Il Ritratto dei coniugi Arnolfini è un dipinto a olio del 1434 su tavola di quercia del pittore fiammingo Jan van Eyck. È un doppio ritratto a figura intera, che ritrae il mercante lucchese Giovanni di Nicolao Arnolfini e sua moglie, presumibilmente nella loro residenza nella città fiamminga di Bruges. Non si ha però la certezza se si tratti della prima o della seconda moglie di Arnolfini: potrebbe essere un omaggio alla prima moglie morta oppure un dipinto propiziatorio per il secondo matrimonio. Fu acquistato dalla National Gallery di Londra nel 1842.
È considerato uno dei dipinti più originali e complessi dell’arte occidentale, per la sua bellezza, la complessa iconografia, la prospettiva geometrica ortogonale, e l’espansione dello spazio pittorico con l’uso di uno specchio.
Van Eyck utilizzò la tecnica di applicare diversi strati di sottili smalti traslucidi per creare un dipinto con un’intensità sia di tono che di colore. I colori brillanti aiutano anche a mettere in risalto il realismo e a mostrare la ricchezza materiale e l’opulenza della quotidianità degli Arnolfini. Van Eyck sfruttò il tempo di asciugatura più lungo della pittura a olio, rispetto alla tempera, per fondere i colori dipingendo bagnato su bagnato per ottenere sottili variazioni di luce e ombra per aumentare l’illusione delle forme tridimensionali. Il mezzo della pittura a olio permise a van Eyck di catturare anche la trama delle superfici degli oggetti con precisione. Rese inoltre gli effetti di luce sia diretta che diffusa mostrando la luce proveniente dalla finestra di sinistra riflessa da varie superfici.

Il Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck è un dipinto ricco di simboli che alludono al matrimonio, alla morte, allo status sociale
L’illusionismo del Ritratto dei coniugi Arnolfini era notevole per l’epoca, in parte per la resa dei dettagli, ma in particolare per l’uso della luce per evocare i volumi dello spazio in un interno quotidiano, con incredibile padronanza della pennellata, della forma e dei colori.
La coppia è in una stanza al primo piano e il periodo è l’inizio dell’estate, a giudicare dal frutto sul ciliegio fuori dalla finestra. La stanza fungeva probabilmente da sala di ricevimento, come era di moda in Francia e in Borgogna, dove i letti nelle sale di ricevimento venivano usati come posti a sedere. La finestra ha sei persiane interne in legno, ma solo l’apertura superiore ha il vetro, con elementi trasparenti a forma di occhio di bue incastonati in vetro colorato blu, rosso e verde.
Le due figure sono vestite molto riccamente; nonostante la stagione entrambi i loro abiti sono bordati e foderati di pelliccia. Lui però indossa un cappello di paglia intrecciata tinta di nero, come si usava d’estate all’epoca. Il vestito di lei ha un’elaborata decorazione arricciata sulle maniche e un lungo strascico che si piega su se stesso sul pavimento con un pesante panneggio. La donna posa una mano sul ventre, forse un’allusione a una futura gravidanza o comunque alla discendenza auspicata da quel matrimonio. Le pose dei due coniugi esprimono il loro ruolo nella famiglia: lui sostiene la mano della moglie, guarda dritto negli occhi l’osservatore ed è posto dal lato della finestra, quindi del mondo esterno e degli affari, lei guarda il marito, si tocca il ventre, espressione del suo ruolo di madre, e si trova nel lato interno della stanza, perché sarà suo dovere badare alla casa.
L’interno della stanza presenta altri segni di ricchezza oltre ai vestiti: il lampadario in ottone è grande ed elaborato per gli standard contemporanei, lo specchio convesso sul retro è inserito in una cornice di legno con scene della Passione dipinte dietro un vetro; anche le arance poste casualmente a sinistra sono un segno di ricchezza, poiché erano molto costose in Borgogna. Ulteriori segni di lusso sono le elaborate tappezzerie, gli intagli della sedia e della panca contro la parete di fondo, il piccolo tappeto orientale sul pavimento accanto al letto, e anche il cagnolino in primo piano, che è inoltre simbolo di fedeltà matrimoniale.
Numerosi sono i dettagli del dipinto, che arricchiscono e complicano le possibili interpretazioni: sul montante del letto vediamo una figura come pinnacolo, probabilmente di santa Margherita, patrona della gravidanza e del parto, o forse santa Marta, protettrice delle massaie. Dal montante del letto pende una spazzola, simbolo dei doveri domestici. I piccoli medaglioni incastonati nella cornice dello specchio bombato in fondo alla sala mostrano minuscole scene della Passione di Cristo e possono rappresentare la promessa di salvezza di Dio per le figure riflesse. A sostegno della teoria dell’omaggio alla prima moglie morta, tutte le scene dalla parte della moglie riguardano la morte e risurrezione di Cristo, mentre quelle dalla parte del marito riguardano la vita di Cristo. Lo specchio stesso può rappresentare l’occhio di Dio che osserva i voti del matrimonio. Uno specchio immacolato era anche simbolo della verginità e della purezza di Maria, che la sposa deve conservare anche nel matrimono.
Un’ipotesi è che il ritratto rappresenti il momento del giuramento tra gli sposi che precede la cerimonia davanti al sacerdote, infatti le promesse dovevano avvenire a mani congiunte e di fronte a dei tesimoni. La vista allo specchio mostra appunto due figure sulla soglia che la coppia si trova di fronte. La seconda figura, vestita di rosso, è presumibilmente l’artista stesso.
Il Ritratto dei coniugi Arnolfini è firmato, inciso e datato sulla parete sopra lo specchio: “Johannes de eyck fuit hic 1434” (“Jan van Eyck era qui nel 1434”). L’iscrizione sembra dipinta a grandi lettere sul muro, come si faceva con proverbi e altre frasi in quel periodo.
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