realizzata nello stesso periodo.
Lo Sposalizio fu l’ultima di una serie di opere che i mecenati di Città di Castello commissionarono a Raffaello; in particolare, la richiesta arrivò dalla ricca famiglia Albizzini. L’opera nella sua sede originaria fino a quando nel 1798 il generale napoleonico Giuseppe Lechi condusse le forze a Città di Castello per liberarla dall’occupazione austriaca e pretese il dipinto per sé. Lechi vendette pochi anni dopo l’opera a un certo Giacomo Sannazaro, che a sua volta la vendette all’Ospedale Maggiore di Milano. Rimase per soli due anni in possesso dell’ospedale, poiché nel 1806 fu venduta allo Stato italiano. A causa di questi vari passaggi, il dipinto rimase danneggiato, ma un sapiente e attento restauro lo ha restituito per quanto possibile alle sue condizioni originarie.

Lo Sposalizio della Vergine segnò l’inizio della maturità artistica di Raffaello
Sebbene Raffaello sia stato fortemente ispirato dal Perugino nel dipingere lo Sposalizio della Vergine, le differenze tra i due sono evidenti, in quanto lo stile di Raffaello è più raffinato, risolve con acume i problemi di prospettiva e dispone le figure in modo meno rigido, più vario e disinvolto. L’edificio a cupola a pianta centrale sullo sfondo delle opere sia del Perugino che di Raffaello rappresenta il Tempio di Gerusalemme, ma mentre nel Perugino è un semplice sfondo, in Raffaello è il fulcro prospettico della composizione.
In primo piano sono posizionati di sposi ai lati di un sacerdote e Raffaello segue l’iconografia tradizionale circondando Maria con un gruppo di donne e Giuseppe con un gruppo di uomini. Un altro elemento che ricorre in tutte le rappresentazioni di questo soggetto è l’uomo che spezza con una gamba un bastone: nei vangeli apocrifi si racconta che quando Maria fu giunta in età da matrimonio fu dato un ramo secco a ciascuno dei suoi pretendenti, e il ramo che avrebbe dato fiori avrebbe designato il futuro sposo; l’unico che fiorì fu ovviamente quello di Giuseppe, quindi l’uomo che spezza il ramo è un pretendente deluso. Non c’è però pathos nel suo gesto di rancore, come non c’è nel resto dell’opera, pervasa da una tranquillità generale.
Torna alle Grandi opere